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Che direzione prenderà Nintendo con Kimishima? - editoriale

Il nuovo CEO di Nintendo è un uomo d'affari e veterano banchiere: riuscirà a stimolare la creatività dell'azienda e a riportarla al profitto?

Chiunque Nintendo avesse scelto per rimpiazzare Satoru Iwata a seguito della sua triste scomparsa lo scorso luglio, sarebbe stata una decisione molto divisiva: se non altro perché è la stessa eredità di Iwata ad esserlo. Caso più unico che raro di "semplice" talento creativo (non il solito businessman) messo alla guida di un'enorme compagnia multinazionale, Satoru Iwata ha guidato Nintendo verso i picchi più alti del suo successo, nell'era Wii e DS, e subito dopo verso lo sprofondo rappresentato dal Wii U e dal problematico lancio del 3DS. Il primo miracolo sarebbe mai avvenuto senza un genio creativo alla guida? La successiva catastrofe si sarebbe potuta evitare, se le redini dell'azienda fossero state in mano ad un uomo d'affari più calcolatore? Non lo sapremo mai: ogni osservatore ha una sua idea a riguardo, e nonostante l'apprezzamento universale di Iwata come persona, le valutazioni sulla sua eredità sono molto più controverse.

Inutile dire che anche Tatsumi Kimishima, l'uomo appena annunciato come nuovo CEO di Nintendo, rappresenta una scelta divisiva. A quanto pare aveva un ottimo rapporto lavorativo con Iwta, che lo ha messo alla guida delle risorse umane e nel 2013 lo ha reso managing director di Nintendo. Al tempo stesso, però, non potrebbe essere più diverso da lui. Iwata ha cominciato la sua carriera creando videogiochi in un piccolo appartamento di Akihabara, dopo le lezioni seguite nella più prestigiosa università tecnologica giapponese, fino a trasformarsi in uno dei primi impiegati dello sviluppatore Hal Labs subito dopo la laurea. Kimishima si è invece laureato all'università Hitotsubashi (nota per formare l'élite dei futuri leader d'azienda giapponesi) ed ha poi lavorato per 27 anni alla Sanwa Bank, una delle banche più importanti del mondo.

Tatsumi Kimishima, il nuovo CEO di Nintendo.

Kimishima, in poche parole, è un classico uomo d'affari. Ne ha anche l'aspetto tradizionale: sessantacinquenne, indossa occhiali con montatura in acciaio e ha l'aspetto del bancario che vi rifiuta il mutuo perché non offrite "garanzie abbastanza solide". Con ogni probabilità, non adotterà l'immagine pubblica "friendly" e giocosa così tanto cara a Iwata, che ha usato la sua esperienza nel mondo dello sviluppo creativo per realizzare iniziative come Iwata Asks (in cui intervistava direttamente gli sviluppatori di Nintendo parlando dei giochi in lavorazione) o gli appuntamenti con Nintendo Direct, in cui svelava in prima persona i nuovi prodotti dell'azienda.

Kimishima ha un background completamente diverso, e probabilmente risulterebbe del tutto fuori posto se tentasse di imitare la comunicazione di Iwata. C'è dunque da aspettarsi che la sua posizione di CEO sarà interpretata in modo molto più tradizionale: il compito di comunicare direttamente con il pubblico sarà probabilmente lasciato ai "creativi" come Shigeru Miyamoto e Genyo Takeda.

Questo non significa, però, che Kimishima non abbia l'esperienza giusta per guidare Nintendo: vedere la casa di Mario in mano ad un comune uomo d'affari piuttosto che ad un creativo è senz'altro un dispiacere a livello emozionale, ma le ragioni per cui tale scelta è stata fatta (forse addirittura dallo stesso Iwata) sono chiare. Kimishima lavora in Nintendo da 15 anni, ha iniziato come Chief Financial Officer (CFO) della Pokémon Company nel 2000, spostandosi poi negli Stati Uniti per guidare Pokémon USA.

Kamashima ha la gravitas e il know-how del dirigente. Il suo approccio sarà diverso da quello di Iwata.

Nei successivi 12 anni di carriera si è focalizzato principalmente sul mercato americano, mettendo all'opera la sua grande esperienza maturata nei 27 anni alla Sanwa Bank, presso cui si era occupato principalmente di finanza a stelle e strisce. Nel 2002 il grande vecchio Hiroshi Yamauchi lo nominò presidente di Nintendo of America; nel 2006 ne diventò anche CEO (mentre il suo ex-ruolo di presidente fu assegnato al "volto pubblico" Reggie Fils-Aime), rimanendo in carica fino a quando Iwata lo richiamò in Giappone nominandolo managing director dell'azienda madre, nel 2013.

Kamashima, dunque, ha qualcosa di più della semplice esperienza: ha la gravitas e il know-how del dirigente, nonché una profonda conoscenza del mercato americano, forse più di chiunque altro in Nintendo. Questo colma il vuoto attualmente più pericoloso all'interno dell'azienda: la mancanza di esperienza e comprensione dei mercati al di fuori di quello giapponese.

