Cloudpunk - recensione
Narrativa in salsa Blade Runner.
Ci sono scenari immaginifici di una tale potenza da rimanere, per qualche ragione, impressi nella cultura umana per parecchio tempo. Uno di questi scenari è sicuramente costituito dalle città di un futuro distopico in salsa cyberpunk, rappresentate in diversi prodotti culturali.
Se le idee nascono spesso nei libri, sono i film che poi danno forma all'immaginario ed è questo che è accaduto, appunto, con le città di cui parliamo in film come Blade Runner (1982) o The Fifth Element (1997). Città in cui dominano i toni cupi ma pesantemente illuminati da neon e rappresentazioni olografiche dal sapore tecno-cyber-orientale; il tutto accompagnato da soundtrack con sonorità sperimentali futuristiche e interrotte da rilassanti voci di promozioni commerciali orwelliane.
Ecco, questo scenario è quello abbracciato da Cloudpunk, un'avventura narrativa in cui impersoniamo una giovane ragazza in fuga dai debiti che decide di lavorare come fattorina per un'azienda illegale che opera in e intorno a Novalis, la città futuristica a cui abbiamo accennato.
A Novalis ci si muove principalmente con automobili volanti sfruttando tunnel che ne aumentano la velocità incanalando allo stesso tempo il traffico, ma anche liberamente per raggiungere la propria destinazione in linea d'aria con ben poche restrizioni. Il nostro HOVA (così si chiamano queste macchine volanti in Cloudpunk) si muove anche in verticale per raggiungere i diversi livelli su cui la città si è sviluppata.
Le collisioni danneggiano il vostro veicolo e il carburante è limitato, quindi ogni tanto dovrete fare un salto in officina e dal rifornitore apposito. Potrete anche montare alcuni miglioramenti e scegliere tra altri modelli di HOVA in un punto preciso della storia.
Ora, se tutto questo vi fa pensare a un mondo aperto in stile sandbox, dobbiamo subito specificare che l'impressione può essere quella ma Cloudpunk è, invece, un gioco totalmente lineare in cui si procede lungo una storia, delle missioni e un'esplorazione totalmente asservita alla narrativa. Certo, nulla vi impedisce di girovagare liberamente per la città ma tutto quello che troverete saranno dialoghi e qualche sparuta missione secondaria basata sulla ricerca e il recupero di oggetti nella città.
Potete comprare oggetti estetici per il vostro veicolo o il vostro appartamento, dialogare per scoprire di più della storia della città e visitare chioschi che vendono cibo quando il gioco vi comunica che è necessario. Ma questo è tutto, manca totalmente un ambiente dinamico che offra un gameplay emergente.
Fatta questa debita premessa, ovvero stabilito cosa Cloudpunk NON è, vediamo invece cosa Cloudpunk è, più in profondità. La storia vi vede impegnati in attività che non sono mai legali al 100% ma di consegna in consegna vi troverete sempre più immersi nei fatti recenti della città e in un mistero che li avvolge. Le consegne si fanno infatti sempre più complicate, arrivano richieste da soggetti diversi e farete la conoscenza con una serie di personaggi che vi condurranno su percorsi potenzialmente diversi.
Alcune missioni prevedono infatti una scelta, spesso di tipo morale, e starà a voi decidere come comportarvi. In questo sarete aiutati da Camus, il vostro assistente digitale; Camus è una IA in forma canina che è stata trapiantata nel veicolo guidato dalla protagonista (che si chiama Rania). I consigli di questo simpatico assistente sono sempre interessanti e divertenti visto che anche Camus, come la protagonista, è un po' alla ricerca di sé stesso e direttamente coinvolto nelle vicende della storia.
Il gameplay si sviluppa principalmente attraverso missioni di recupero di oggetti e susseguente consegna. Non esiste alcun tipo di combattimento, né possibilità di fallire, bisogna semplicemente cercare di svolgere le missioni al meglio. Se questo può sembrare poco sfidante... beh, lo è ma è nello spirito del genere narrativo raccontare una storia immergendo il giocatore in maniera interattiva.
Guidare da un punto all'altro non è però semplicissimo visto che il traffico è abbastanza intenso e raccapezzarsi sulla mappa della città non è proprio facilissimo. Certo, potete volare come vi pare ma cercare un parcheggio è un problema nel futuro come lo è oggi. Più precisamente dovrete sempre avvicinarvi alla zona indicata sulla mini mappa e, quindi, cercare un parcheggio apposito indicato con una "P" sulla mappa: non potete infatti posteggiare ovunque. Una volta parcheggiato, il gioco passa nella visuale esterna in cui seguiamo la protagonista muoversi da una camera fissa. E qui le cose si fanno più complicate.
Se in auto potete sganciare la camera o comunque ruotare con la vettura a vostro piacere, a piedi avete solo una visuale e la mini mappa come riferimento. Questo vuol dire che, visto che le locazioni si sviluppano anche in verticale, i waypoint sulla mappa possono confonderci e il più delle volte dovrete fare giri piuttosto complicati utilizzando ascensori e teletrasporti. Il tutto aggravato dal fatto che i parcheggi si fanno sempre più lontani dalle locazioni finali.
Questa parte del gioco non ci ha convinto. Gran parte del gameplay infatti risiede proprio in questa attività di navigazione che non è intuitiva, e se vuole essere una sfida... beh, forse lo è ma è decisamente poco divertente dopo la prima ora. In compenso, questo gameplay limitato vi porta a contatto visivo con tutti gli angoli di quella che è Novalis, una splendida creatura artistica realizzata in voxel.
Architetture, illuminazione, atmosfera, sonoro sono tutti aspetti curati in maniera maniacale dal team e il risultato è un'ambientazione incredibilmente affascinante e originale, qualcosa di unico che vale, da solo, il prezzo del gioco. Muoversi in auto in mezzo a questa metropoli distopica (e in alcuni sobborghi) è un'esperienza unica. Guidare è piacevole, visto che il vostro HOVA risponde in maniera fluida ai comandi e sfrecciare schivando il traffico è piuttosto divertente.
La storia è interessante e abbastanza intrigante ma non basta, da sola, a garantire una completa immersione del giocatore. Se non ci fosse la parte esplorativa della città non avremmo abbastanza stimoli a proseguire visto che la narrativa prosegue in maniera qualitativamente un po' alterna e non riesce a tenere costantemente alta la tensione drammatica.
Il gioco si affida anche completamente al parlato (solo in Inglese, ma sottotitolato in Italiano). Tutti i testi sono recitati da attori professionisti e le prestazioni sono ottime; tuttavia ci sarebbe piaciuto sentire più partecipazione e varietà nell'interpretazione della protagonista. I testi sono anch'essi di buona qualità con solo alcune sparute cadute di stile.
In definitiva Cloudpunk è un titolo con luci e ombre. Le sue luci risplendono splendidamente nella notte di Novalis, ma le sue ombre macchiano un po' il godimento generale dell'esperienza e fanno pensare a cosa avrebbe potuto essere questa splendida città in un gioco con ambizioni più alte.
Se siete fan dell'ambientazione e vi piacciono i giochi completamente basati sulla narrativa, Cloudpunk è un must. Per gli altri potrebbe essere il caso di aspettare un calo di prezzo, soprattutto considerando che il gioco dura 10/15 ore a seconda di quanto comoda ve la vogliate prendere.