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Cosa accadrebbe se Microsoft Xbox abbandonasse il mercato delle console? - editoriale

Una scelta apparentemente impossibile o forse la strada per la vittoria totale?

Nel corso degli ultimi anni un particolare mantra ha iniziato a risonare nel tessuto del mercato degli hardware da salotto, spaventando alcuni utenti e facendo la felicità di tantissimi altri. Stiamo parlando dell'ormai inflazionatissima frase: "A Microsoft non interessano le console, interessano i servizi". Ma quanto c'è di vero in questa particolare interpretazione della strategia della casa di Redmond?

La nostra riflessione vuole partire da una constatazione obbligatoria: Microsoft Xbox è, ormai da qualche anno, il servizio che fornisce la migliore user e a tratti anche developer experience nell'interezza dell'industria del videogioco. La gestione Phil Spencer ha portato al sostentamento di ID@Xbox, ha introdotto Game Pass, ha investito nell'inclusività dei giocatori disabili, si appresta a percorrere un sentiero pionieristico attraverso xCloud.

Ma allora perché, scavando negli strati più profondi del cosiddetto "sentiment" del pubblico, Xbox viene costantemente attaccata o peggio sminuita? La risposta risiede nell'annoso confronto con i platform owner concorrenti. E se da una parte è vero che la divisione punta a trasformarsi in un ecosistema di prodotti e servizi, è ancora più vero che quella scatola nera attaccata al televisore si sta rivelando una fucina di problemi.

Pochissimi publisher al mondo potrebbero competere con la varietà e la qualità offerta dai Game Studios.

Il perché è molto semplice: l'idea stessa di produrre un hardware che punta all'eccellenza, ed il conseguente tentativo di venderlo al pubblico, entrano inevitabilmente in conflitto con la filosofia universale che sta caratterizzando le scelte della compagnia. Il risultato? Beh, si va dal più semplice "se escono anche su PC non sono esclusive" fino al ben più complesso "perché dovrei comprare la nuova console al day one?".

La divisione Xbox si trova ingarbugliata in un gomitolo di contraddizioni capaci di eclissare la gigantesca mole di ottime iniziative in favore del raffronto con gli hardware rivali. Ed è così che ci troviamo di fronte a titoli del tipo "Xbox Series X non avrà esclusive al lancio", o ancora alle discussioni che tirano in ballo i GOTY accumulati dalle produzioni first party di Sony per ridicolizzare l'impegno dei Game Studios, oltre che ai dubbi sulle release cross-gen.

Se da una parte gli addetti ai lavori non possono che riconoscere l'incredibile valore delle iniziative targate Microsoft Xbox, dall'altra c'è un'immensa frangia d'utenza che, quando si parla di console, ha dimostrato di avere una certa sete di sangue. Ed è per questo motivo che oggi vorremmo proporvi una riflessione: cosa accadrebbe se Microsoft abbandonasse il mercato console, e cosa sarebbe successo se non l'avesse mai penetrato?

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Lo sappiamo, si tratta di un'ipotesi utopistica nonché potenzialmente lesiva delle condizioni concorrenziali che hanno portato il medium a compiere un balzo evolutivo senza precedenti. Ma non riusciamo a scrollarci di dosso il pensiero che una Microsoft Xbox in veste di semplice publisher sarebbe una delle compagnie più amate dell'industry intera, se non la più ammirata in assoluto.

Iniziamo? Immaginate Xbox Game Pass su tutte le piattaforme. La prima, vera Netflix dei videogiochi capace di portare centinaia di titoli su qualsiasi dispositivo o console del pianeta. In un mondo senza Xbox, né Nintendo né tanto meno Sony avrebbero ragioni valide per opporsi all'approdo del servizio nei rispettivi store. E non esiste, ad oggi, nessun'altra società del settore che potrebbe offrire un simile value-per-price. Tutti desiderano Game Pass, solo che non possono e non riescono ad ammetterlo, mentre il servizio è condannato ad esprimere un decimo del suo reale potenziale.

Lo stesso discorso vale per la luce che illumina i titoli dei Game Studios, produzioni che devono sfortunatamente confrontarsi con il fatto di "essere esclusive Xbox", creature che fin dall'istante del concept vengono accostate alle killer application dei rivali. Quando esce un videogioco first party di Microsoft non è l'opera in sé e per sé a finire sul piatto della bilancia, ma si porta dietro la pesantissima eredità di tutta la sua piattaforma.

