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Chrono Cross – the Radical Dreamers Edition Recensione: dopo 23 anni, finalmente in Europa

Una remaster con un capitolo accessorio inedito.

Raccomandato: Chrono Cross arriva finalmente in Europa e per l’occasione si rifà il look. Da non perdere.

Quando parliamo di Chrono Cross, siamo quasi tutti d’accordo che sia uno dei migliori jRPG per PSX. Il gioco prodotto e sviluppato da Square (prima della fusione con Enix) ha venduto più di 1 milione di copie, ma se chiedete un po’ in giro in pochi l’hanno giocato: come mai?

Semplicemente perché il gioco non è mai stato rilasciato nei territori PAL e quindi in Europa. Se non avevate una PSX NTSC o con modchip, non potevate giocare a giochi import. La cosa assurda è che Sony non ha mai pubblicato il gioco nemmeno sulle console successive, né tanto meno su PSN, almeno fino adesso.

Finalmente arriva però il tanto atteso gioco anche qui da noi con Chrono Cross – the Radical Dreamers Edition, una versione rimasterizzata e arricchita di contenuti, addirittura tradotta completamente in Italiano.

Chrono Cross era un gioco importante perché al di là del suo valore intrinseco portava con sé una pesante eredità, ovvero quella di essere il sequel “spirituale” di Chrono Trigger, considerato tutt’oggi uno dei jRPG migliori di sempre. Sequel spirituale perché pur presentando un cast di personaggi e una storia differente, è ambientato nello stesso mondo di Chrono Trigger. Quindi a differenza dei Final Fantasy che pur essendo sequel numerici propongono ogni volta storie, cast e setting differenti, Chrono Cross si sarebbe potuto definire un Chrono Trigger 1.5.

Convincere pubblico e critica presentandosi con tali aspettative non è stato affatto facile, e seppur con qualche controversia, Chrono Trigger aveva convinto a pieno titolo la stampa specializzata dell’epoca, totalizzando un punteggio di 93/100 su Metacritic. Ma dopo 22 anni gli standard dei jRPG sono cambiati e sappiamo bene che i primi giochi poligonali a 32-bit sono quelli che sono invecchiati peggio, essendo anche difficili da rimasterizzare. Poligoni grossolani misti a sfondi 2D prerenderizzati sono opere ostiche da restaurare per gli standard moderni. Quindi come sarà riuscita Square Enix nell’impresa? Scopritelo con noi in questa recensione.

Non mancano le classiche sequenze FMV, tipiche dei jRPG di quell’era.

Iniziamo introducendo la trama. Il giocatore veste i panni di Serge, un giovane ragazzo che conduceva una vita apparentemente tranquilla in un villaggio in riva al mare chiamato Arni, abitato prevalentemente da pescatori. Apparentemente, perché si ritrova improvvisamente catapultato in una dimensione parallela in cui lui pensa di essere ancora Serge, ma in realtà nessuno lo riconosce più: infatti scoprirà amaramente di essere deceduto all’età di sette anni.

Questo è il preambolo della storia che ci catapulterà in una rocambolesca avventura, facendoci conoscere numerosissimi personaggi, ognuno con una storia interessante e un carattere singolare. Alcuni di essi potranno unirsi al nostro cammino e combattere fianco a fianco con noi, ovviamente ognuno con le proprie tecniche di lotta.

Con ben 45 personaggi arruolabili e intrecci narrativi conseguenti alle scelte che può fare il giocatore, è impossibile conoscere la storia di ognuno di questi compagni d’avventura, che si dipanerà solo una volta che entrano a far parte del party. Di conseguenza, c’è un incentivo a ripetere nuove run una volta finito il gioco.

Il quale sostanzialmente offre due dimensioni parallele, con la possibilità di passare dall’una all’altra in vari momenti o a discrezione del giocatore e a seconda del punto della storia. Un aspetto simile a quello impiegato in The Legend of Zelda: A Link to The Past e Oracle of Ages. Infatti un’azione ambientale o narrativa compiuta in una dimensione può avere conseguenze drastiche nell’altra e questo aggiunge sicuramente molto dinamismo al gameplay.

