Cosa sta succedendo a Konami? - articolo
Dopo anni di declino, uno dei leggendari publisher giapponesi si prepara ad uscire dal mercato console.
Le cattive notizie arrivano sempre tutte insieme. Per Konami, sono cominciate con i rumor sul divorzio con quello che sicuramente è il suo autore più rinomato: quell'Hideo Kojima che, a quanto pare, abbandonerà il publisher dopo il lancio di Metal Gear Solid V. Poi abbiamo scoperto che il contratto con il regista Guillermo del Toro e l'attore Norman Reedus per la realizzazione dell'ambizioso ritorno di Silent Hill (su cui Del Toro stava lavorando insieme a Kojima) è sfumato, con la conseguenza che il progetto è stato silenziosamente abbandonato. Infine, l'azienda ha cancellato la sua quotazione dalla borsa di New York: una manovra tecnica che conclude in modo simbolico gli eventi riguardanti Kojima, MGS e Silent Hills.
Che diavolo sta succedendo? Konami è uno dei pilastri della games industry giapponese, o almeno così si penserebbe. Fondata alla fine degli anni '60 come compagnia produttrice di jukebox, è diventata popolare negli '80 come una delle più grandi aziende al mondo nel settore dei cabinati arcade, per poi diventare uno degli sviluppatori console più prolifici a seguito del lancio del NES, nel 1985. Da allora è stata uno dei capisaldi del settore, creando serie come quella di Metal Gear, Silent Hill e Pro Evolution Soccer/Winning Eleven e dimostrando di avere le capacità giuste per ottenere il successo sia in Giappone che in Occidente: un'impresa nella quale molte delle maggiori aziende giapponesi hanno storicamente fallito. Il suo quartier generale occupa un intero grattacielo in uno dei quartieri più prestigiosi di Tokyo, alla cui base si trova un negozio rifornito di tutto il merchandise prodotto dall'azienda: una tappa regolare per tutti i nerd in visita in città.
Come è possibile che un'azienda del genere esca dalla borsa di New York, perda il suo game designer più famoso e abbandoni il rilancio di una delle sue serie più amate e popolari, tutto nello spazio di un mese? La risposta è semplice: questo è ciò che accade quando un publisher perde l'interesse nei confronti del business dei videogiochi su console e comincia a ritenerlo non più meritevole di tempo e investimenti. Dopo trenta anni esatti nel settore (Konami ha cominciato a pubblicare nel 1985 su NES), le brutte notizie su Konami sono la conseguenza della sua uscita da quell'industria che ha aiutato a creare il suo stesso nome.
Prima di entrare nel dettaglio della faccenda che più c'interessa, parliamo rapidamente della questione relativa all'uscita dalla borsa statunitense: una notizia che non è (direttamente) collegata all'attuale transizione di stato dell'azienda. Nonostante il fatto in sé potrebbe sembrare significativo, si tratta in realtà di un cambiamento di scarsa importanza e di natura esclusivamente tecnica. La quotazione principale di Konami, ovviamente, è quella sulla borsa di Tokyo: fino ad oggi, l'azienda ha mantenuto quotazioni anche a Londra e New York, ma nel corso dell'ultimo anno il 97% degli scambi di azioni Konami è avvenuto a Tokyo, il 2% a Londra e solo lo 0,3% a New York. Essere quotati al New York Stock Exchange costa soldi, soldi che non valeva la pena spendere, visto il volume di scambi così insignificante. La vicenda, dunque, non rappresenta in alcun modo un tentativo da parte dell'azienda di "mettersi al riparo" di fronte alla possibile reazione che potrebbe esserci al seguito delle cattive notizie delle ultime settimane.
Concentriamoci, dunque, sugli aspetti rimanenti: l'abbandono di Kojima e la cancellazione del progetto Silent Hills. Ad un'analisi superficiale, tutto ciò sembrerebbe costituire un netto e improvviso cambio di visione da parte di Konami. Invece, non lo è. Konami, difatti, sta lentamente riducendo il suo focus sul mercato console da almeno cinque anni. Date un'occhiata a questa tabella, tratta dal report finanziario relativo all'anno fiscale 2010:
Vi si può osservare la percentuale in base alla quale ognuna delle attività di Konami contribuisce agli introiti totali dell'azienda. La fascia verde nel mezzo rappresenta l'attività di fitness club giapponesi, un esteso network di palestre, campi sportivi e simili, che ad oggi rappresenta costantemente il 35% circa degli incassi. Le parti rossa e arancione sono i settori "Gaming & Systems" (che in realtà significa slot machine e sistemi per casinò, non videogame) e Pachinko, il gioco "d'azzardo-ma-non-d'azzardo" preferito dei giocatori compulsivi giapponesi con l'irrefrenabile desiderio di trovarsi a dovere soldi alla gente sbagliata. Ovviamente possiamo combinare questi due settori in una categoria unica (Konami non lo fa soltanto perché il gioco d'azzardo è illegale in Giappone), ottenendo così una singola fonte di guadagni che recentemente è cresciuta fino a rappresentare, oggi, circa il 20% degli incassi totali dell'azienda.
Resta da esaminare il blocco blu sul fondo: la divisione "Digital Entertainment". Nell'anno fiscale 2014, per la prima volta, quest'ultima ha rappresentato meno del 50% degli incassi di Konami. Nei primi 9 mesi dell'anno fiscale in corso (2015), ha contribuito al 43,6 degli incassi. Si tratta di un declino che è stato costante nel corso degli ultimi anni: soltanto nel 2009, oltre il 60% degli introiti di Konami proveniva dalla divisione Digital Entertainment.