Quest'ultimo è molto diverso a livello strutturale e demografico da quelli americano ed europeo: se Nintendo ha sempre dimostrato di saper raggiungere il successo nella terra madre (sebbene il Wii U fatichi molto anche in casa), oltreoceano le sue fortune sono molto più alterne, anche per l'incapacità di interpretare trend come il gioco online, la distribuzione digitale e lo sviluppo "indie", per non parlare delle relazioni sempre più degradate tra la compagnia e gli sviluppatori di terze parti.

Con anche il Wii U che fatica in Giappone, Kamashima dovrà dimostrare di saper cambiare l'approccio di Nintendo non solo nei confronti del pubblico americano ed europeo, ma anche di quello giapponese.

Kimishima potrà anche sembrare il classico uomo d'affari giapponese ma la sua dirigenza potrebbe risultare sorprendentemente moderna in termini di internazionalizzazione dell'azienda: la stessa cosa che sta avvenendo a Sony sotto la guida di Kaz Hirai, anche lui formatosi in America. Come Hirai, anche Kimishima eredita un'azienda in crisi e dunque dovrà prendere decisioni importanti per raddrizzarne le sorti: decisioni che potrebbero risultare impopolari non soltanto tra i vari dipartimenti della compagnia, ma anche per i suoi fan più devoti ed esigenti.

I fatti, però, parlano chiaro: Nintendo deve allontanarsi dal suo business model attuale e trovarne al più presto uno nuovo, che si dimostri percorribile. Ormai è un fatto accettato da tutti che il Wii U (pur essendo una buona console con molti grandi giochi) sia un fallimento; il 3DS invece se la cava molto meglio ma non riuscirà mai a replicare l'enorme successo del suo predecessore.

Nonostante a livello creativo l'azienda stia sparando le sue migliori bordate e lanciando giochi di grande qualità ad un ritmo costante, le vendite delle sue console non decollano e ciò indica soltanto una cosa: il terreno sotto i piedi di Nintendo si sta restringendo. Gli inviti a "fare come Sega" e abbandonare la produzione di hardware, diventando un publisher di terze parti o addirittura dedicandosi a smartphone e tablet, sono indubbiamente semplicistici e mal indirizzati ma Kimishima non è stato nominato semplicemente per supervisionare un'azienda dal futuro stabile e sereno. Il suo ruolo è rassicurare gli investitori, mostrando che al timone c'è qualcuno di grande esperienza a competenza, mentre si compie una manovra che potrebbe essere enorme, brusca e importante.

C'è da aspettarsi che l'approccio di Kimishima sarà interpretato in modo tradizionale, lasciando il compito di comunicare col pubblico ai creativi come Shigeru Miyamoto e Genyo Takeda.

Quale sarà la direzione in cui Kimishima guiderà Nintendo resta da vedere ma è improbabile che il percorso devii troppo da quello già indicato da Iwata (anche se dobbiamo ancora scoprire con precisione quale esso sia). Va anche notato che la creazione di nuove posizioni dirigenziali, pensate appositamente per essere assegnate a Shigeru Miyamoto e Genyo Takeda, sembra indicare la nascita di una sorta di triumvirato, che guiderà l'azienda con decisioni condivise e non con la semplice "dittatura" del CEO. Il ruolo di Kimishima, addirittura, potrebbe essere implicitamente quello di prendersi la responsabilità di scelte impopolari e subire dunque le ire dei fan Nintendo, consentendo a Miyamoto e Takeda di restarne al riparo e preservare dunque la loro immagine pubblica.

Ciò che è certo è che molto del futuro di Nintendo dipenderà dalla partnership con DeNA, realizzata sotto la dirigenza di Iwata ma chiaramente assecondata anche dal resto della dirigenza, inclusi Kimishima, Miyamoto e Takeda. La promozione di quest'ultimo e la sua crescente rilevanza pubblica sembrano mettere a tacere le speculazioni in base alle quali Nintendo dovrebbe lasciare il mercato dell'hardware, quindi senz'altro la nuova joint venture con DeNA andrà ad affiancarsi alle future console, non a sostituirle: come esattamente i due progetti interagiranno fra di loro e quanto saranno in grado di imporsi sul mercato globale (non solo giapponese) resta da vedere. Sono queste le domande che definiranno il successo o l'insuccesso dell'era Kimishima.

La reazione che il pubblico e la stampa specializzata hanno avuto finora alla nomina di Kimishima è scontata e prevedibile: "un banchiere ignoto ha preso il posto dell'amato game designer che finora aveva guidato Nintendo". Il nuovo CEO, però, porta con sé esattamente l'esperienza di cui Nintendo ha bisogno in questo momento, per guidare la compagnia lungo la strada già indicata da Iwata prima della sua scomparsa (o almeno lungo parte di essa), e con il supporto di Miyamoto e Takeda, due delle migliori menti creative dell'intera industria. Non c'è dubbio che il futuro di Nintendo porterà con sé decisioni difficili e pericolose ma la nomina di Kimishima come nuovo CEO dà ragioni per essere moderatamente ottimisti.