Crescere con Final Fantasy - editoriale
Quando una saga ti accompagna nella strada della vita.
C'è qualcosa di magico nella tormentata notte che precede la mattina di Natale. Qualcosa che tendiamo a dimenticare con l'incedere degli anni, con l'accumularsi delle responsabilità e degli ostacoli che finiscono per avvolgere anche la più dolce delle festività in un fitto velo di malinconia.
Quell'incantesimo nasce dal mescolarsi dell'eccitazione con l'ansia, dalla volontà di raggiungere il prima possibile le luci dell'alba e godersi una giornata che, per i più fortunati fra noi, ha custodito tutta la meraviglia dell'infanzia.
Si tratta di uno stato d'animo che, ahinoi, è molto difficile riuscire ad incontrare nuovamente nel corso della vita adulta. Perché è strettamente connesso a una condizione di innocente spensieratezza che è parte integrante del processo della crescita, e che dopo aver scaldato ardentemente tantissimi cuori finisce per ridursi ad una flebile brace. Ma non si spegne mai.
Chiunque abbia conosciuto un appuntamento con la passione, chiunque abbia permesso che qualcosa colmasse con dolcezza un piccolo vuoto nel suo animo, sa bene che quella debole fiamma può trasformarsi improvvisamente in un incendio divampante. Per alcuni si tratta dello sport, per altri della letteratura, o del fumetto, o ancora dei videogiochi.
Nel mio caso, ad esempio, a compiere la prima magia è stato ironicamente un mago. L'universo di Harry Potter è cresciuto assieme ai tanti fortunati lettori che hanno potuto trascorrere l'adolescenza esplorando i corridoi di Hogwarts. Anno dopo anno, a prescindere da quanto accadesse nel complicato mondo al di fuori delle pagine, l'uscita del nuovo libro rappresentava un'inaspettata mattina di Natale, il preludio di un viaggio oltre lo spazio e il tempo, un ritorno a casa.
Ma le opere ricorrenti che hanno trovato la giusta costanza e raggiunto il successo necessario per sopravvivere alla prova del tempo, guadagnandosi l'opportunità più unica che rara di guidare intere generazioni lungo il cammino della vita, si possono contare sulle dita di una mano. E nel tessuto videoludico c'è un nome monolitico che spicca sopra tanti altri: quello della saga di Final Fantasy.
Nel corso degli ultimi trent'anni ben più di quindici scatolette di diversi materiali, forme e dimensioni hanno portato il marchio di Final Fantasy ad occupare le prime file degli scaffali dei negozi. Hanno trasformato un mondo permeato dalla magia e abitato da creature come Moguri e Chocobo in un porto sicuro per tantissimi ragazzi e ragazze, una dimensione parallela che li avrebbe accolti a braccia aperte ogni volta che ce ne sarebbe stato bisogno.
All'alba della nona generazione di console, inevitabilmente, si è iniziato a parlare del prossimo capitolo numerato della serie, ovvero il sedicesimo, un titolo che ancor prima di vedere la luce del sole si trova a dover fronteggiare quel ciclone fatto di amore e odio che sta travolgendo le emozioni degli appassionati. Perché Final Fantasy è una cosa seria, e per quanti possano riversare un amore cieco nell'opera amata, ci sono altrettanti che passano ai raggi X ciascuna deviazione dal binario tradizionale.
Ma c'è un elemento che non cambierà mai, ed è quel turbinio di ansia, aspettative, eccitazione e felicità che accompagna le nuove release, a prescindere dalla diffidenza iniziale. Ormai la schermata del menù principale di Final Fantasy è diventata a tutti gli effetti un equivalente della notte di Natale. Non importa cosa troveremo oltre la cinematica iniziale, perché quelle rarissime sensazioni preliminari saranno valse da sole il prezzo del biglietto.
Crescere insieme a una saga significa associare istantanee della propria vita alle storie che hanno invaso le console, mescolando gli stati d'animo che hanno segnato l'infanzia e l'adolescenza alle figure tratteggiate sullo schermo. E di fronte alle emozioni, elementi come la pulizia tecnica o l'integrità di un intreccio finiscono per passare inevitabilmente in secondo piano.
Nella mia esperienza, tratti apparentemente banali come quelli di Squall Leonhart sono mutati in piccole finestre sulle inquietudini del quotidiano, l'aura di amorevole purezza che avvolgeva il personaggio di Aerith Gainsborough si è accordata perfettamente con le stringhe del mio animo, la tragica ma scolastica storia d'amore fra Tidus e Yuna si è inaspettatamente trasformata in una prima e più che mai concreta presa di coscienza nei confronti della morte.
Le delusioni, le cotte adolescenziali, i lutti, il primo amore, la scoperta dell'amicizia. Sono esperienze di vita che sono state ammorbidite, insaporite, talvolta influenzate dai mondi che usavamo visitare attraverso l'immaginazione, la lettura o il gioco. Per molti, la saga di Final Fantasy è diventata una vera e propria custode della memoria storica del proprio processo di maturazione. Ed è per questo motivo che alcuni fra noi hanno accolto i cambiamenti apportati dal riuscito Final Fantasy VII Remake come inconsapevoli pugnalate al cuore.
Il rovescio della medaglia si palesa infatti con il raggiungimento dell'età adulta. Final Fantasy XV, assieme al tredicesimo episodio, è stato al centro di numerose controversie e critiche inoppugnabili. Per i veterani ormai cresciuti è estremamente semplice strappare il velo della meraviglia infantile e disaminare al microscopio l'oggetto di una passione. Ma non esistono solo i veterani.
Mi piace pensare che il mondo sia pieno di bambini, giovani ragazzi e ragazze che hanno osservato personaggi come il principe Noctis, Lightning, Ardyn e Lunafreya con lo stesso sguardo che noi reduci da mille battaglie abbiamo riservato a Gidan, a Terra, agli eroi di Gaia e persino ai SeeD di Balamb, qualche volta passando sopra a voragini narrative. Lo spessore è diverso? Può anche darsi, ma se nuove anime hanno scoperto un porto sicuro che le ha accolte e le accoglierà nuovamente, va benissimo così.
Ripercorrere i corridoi di quei mondi, oggi, è un po' come attraversare piccoli musei dedicati all'interezza delle nostre vite. Ed è oltremodo importante che un domani siano altri a esplorare quelle stesse stanze. A pensarci bene, il segreto del successo di Final Fantasy XIV potrebbe risedere proprio nell'aver concesso agli appassionati l'opportunità di squarciare il velo della realtà per andare letteralmente ad abitare nel cuore del tessuto magico che sorregge la fantasia della serie.
Il segreto della saga di Final Fantasy, invece, sta nell'essersi intrecciata indissolubilmente con milioni di vite diverse, amplificando le emozioni, accompagnando il processo di maturazione, trasformandosi in una fonte di gioie e delusioni destinata ad accompagnarci per sempre.
C'è una frase tratta da Febbre a 90° che dice: "La cosa stupenda è che tutto questo si ripete continuamente, c'è sempre un'altra stagione". Ecco, crescere assieme a Final Fantasy è su per giù la stessa cosa. Ci sarà sempre un'altra notte di Natale, un istante in cui rivivere quel vortice di emozioni prima di premere il pulsante start. E anche se alla fine le cose non dovessero andare come previsto, ce ne sarebbe sempre un altro ancora. "È piuttosto confortante, se ci pensate".