Così funziona il PEGI
Pregi e difetti del sistema europeo di classificazione.
Le droghe illegali non sono adatte ai dodicenni ma vanno bene dai sedici anni. Le allusioni sessuali sono ok per i dodici anni, ma discorsi più espliciti renderanno il gioco adatto solo dai sedici anni in su. Come abbiamo visto, le scene di violenza realistica su personaggi di fantasia vanno bene se hai dodici anni, così come la violenza non realistica su personaggi umani.
Scorrendo la lista è difficile non essere d'accordo con le categorie, o con la guida che suggerisce come interpretare ogni fascia d'età. Tuttavia questo non vuol dire che non rimangano alcuni punti poco chiari. Se prendiamo le volgarità, ad esempio, il buon vecchio "Porca puttana" si colloca nella fascia dei dodici anni, così come i decisamente più duri "merda", "segaiolo" o "fica", insieme agli epiteti razzisti e omofobi.
Dopo che gli sviluppatori hanno sottoposto il gioco, il giudizio finale è gestito da due organizzazioni che controllano il modulo e il materiale che è stato segnalato. A differenza di altri sistemi di classificazione, il PEGI non prova i giochi dall'inizio alla fine e non cerca di analizzare ogni tipo di contenuto del gioco.
"Il PEGI, a differenza del BBFC, non contestualizza le parole o le azioni né potrebbe farlo."
I giochi con classificazione 3 o 7 sono di competenza del NICAM, Netherlands Institute for the Classification of Audio-visual Media, tutto il resto è ad appannaggio del VSC, Video Standards Council, di Londra. Essendo un organo pan-europeo, il PEGI non prevede alcun tipo di modalità o strumento per includere il contesto culturale all'interno della classificazione.
"Credo che ci saranno alcuni problemi in Inghilterra nell'accettare il sistema di classificazione del PEGI, visto che non è uguale a quello del BBFC", spiega Gianni Zamo, dell'ufficio comunicazione del VSC.
"Il BBFC opera basandosi sul contesto dell'opera, criterio che gli fornisce un certo margine decisionale nello scegliere la categoria di una pellicola. Ad esempio "Il discorso del Re" ha una classificazione 12A, anche se contiene una numero di parolacce che normalmente lo collocherebbero nella categoria superiore".
"Questo perché il BBFC ha giustificato la classificazione 12A contestualizzando l'uso di quelle parole all'interno di una terapia per curare la balbuzie, e non come mezzo di offesa aggressiva verso un individuo".
"Qui in Inghilterra la maggior parte delle persone probabilmente capisce e accetta questo criterio. Tuttavia nel resto d'Europa questo problema non ha assolutamente senso, perché quel genere di parole spesso non sono comunque giudicate gravemente offensive. E penso che il tedesco, il francese o l'italiano medio non siano assolutamente interessati alle parolacce anglosassoni e al loro potenziale d'offesa".
"Per farla breve, l'uso del contesto è molto legato al territorio. Ciò che può essere contestualmente accettato in un Paese può non esserlo in un altro, ma il PEGI non può funzionare su questi presupposti, né vuole farlo".
Ed è per questo che basa il suo giudizio sulla possibilità che il contenuto di un gioco possa o meno danneggiare una particolare fascia d'età. Un criterio che però, come ammette anche Zamo, è spesso oggetto di intensi dibattiti.
"In Europa, c'è una condivisione di valori per quanto riguarda ciò che è appropriato per ogni fascia d'età. Per esempio, un gioco contenente immagini esplicite di sesso e violenza è difficilmente considerato adatto per un pubblico non adulto. Differenti sfumature di violenza corrispondono a diversi gradi di classificazione, in base a quanto è realistica e paragonabile alla realtà la scena di violenza che appare sullo schermo".
"La stessa cosa non accade per i film" spiega Zamo. "Un esempio: la censura francese ha reputazione di essere più liberale rispetto a quella anglosassone. In Inghilterra L'Esorcista, nella sua versione priva di tagli, è stato distribuito solo nel 1999 e solo per i maggiorenni, mentre in Francia è stato collocata anni prima nella fascia degli over dodici, senza pensarci troppo".
Per Zamo ci sono inoltre alcuni fraintendimenti, abbastanza comuni, su ciò che può o non può influenzare il giudizio del PEGI. Ad esempio, anche se la modalità online viene segnalata sulla confezione, non influenza assolutamente il rating.
"Né il PEGI né gli altri sistemi di regolamentazione possono intervenire sul comportamento degli utenti online o sui contenuti generati da essi, e che non fanno normalmente parte del gioco".
Tuttavia, il PEGI sostiene il PEGI Online Safety Code, che obbliga i distributori a controllare le proprie comunità online, per garantire che la situazione rimanga all'interno degli standard accettati.
Neppure la ripetizione di una determinata azione altera il giudizio. Una delle possibili spiegazioni del bollino over sedici di Spider Man: Shattered Dimensions era che le centinaia di pugni dati agli scagnozzi potevano avere un effetto cumulativo, con un peso maggior rispetto alla stessa azione compiuta una tantum in un film d'azione. Ma evidentemente non è così.
"Un pugno o centinaia di pugni non fanno alcuna differenza", spiega Zamo. "La ripetizione di una particolare azione non costituisce un danno di per sé. Tuttavia, il modo in cui l'azione viene presentata può esserlo. È questa la differenza tra i buffi combattimenti di Crash Bandicoot e l'incessante e brutale violenza di Modern Warfare".
Ma questi criteri come spiegano le ambigue classificazioni che ho citato all'inizio? Perché la distribuzione di un gioco su Wii, piuttosto che sulle console HD, influisce sulla fascia di pubblico che viene ritenuto adeguato?