Crackdown 3: distruzione totale - anteprima
Microsoft rimette in discussione la potenza del cloud.
Colonia - Nell'aprire quest'anteprima di Crackdown 3 ci sono due discorsi da fare. Il primo riguarda uno dei chiodi fissi di molti videogiocatori, ossia la possibilità di distruggere tutto. Prima le suppellettili e gli arredamenti, poi le casse, quindi i muri... la sete di distruzione dei gamer negli anni s'è rivelata sempre più implacabile, fino ad arrivare al Levolution di Battlefield 4 e soprattutto al GeoMod Engine dei Red Faction, che consente di alterare la geometria dei livelli tramite la distruzione di ampie porzioni degli scenari. Perché tutto deve reagire alla nostra potenza di fuoco, alla nostra forza, e se non accade storciamo il naso.
Ma c'è un altro discorso da fare nel parlare di Crackdown 3, dimostrato oggi alla conferenza stampa di Microsoft della Gamescom. Che riguarda invece il cloud e i suoi taumaturgici poteri, quelli che prima dell'arrivo della next-gen dovevano decretare la vittoria dell'Xbox One sulla rivale PlayStation 4. Non che all'epoca mancassero le perplessità, eppure il marketing di Redmond batteva insistentemente sulla potenza di calcolo che i server di Azure potevano aggiungere alla sua console.
Sebbene mi stia trovando a scrivere questo articolo a tarda ora, e quindi col beneficio del dubbio derivante da una certa stanchezza, mi vengono in mente solamente due titoli che abbiano tratto vantaggio dal cloud di Microsoft: Forza Motorsport 5 e Titanfall, entrambi però limitando la 'nuvola' alla gestione dell'intelligenza artificiale. Crackdown 3 invece offre un mondo completamente distruttibile e lo fa avvantaggiandosi del cloud di Microsoft, demandando ad esso i calcoli relativi alla fisica della città. Che, a quanto abbiamo visto, è totale.
La trama di Crackdown 3 ci porrà ancora una volta nei panni dell'agente superpotenziato dal nome di... Agente, per l'appunto, che si muoverà nel consueto contesto sandbox di Pacific City. Ma non è questo il punto che c'interessa realmente affrontare, quanto piuttosto che Dave Jones è tornato.
Il che è importante, non solo perché Crackdown 3 ritrova il padre della serie dopo la parentesi del secondo episodio targato Ruffian Games. Ma perché quando Phil Spencer annunciò questo gioco in esclusiva per Xbox One all'E3 dell'anno scorso, si scoprì che nel frattempo Dave Jones aveva abbandonato i Realtime World e fondato Cloudgine, una società specializzata nel fornire soluzioni di cloud computing.
Il sodalizio tra Cloudgine e Microsoft in realtà va fatto risalire ancora più indietro nel tempo, visto che si vocifera che ci fosse sempre lo zampino della società scozzese dietro a una dimostrazione del colosso di Redmond tenutasi nell'aprile del 2014 di fronte a un manipolo di sviluppatori. Ciò che nessuno poteva immaginare all'epoca è che quella che gli veniva mostrata non era una tech demo bensì il cuore di quel Crackdown 3 che abbiamo appena visto.
La parte iniziale della demo è andata via liscia, senza sussulti. Sullo schermo c'era solo l'Agente che, alternando varie armi, sparava su una parete di cemento. Colpo dopo colpo, in maniera davvero realistica, il nostro eroe ha finito dapprima col crivellare di proiettili il muro, salvo poi sbriciolarlo e creare un varco attraverso cui passare. Il che ci fa capire che in Crackdown 3, se non troveremo una porta per entrare con le buone, potremo sempre usare del piombo rovente e crearla noi con le cattive.
La cosa però s'è fatta più interessante quando all'Agente si sono uniti altri tre compagni di gioco, che hanno iniziato a scaricare un intero arsenale su un edificio. Inizialmente sono caduti dei pannelli in metallo, poi le vetrate e quindi i muri, fino a lasciare in evidenza le colonne portanti dell'edificio.
Concentrando il fuoco su di esse, il palazzo è crollato in modo davvero realistico e s'è schiantato sulle costruzioni circostanti, le quali si sono a loro volta sbriciolate in una miriade di detriti. Ce ne sarebbe abbastanza da rendere felice anche il più esigente dei gamer, ma sentite qui: durante la demo, nell'angolo in alto a sinistra, c'era un contatore che teneva conto della potenza di calcolo necessaria a effettuare i calcoli della fisica.
Ebbene, durante la fase di demolizione del primo edificio, il gioco stava 'succhiando' dal cloud una potenza di calcolo equivalente a 6 Xbox One. Quando poi il palazzo è caduto rovinosamente sull'altro, abbiamo visto il counter salire all'equivalente di 11 Xbox One. Se già questi dati vi stanno lasciando a bocca aperta, sappiate che secondo gli sviluppatori il gioco attiverà automaticamente i server del cloud a seconda della bisogna e che ognuno di essi si occuperà della gestione di un certo numero di costruzioni. Moltiplicate gli edifici presenti in un gioco sandbox per i milioni di utenti che Microsoft immagina di raggiungere con Crackdown 3, e capirete che la potenza di calcolo che Azure dovrà erogare sarà terrificante.
Questo, ovviamente, a patto che si stia giocando online in modalità cooperativa fino a 4 giocatori. Ma che succede da soli e offline? In tal caso la potenza del cloud non sarà più a disposizione e la distruttibilità degli ambienti sarà standard. Abbiamo provato a chiedere maggiori dettagli in proposito, purtroppo senza ricevere una risposta. La stessa cosa che è accaduta quando abbiamo chiesto informazioni circa il modo in cui sarà strutturato l'online.
Per un gioco la cui beta multiplayer è prevista con l'inizio dell'anno prossimo e che al momento è in pre alpha, ci sta che gli sviluppatori non vogliano sbottonarsi. Ma a ben guardare stavolta non c'importa perché ci è bastato vedere 4 persone sparare su dei palazzi per vedersi dischiudere nuovi scenari nel gaming. Perché nel momento in cui il software viene slegato dalla macchina sui cui gira, gli orizzonti si ampliano sino a toccare la fantasia.
Già adesso stupisce vedere un software gestire una potenza di calcolo dodici volte superiore alla console su cui gira. Tanto più che qui non si parla di dar vita ai Drivatar di Forza 5 o i bot di Titanfall, ma d'impattare sulla fisica, sulla struttura stessa dei giochi.
La demo di Crackdown 3, dunque, insieme a quella di Forza Motorsport 6 (1080p, 60 FPS con 24 macchine a schermo) è stata a mio avviso la più interessante tra quelle mostrate da Microsoft. Non tanto per quello che sarà Crackdown 3, terzo capitolo di una serie che su Metacritic non è mai andata oltre l'83, quanto perché stimola affascinanti riflessioni sul futuro di Microsoft. Più che roseo, Azure.