L’impostazione è simile a quella dei Final Fantasy del periodo (VII e VIII), con il giocatore che si muove a piedi o con dei mezzi sulla mappa del mondo in scala, potendo accedere a varie location come città, villaggi, foreste o passi montuosi e iniziare l’esplorazione di territori tridimensionali ricchi di case, personaggi e paesaggi di vario tipo, con enigmi ambientali e tesori da scoprire.

E non mancano nemmeno le scene emozionanti!

Gli incontri casuali erano un elemento tipico dei jRPG del periodo ma stavano già iniziando a diventare anacronistici e i detrattori di questo sistema saranno felici di sapere che sono pressoché assenti in questo titolo: il giocatore vede chiaramente i mostri sul terreno e nella maggior parte dei casi può evitarli.

Una volta che si entra a contatto con un nemico, si piomba nella sezione di battaglia, renderizzata completamente in 3D. Qui Serge e i membri del suo party affrontano gruppi di 3-4 mostri alla volta in battaglie a turni. Quindi si ha un tempo illimitato per eseguire una mossa potendo scegliere tra attacco, difesa, elemento o fuga.

Gli attacchi vengono regolati da una barra di stamina, che viene consumata in proporzione alla forza dell’attacco stesso o alla potenza della magia evocata. Una volta esaurita la barra, il personaggio dovrà aspettarne il ripristino, che avviene automaticamente col tempo o in base alle azioni degli altri membri del party.

Non c’è un vero e proprio sistema di progressione a livelli come in FFVII. A ogni battaglia vinta i giocatori aumentano le statistiche ma solo fino a un certo punto: per passare a uno step successivo di crescita bisogna sconfiggere i boss. Questi danno quasi sempre come premio uno slot per gli elementi, che possono essere aggiunti a un singolo personaggio conferendogli magie o abilità speciali.

Il sistema di elementi funziona grossomodo come quello delle Materie di Final Fantasy VII. Gli elementi sono infatti suddivisi in varie categorie e tier e vanno applicati meccanicamente in degli slot. Hanno anche funzioni elementali e ci sono elementi di colore opposto che in battaglia si annullano (ad esempio fuoco/magma con acqua/ghiaccio).

Sulla world map ci si muove liberamente e si entra solo in alcuni punti d’interesse.

Oltre agli elementi, i personaggi possono apprendere anche varie tecniche speciali e queste possono essere combinate in attacchi doppi o tropli come in Chrono Trigger o come nelle ‘Unite’ di Suikoden. Insomma, il battle system è ben articolato e profondo, con tanti personaggi, ognuno dotato delle proprie tecniche. Un sistema godibile ancora oggi che farà quindi felici gli appassionati del grinding.

A livello contenutistico questa edizione rimasterizzata aggiunge Radical Dreamers - Le Trésor Interdit , che è di fatto un gioco intero che era stato pubblicato in esclusiva nel territorio giapponese su Satellaview, un sistema satellitare molto particolare che permetteva di giocare solo in determinate ore del giorno e che è andato perso una volta spenta la trasmissione.

Il gioco è basato su una storia secondaria rispetto alle vicende di Chrono Trigger, e vede come protagonista l’affascinante e carismatica ladruncola diciassettenne Kid, personaggio dell’avventura principale di Cross, aiutata da Serge e dal misterioso mago Magil. I tre partono all’avventura alla ricerca di tesori, in particolare della Fiamma Congelata, un magico artefatto che pare abbia l’incredibile potere di esaudire ogni desiderio.

L’impostazione è molto diversa dal gioco base: si tratta di un’avventura grafica con scene pre-renderizzate e aspetto cinematografico. Il giocatore affronta una scena dopo l’altra, con la possibilità di accedere a una location piuttosto che a un’altra in base alle scelte eseguite tramite il dialogo a risposte multiple. In battaglia si possono eseguire diverse azioni e il tempismo assume un ruolo cruciale.

L’aspetto grafico è comunque molto basilare, con sfondi statici bidimensionali e animazioni ridotte al minimo e azione prevalentemente passiva. Anche questo capitolo offre la possibilità di ripetere l’avventura con le New Game+ per affrontare altri scenari e ottenere finali alternativi.

Sopra la versione originale, sotto la remaster. Guardate gli sfondi, molto più nitidi. E i personaggi sono stati rifatti da zero.

