Code Vein - recensione
Il Dark Souls in salsa anime è servito... e vi stupirà!
Bisogna ammettere che Bandai Namco, al netto di una campagna marketing piuttosto sostenuta, non sembra aver destato nel pubblico l'interesse che Code Vein -lo diciamo già chiaramente- merita. Sarà che venne annunciato nel 2017 a sorpresa con un'uscita prevista per l'anno successivo, per poi essere rinviato di ben un anno con diversi sali e scendi di aspettative. Eppure, oggi siamo qui a parlarvi di un gioco che rischia di passare ingiustamente in sordina, quando invece varrebbe tutta la vostra attenzione.
Abbiamo quindi già spoilerato nel primo paragrafo che Code Vein è un buon gioco, ma cosa lo rende tale? Già alla fine del primissimo teaser trailer (che vi postiamo qui in basso) campeggiava la frase "Prepare to dine": un lapalissiano gioco di parole tra il famoso motto di Dark Souls e un non meglio specificato "pasteggio". Apriamo una piccola parentesi ricordando a tutti i lettori che il marchio di Dark Souls è di proprietà di Bandai Namco e, per questo motivo, non deve stupire né l'uso spudorato di riferimenti a fini di marketing né tantomeno l'incredibile somiglianza a livello di gameplay.
Da diversi punti di vista, in effetti, Code Vein è quel Dark Souls in salsa anime che molti (nel bene e nel male) attendevano. Eppure questo, dal nostro punto di vista, non rappresenta per nulla un punto a sfavore del titolo. Vogliamo dire: se si riesce a riprodurre fedelmente un Dark Souls aggiungendo alla ricetta una propria identità unica e un pizzico di novità a livello di gameplay ne può uscire solo qualcosa di buono, giusto?
Iniziamo quindi parlando delle novità, in particolare dall'identità narrativa che caratterizza Code Vein. Se i Souls ci hanno abituati ad un intricato lore da scoprire passando spesso e volentieri per vie traverse, il titolo dei Bandai Namco Studios ci getta la storia dritta in faccia, con numerose cut scene e lunghi dialoghi, spesso anche banali e futili ai fini della trama, in perfetto stile anime.
Per non essere prolissi ed evitare spoiler la storia è a grandi linee questa: una catastrofe di proporzioni bibliche denominata la Grande Rovina ha devastato il mondo e decimato la popolazione. Per prepararsi al peggio, "il governo" militare ha sperimentato una tecnica per creare dei super soldati in grado di rigenerarsi e resuscitare, grazie all'impianto di particolari parassiti nel corpo di esseri umani.
Questi super soldati, chiamati Redivivi, avevano lo scopo di difendere quello che sarebbe restato dell'umanità, ma come effetto collaterale sono condannati a nutrirsi di sangue per placare la loro sete. Capirete quindi bene che per gli esseri umani sopravvissuti non è stato tutto rosa e fiori. Ma neanche ai Redivivi è andata meglio, visto che il Miasma che si è diffuso nel mondo di Vein li fa impazzire trasformandoli in Corrotti che lottano affianco ai mostri giunti sulla Terra con la Grande Rovina.
Insomma, una tipica storia da manga: estremamente intricata all'apparenza, ma ricca di spunti interessanti che si disvelano lentamente con l'avanzare dell'avventura. Chi quindi apprezza lo stile soulslike, ma desidererebbe una componente narrativa più concreta e calzante, troverà il Code Vein il perfetto punto di equilibrio. A patto, ovviamente, che apprezzi lo stile grafico ed espositivo tipico degli shōnen.
Passiamo ora a parlare delle fondamentali novità a livello di gameplay che differenziano Code Vein da un classico Dark Souls. Innanzitutto Code Vein non è un titolo da giocare in solitaria e non parliamo soltanto della modalità online di cui parleremo in dettaglio tra poco, ma anche del compagno che ci potrà affiancare, se vogliamo, durante tutto il corso dell'avventura.
Il rapporto che si viene a creare con il proprio compagno d'armi è particolarmente stretto ed intrecciato: molti potenziamenti passivi e attivi conferiscono infatti dei buff anche al proprio amico, così com'è fondamentale la possibilità di donare o ricevere dei punti vita anche nell'attimo subito successivo alla morte.
Queste abilità a cui abbiamo accennato ora, che nel gioco vengono chiamate Doni, sono uno dei punti cardine di Code Vein, che ruota attorno ai cosiddetti Codici sanguigni. Questi ultimi sono in linea di principio delle classi, ma specifiche e identitarie di ogni personaggio nel mondo di Vein. Solo il nostro protagonista è in grado di assorbire i Codici sanguigni degli altri Redivivi (che lo donino di loro spontanea volontà o che gli venga sottratto in combattimento) per assorbirne il potere ed utilizzarlo a proprio piacimento.
