Child of Light: Ultimate Edition - recensione
Poesia e pittura prendono vita su Switch.
Ubisoft, come molte altre software house, poggia le sue basi su solide fondamenta, rappresentate da saghe storiche come Assassin's Creed, Far Cry e via dicendo. La compagnia transalpina però è anche capace di guizzi inaspettati, che nel corso degli anni hanno dato vita a prodotti assolutamente incredibili e per certi versi rivoluzionari.
Purtroppo molti di questi sono passati quasi inosservati, sommersi dal roboante boato di lancio dei tripla-A che quasi sempre condividevano con essi le date d'uscita. Tra questi un posto speciale nel cuore di chi vi scrive è sempre stato occupato da Child of Light, avventura sviluppata da Ubisoft Montreal che ancora oggi rappresenta un caso più unico che raro sotto molti profili.
È una fiaba, di quelle che si raccontavano ai bimbi per farli addormentare, di quelle che iniziavano con "c'era una volta" e finivano con "e vissero tutti felici e contenti". È la storia di Aurora, principessa dai capelli rossi nata nell'Austria di fine '800. La sua nascita è una benedizione per i nobili genitori, ma il lieto evento viene seguito dalla scomparsa della madre.
Lacrime senza sosta vengono versate e lunghi anni di solitudine passano, finché un'altra donna rapisce il cuore dell'amato padre. Un'altra gioia seguita da un evento tragico. Aurora improvvisamente cade in un sonno apparentemente eterno, vittima di un maleficio scagliato dalla matrigna.
La principessa si risveglia in un mondo onirico chiamato Lemuria, dove avrà inizio la vostra avventura. Impossibile rimanere indifferenti all'impatto grafico offerto da Child of Light. Un acquerello in movimento, un'opera pittorica interattiva. Il gameplay diventa quasi secondario (e sottolineiamo il "quasi") di fronte allo stupore generato da ogni location, con i colori pastello, le animazioni degli sfondi e quell'aura sognante che fa sgranare gli occhi.
In questi scenari da sogno Aurora dovrà capire cosa le sia accaduto, mossa dalla voglia di riabbracciare l'amato padre. Non sarà sola in questa impresa, fin dai primi minuti al suo fianco avrà una lucciola magica di nome Igniculus. La sua presenza non è puramente scenica.
Questo secondo personaggio può essere controllato in maniera indipendente per illuminare gli ambienti più scuri, attivare interruttori o assorbire cellule di luce, particelle utili a ripristinare energia e potere magico di Aurora. Può anche essere usato per accecare i nemici e dare alla piccola protagonista una breve finestra per guadagnare priorità d'attacco, ma dei combattimenti parleremo tra breve.
La struttura di gioco di Child of Light miscela elementi platform a componenti RPG, che si riflettono nella possibilità di far crescere Aurora con un semplice sistema di progressione e nei combattimenti a turni, che i fan dei giochi di ruolo giapponesi accoglieranno a cuore aperto. L'eterea protagonista si muove quasi volteggiando, con una folta chioma rossa che segue sinuosa i suoi salti e le sue discese nei magici luoghi che l'hanno accolta. Il viaggio non è privo di pericoli però, anzi il bestiario del gioco non è particolarmente folto, ma anche in questo caso il lato artistico fa completamente dimenticare la mancata abbondanza.
Non esistono combattimenti casuali, ogni scontro inizia quando si entra in contatto con uno o più nemici. Aurora e i suoi avversari si ritroveranno l'una di fronte agli altri, su monoliti rocciosi dai quali non possono muoversi se non dopo aver impartito un comando. Il combat system ricalca in parte il classico Active Time Battle, con una variabile tattica in più.
I turni delle parti in lotta vengono gestiti da un indicatore scorrevole posizionato in basso al centro sullo schermo. A seconda delle caratteristiche del nemico il suo indicatore si muove più o meno velocemente, seguendo o precedendo quello di Aurora e dei suoi compagni. La parte finale, colorata di rosso, ha un'importanza fondamentale.
Riuscendo a colpire il nemico in quel lasso di tempo si ha la possibilità di fargli saltare il turno, per questo è fondamentale scegliere il tipo di attacco giusto. La stessa cosa ovviamente può accadere a voi, quindi il tempismo rappresenta una componente tattica da non sottovalutare.
La giovane Aurora affronterà le orde nemiche insieme ad un pugno di compagni, che appariranno al suo fianco solo durante le battaglie. Ognuno ha un "curriculum" diverso che andrà sfruttato a seconda della situazione. Non vi affezionate troppo a loro perché una volta terminato il combattimento spariranno, scelta questa che sicuramente non aiuta a sviluppare una sufficiente empatia con il cast di supporto. Vi legherete invece molto ad Igniculus, che in queste occasioni avrà il ruolo di "disturbatore". Potrete posizionarlo a fianco di un nemico e accecarlo per trarre vantaggio dalla sua temporanea distrazione.
Le fasi di combattimento sono la parte più briosa del gioco. Per il resto il ritmo di Child of Light è lento come quello di una pennellata su una tela e la difficoltà non è mai eccessiva. Le quattro aree principali del gioco sono liberamente esplorabili anche se non particolarmente intricate e ricche di luoghi nascosti.
La sfarzosità grafica delle schermate lascia paradossalmente l'amaro in bocca per la scarsa presenza di luoghi in cui fermarsi e fare qualcosa di diverso. I pochi villaggi in cui vi imbatterete sono scarsamente animati e di dimensioni troppo contenute. Sarebbe stato meraviglioso poter visitare più location "interne" e interagire con un maggior numero di NPC. Qualche side-quest più elaborata avrebbe poi giovato alla durata limitata dell'avventura.
La Ultimate Edition include tutte le espansioni precedentemente uscite sulle altre piattaforme, che in verità non brillano molto in termini di contenuti. I DLC comprendono una missione aggiuntiva, due costumi e un'abilità curativa extra per Aurora, un nuovo compagno e una manciata di Oculi con cui potenziare l'equipaggiamento. Anche con queste aggiunte la longevità di Child of Light non è elevatissima.
Chi vi scrive aveva già giocato la versione precedente e ha impiegato non più di 6 ore per arrivare alla fine, che possono forse diventare otto o dieci nel caso si parta da zero. Gli incentivi per giocare una seconda volta purtroppo sono pressoché nulli. Come spesso accade per giochi così particolari però, la qualità dell'esperienza è in grado anche di travalicare la sua durata.
La lucente perla di Ubisoft oggi come quattro anni fa brilla di luce propria e miscela quasi alla perfezione azione, platform, RPG e un pizzico di strategia, fondendoli in un meraviglioso quadro ad acquerelli dipinto grazie alla "tavolozza" UbiArt Framework .
Un'avventura magica che su Switch trova la sua destinazione più confortevole e che ben si sposa con l'arrivo di un'altra perla firmata Ubisoft: Valiant Hearts. Se all'epoca dell'uscita originale avete per un qualsiasi motivo mancato l'acquisto, questa è l'occasione più giusta per rimediare. Lasciarla andare ancora una volta sarebbe un peccato ancora più mortale.