Analizzati a fondo aspetti del gameplay e della trama, adesso passiamo a valutare l’opera di rimasterizzazione. Come dicevamo in apertura, i titoli 3D dell’epoca PSX sono più complessi da rimasterizzare rispetto a quelli delle generazioni successive. La grafica era renderizzata in maniera nettamente diversa, e paradossalmente tengono meno il tempo dei giochi a 8 e 16-bit,che impazzano ancora oggi grazie al ritorno in auge della pixel art.

Per realizzare al meglio questo delicato compito, Square Enix ha coinvolto niente di meno che Nobuteru Yuuki, il charachter designer originale. Il quale ha creato nuovi artwork e modelli per i personaggi, che ora sono più curati e definiti grazie all’alta definizione e meno deformed nelle proporzioni.

Tutta la grafica 3D ora è in alta definizione e sono stati aggiunti filtri anti-aliasing e anisotropico, per adattare le immagini ai moderni grandi schermi digitali. Gli sfondi 2D sono invece stati rimaneggiati e sono stati applicati filtri d’interpolazione e bilineari per aumentare la nitidezza. All’utente è offerta la possibilità di scegliere tra la modalità di rendering originale e quella rimasterizzata. Tuttavia, questo si può fare solo dal menu del titolo, mentre sarebbe stato più interessante poter cambiare ogni volta che si desideri dal menu di pausa durante il gioco.

Grande attenzione è stata posta anche alla già ottima colonna sonora firmata dal maestro Yasunori Mitsuda (serie Chrono, Xenogears, Xenosaga). Il maestro ha ri-orchestrato e rifinito la colonna sonora da lui stesso composta. Anche qui però Square Enix ha tirato un po’ corto, offrendo solo la possibilità di giocare con la colonna sonora remastered, quando avrebbe avuto più senso inserire anche le tracce originali da accompagnare alla grafica vecchia.

Come in tutti i jRPG di quest’era riportati in auge tramite remaster per console moderne da Square Enix, anche Chrono Cross viene dotato di opzioni ‘quality of life’ per rendere più godibile il gioco ai più giovani e per rendere più fluenti le run di chi avesse già completato il gioco vent’anni fa.

Benché il titolo sia quasi sprovvisto di incontri casuali (tolti quelli forzati), è possibile disattivarli totalmente. È presente anche modalità fast forward e slow forward, e un battle aid che rende gli incontri meno impegnativi. E per chi volesse godersi solamente la storia, è presente anche un tasto che attiva l’auto-battle: la CPU farà tutto quanto necessario per portare a casa la vittoria.

The Radical Dreamers è un’avventura grafica che si svolge come un racconto.

Nonostante il revamp grafico, gli aiuti e le agevolazioni al gameplay e le piccole rifiniture, bisogna constatare che gli RPG orientali hanno fatto molti passi avanti e ormai il combattimento nei giochi moderni si svolge in tempo reale sulla stessa mappa del mondo, anche open world. Quest’alternanza di fasi tra esplorazione, battaglia e grinding potrebbe non piacere a tutti e potrebbe risultare anacronistica per molti giocatori, specialmente a quelli più giovani. Ma se si accoglie il tutto come un grande classico e si gioca con un po’ di pazienza, è un’esperienza che ha tanto da offrire.

Alla luce di tutte queste considerazioni, riteniamo che al prezzo di lancio di €19,99, Chrono Cross – the Radical Dreamers Edition sia un gioco da non perdere per tutti gli appassionati di jRPG. Non è solo una remaster fatta come si deve per un titolo simile, ma per gran parte dei giocatori europei rappresenta la prima occasione per mettere le mani sul gioco, quanto meno in via ufficiale.

Ed è un titolo godibile e capace di intrattenere ancora oggi. Offre una trama interessante e coinvolgente, un battle system riuscito e facilmente digeribile anche per i neofiti tramite gli aiuti e gli hack, e una interessante visual novel di contorno che vale la pena esplorare. In più abbiamo il supporto a trofei e achievement che non guastano per chi cercasse una sfida aggiuntiva. Nonostante qualche piccola sbavatura di poco conto, siamo di fronte a uno dei jRPG classici migliori di sempre.

8/10