La saga di Halo potrebbe raccogliere corona e scettro del mercato FPS, annichilendo la concorrenza.

Un Halo 5 qualsiasi, oggi, non deve semplicemente dimostrarsi un ottimo titolo per risultare vincente, ma deve riuscire a scontrarsi ad armi pari e addirittura sconfiggere l'ultima fatica di Naughty Dog o Sony Santa Monica. E anche in questo caso, se Xbox non esistesse, la saga del Master Chief sarebbe un'eccellenza assoluta del mercato FPS, un juggernaut capace di competere a testa alta con brand da svariate decine di milioni di copie piazzate, un vero rivale per il Call of Duty dell'era Black Ops II.

Se non si trattasse di Xbox, nessuno si lamenterebbe della ripetitività che caratterizza le release di Forza Horizon, e tutti invece salterebbero di gioia nel ricevere un nuovo capitolo del miglior racing in salsa arcade sul mercato. Allo stesso modo in cui, nel mondo senza Series X, l'Xbox Games Showcase di luglio sarebbe stato solamente una strepitosa presentazione di tantissimi titoli AAA pronti a invadere la next-gen, e non una fonte di polemiche sterili.

Pensiamo poi a feature apparentemente minori, come ad esempio l'Xbox Elite Controller, di gran lunga la migliore periferica gamepad dedicata al gaming e purtroppo relegata unicamente al mondo PC e all'hardware proprietario. Si tratta pur sempre di una questione di gusti, ma dal canto nostro pagheremmo oro per poter interagire con un titolo come The Legend of Zelda: Breath of the Wild attraverso il miglior controller in circolazione.

I titoli dei Games Studios potrebbero spogliarsi dell'etichetta first party per diventare ciò che sono sempre stati: grandissime produzioni.

Senza contare, a margine, la mole di tecnologie che un colosso come Microsoft potrebbe mettere a disposizione dei platform owner se svestito dell'abito concorrenziale. Quella che gestisce le comunicazioni attraverso Xbox Live ad esempio, o ancora il sistema di achievements di cui Nintendo è ancora priva, per non parlare dell'infrastruttura di rete, che su Xbox aveva raggiunto la perfezione già nel lontano 2006.

Guardando alle iniziative, alle produzioni, alle tecnologie e all'inclusività perseguite da Phil Spencer fin dal momento dell'insediamento, sembra assurdo che la divisione Xbox non sia una delle realtà più apprezzate nell'universo gaming. Ci sembra ancor più assurdo dirlo, ma a conti fatto ciò che mantiene l'universo Xbox saldamente ancorato con i piedi per terra sembra essere proprio... Xbox.

Quell'hardware che si scontra con gli obiettivi d'impresa, che trasforma ciascuna produzione - anziché in un semplice videogioco - in un esame di laurea per l'intero ecosistema, che realizza distorsioni comunicative capaci di mettere a nudo un evidente "clash" strategico. Negli ultimi tempi tutti gli addetti ai lavori hanno giustamente criticato l'approccio di Microsoft alla comunicazione, ma la verità è che Xbox in quanto macchina, semplicemente, centra poco con il moderno messaggio della compagnia.

Ovviamente, Xbox Game Pass diventerebbe un titano impossibile da sconfiggere per qualsiasi concorrente.

Microsoft ha raggiunto una posizione di assoluto dominio del suo mercato di riferimento senza aver bisogno della spinta del segmento hardware. Oggi è un titano dell'industria tech in grado di portare Windows 10 su un miliardo di dispositivi, software come Office a 750 milioni di persone, di far crescere Azure con un tasso del 75%, il tutto prima che Surface diventasse realtà. Perché, allora, non adottare la stessa strategia nel mercato delle console?

Ormai è impossibile cancellarci dalla mente l'immagine di una divisione Xbox che resta separata dal ruolo di assoluta paladina del mercato dei videogiochi solamente a causa della sua monolitica console. Ci ricorda un po' Goku quando era costretto a lottare con i pesi addosso, incapace di mostrare all'avversario il suo reale potenziale. Ma allora perché continuare a insistere? La risposta, probabilmente, risiede nelle nostre e nelle vostre mani, insomma, in quelle dei consumatori.

Come prendereste un eventuale addio di Microsoft al segmento hardware? Come un'eclatante dichiarazione di sconfitta? Come una scelta coraggiosa e lungimirante? Forse il reale problema sta nel fatto che il mercato si sta evolvendo molto più velocemente di quanto non riesca a fare il suo pubblico di riferimento.