Il pulsante cuore di Code Vein è proprio questo: un gameplay potenzialmente sempre mutevole che ci consente in qualunque momento di cambiare la "classe" a cui è associato un set di Doni da utilizzare in battaglia, molti dei quali unici per la classe da noi selezionata. Questo Codice sanguigno, inoltre, influenza le numerose e fondamentali statistiche del nostro personaggio e di conseguenza anche le armi e le armature che ci è concesso utilizzare in combattimento.
Partendo da una base di gameplay squisitamente soulslike e quindi tipicamente piuttosto legnosa, i Doni aggiungono al gameplay di Code Vein una frizzante e apprezzata velocità e varietà. Queste abilità possono essere utilizzate sfruttando dei punti Icore accumulabili facendo delle particolari mosse ai nemici, fino a quando non si muore o non ci si riposa ad un "falò": i punti Icore vengono così ricaricati, ma al minimo consentito dal nostro Codice sanguigno. Un motivo in più, questo, per evitare di prendere mazzate ed essere costretti a fare un riposino ristoratore.
Praticamente tutto quello di cui vi abbiamo parlato fino ad ora (Codice sanguigno, Doni, statistiche, armi e armature) è inoltre potenziabile e spesso ulteriormente differenziabile. Le risorse con cui migliorare nel complesso il nostro personaggio si trovano sparse all'interno del mondo di gioco, come loot dei nemici o scambiando risorse con i vari NPC che si trovano in giro o direttamente nell'hub principale. La risorsa principale è rappresentata dalla Foschia, una valuta del tutto identica alle anime di Dark Souls: si guadagnano uccidendo i nemici, si accumulano, si perdono interamente morendo e si possono recuperare una volta resuscitati e ritornati nel punto in cui si è periti.
Come avrete già intuito, quindi, le similitudini tra Code Vein e i Souls sono davvero tante, ma arricchite da piacevoli novità che riescono anche a rendere il gioco più fresco, veloce e accessibile. In effetti Code Vein punta ad essere comunque un titolo dalla ripida curva di apprendimento, ma fatica ad essere davvero bastardo come le opere di From Software, complici anche i Doni e i compagni d'armi che riescono spesso a farci uscire incolumi dai combattimenti più ostici.
E visto che stiamo parlando di nuovo dei compagni, è finalmente giunto il momento di toccare il tasto multigiocatore. Partiamo da un assunto fondamentale: in Code Vein non esiste il PvP e tutta la componente online ruota esclusivamente attorno alla cooperativa. In una qualunque area non esplorata al 100% è possibile richiedere l'aiuto di un giocatore che in quel momento sta offrendo la sua spada ad un Redivivo bisognoso d'aiuto. Il sistema di matchmaking abbina i due sulla base delle statistiche ed ecco che l'invasione benevola ha inizio.
Attenzione però, il giocatore in carne ed ossa non andrà a sostituire il nostro compagno gestito dall'intelligenza artificiale, ma lo affiancherà e di conseguenza i vari buff influenzeranno da ora tutti e tra i componenti del team, andando così a costruire un ulteriore livello di complessità e variabilità del gameplay.
Tutti quelli che abbiamo descritto fino ad ora potrebbero essere dei pregi, come anche dei difetti, per voi che state leggendo: l'aspetto un po' scanzonato da anime, la narrativa più chiara, la difficoltà meno traumatizzante e dall'altra parte una curva di apprendimento comunque ripida. Eppure, in Code Vein sono presenti dei difetti più oggettivi che difficilmente possono passare inosservati, a partire dal level design: le mappe del mondo di Vein sono in effetti composte da corridoi labirintici ed estremamente essenziali intervallati da piccole piazzole un po' più ampie, il tutto condito da un design non particolarmente ispirato. Per quanto le ambientazioni varino nel corso dell'avventura, la sostanza resta quasi fondamentalmente la stessa e questo è un gran peccato, perché fa sentire prigioniero il giocatore all'interno di un mondo finto e costruito con poca arte.
Anche a livello di gameplay i difetti non mancano, in particolare per quanto riguarda il controllo del personaggio. Se non si lockano i nemici diventa estremamente difficile colpirli, mentre lo stesso sistema di lock fa spesso le bizze anche per colpa degli ambienti ristretti e di una telecamera non sempre all'altezza del momento. Per restare in ambito tecnico, giocando Code Vein su una PlayStation 4 Pro abbiamo notato qualche sporadica insicurezza nel frame rate, stranamente e fortunatamente relegata soprattutto alle fasi di esplorazione e non di combattimento. Per questo la causa è probabilmente una lentezza nel caricamento di nuove aree di gioco.
In definitiva, comunque Code Vein ci ha piacevolmente sorpreso e risulta essere il gioco ideale per chi ama gli anime e i Souls, ma anche per chi trova questi ultimi troppo frustranti e per chi cerca un po' più d'azione movimentata e di narrativa incalzante. Insomma, un prodotto ben confezionato da parte di Bandai Namco, che speriamo con tutto il cuore non passi inosservato.