Certo, il 43% è ancora una porzione importante: anche se si nota un certo declino, Konami resta comunque un'azienda principalmente di videogame, vero? In senso assoluto, sì. Però non si può ignorare il fatto che all'interno di quella percentuale gli equilibri sono cambiati nettamente negli ultimi tempi. Vi si trovano i titoli console, ovviamente, ma anche i cabinati arcade, i titoli mobile, i social game e così via. Leggendo i vari report finanziari di Konami dal 2010 in poi, è chiaro che lo spazio dei giochi mobile e social è cresciuto in maniera netta e costante. Gli ultimi dati dell'azienda sottolineano il successo di titoli come Professional Baseball Dream Nine, Dragon Collection e CROWS X WORST, tutti titoli mobile confinati al mercato giapponese, e di una manciata di titoli mobile occidentali come PES Manager e Star Wars: Force Collection.
Eppure, anche se i titoli mobile e social di Konami continuano ad avere successo (così come il gioco di carte di Yu-Gi-Oh!, anch'esso contenuto nel segmento "Digital Entertainment"), i suoi introiti provenienti dalla divisione nel complesso sono in continuo declino, sia in termini di incassi assoluti che per quanto riguarda la percentuale sul totale degli incassi dell'azienda. La colpa è indubbiamente anche del declino nel settore arcade, ma è chiaro che anche i proventi del settore console di Konami sono in calo, un calo che nemmeno la buona performance del settore mobile riesce a compensare.
La situazione diventa più chiara quando si esamina la tabella delle release Konami, che al momento è drammaticamente scarna. Forse non lo avrete notato, ma Konami ormai pubblica a malapena su console. Guardando alle release occidentali, nel 2012 l'azienda ha pubblicato circa mezza dozzina di titoli, inclusi i remake HD di Silent Hill e Zone of the Enders, un nuovo Silent Hill, un nuovo Pro Evolusion Soccer, un nuovo titolo sviluppato in occidente da Rebellion (Neverdead) e due creati in Russia da Gaijin Entertainment (Birds of Steel e Blades of Time). Nel 2013 ha pubblicato due titoli: Metal Gear Rising: Revengeance e PES 2014. Anche nel 2014 ha pubblicato solo due giochi (un altro PES e Castlevania: Lords of Shadow), oltre ad una demo di MGSV. Anche aggiungendo le release esclusive per il Giappone, la situazione non cambia molto: si possono contare un gioco di baseball o due all'anno, e poco altro. Nel 2015, finora, Konami non ha pubblicato nulla, in nessuna regione. Sulle console next-gen, finora, l'azienda ha rilasciato soltanto un titolo: Pro Evolution Soccer 2015.
È del tutto ovvio, sia dai dati finanziari che dalla tabella di release, che il cuore e la mente di Konami non sono più focalizzati sullo sviluppo di giochi console. Il settore di maggior crescita per l'azienda è quello delle macchine da gioco d'azzardo e dei software per casinò; i suoi introiti più consistenti derivano dai fitness club; i suoi videogame più di successo sono quelli per dispositivi mobile. Vedendo le cose da questa prospettiva, un importante tripla-A come Metal Gear Solid V (o il compianto Silent Hills) non appare più come il pilastro portante dell'azienda ma piuttosto come un residuo di un'era precedente. Non stupisce che Kojima non veda più il suo futuro in Konami: essa non è più l'azienda all'interno della quale il popolare game designer ha creato il suo studio, Kojima Productions.
Konami possiede ancora alcune tra le migliori IP dell'industria: Metal Gear Solid, Silent Hill e Castlevania sono serie straordinarie, e alcuni dei suoi vecchi arcade figurano tra le icone più riconoscibili dell'intero settore del gaming. Anche le sue serie sportive sono importanti e ben si legano con le altre attività collaterali (sia il marchio di Pro Evolution Soccer che quello di Power Pro Baseball sono stati impiegati in titoli mobile e social), che potrebbero garantirne il futuro successo anche un domani in cui Konami decidesse di abbandonare lo sviluppo su console. I vertici dell'azienda indubbiamente conoscono il valore di queste proprietà intellettuali: l'uscita che sembrano pianificare dal settore dello sviluppo tradizionale non significa che tutti questi nomi siano destinati all'oblio. Piuttosto, è probabile che l'azienda cercherà di offrire queste IP in licenza ad altri publisher, per estrarre il massimo guadagno possibile senza però essere coinvolta in modo diretto nel pericoloso, incerto e costoso mestiere dello sviluppo e della pubblicazione di titoli tripla-A.
Alcuni di questi pensieri, ovviamente, sono pura speculazione. Konami al momento non ha affatto annunciato l'intenzione di uscire dal giro dello sviluppo su console. Eppure sembra implausibile che un'azienda ancora focalizzata sul settore permetta ai suoi incassi di contrarsi così tanto e alla sua tabella di release di apparire così desolata (lo ripeto: soltanto un titolo uscito finora su PS4 e Xbox One). Non può essere soltanto una distrazione: il ridimensionamento delle attività di Konami dev'essere deliberato e pianificato. Che l'azienda intenda mantenere o meno la sua attività nel campo dei titoli sportivi, è piuttosto chiaro che per la "vecchia" Konami, così come tutti abbiamo imparato a conoscerla e amarla negli ultimi 30 anni, stanno ormai scorrendo i titoli di coda.