Crimson Dragon - review
Un cielo rosso di nostalgia.
La console war non è sempre stata quella che conosciamo, non si è sempre parlato di Microsoft vs Sony, con Nintendo in un angolo a intercettare le attenzioni dei casual gamer. Un tempo era la mamma di Mario a puntare sulla tecnologia, mentre nell'angolino c'era SEGA con un Saturn che, noncurante dei propri limiti, sfornava capolavori senza tempo. Tra questi spiccava Panzer Dragoon, uno sparatutto su rotaia frenetico e divertente, capostipite di una serie in grado di approdare anche sulla prima Xbox grazie al meraviglioso ma sfortunato Panzer Dragoon Orta.
Crimson Dragon è il seguito spirituale di quella serie, nonché l'ennesimo sforzo di molti dei valenti sviluppatori che, all'epoca, lavorarono su quella che insieme a Rez è stata forse una delle esperienze più interessanti di questo sottogenere. Purtroppo però Crimson Dragon non è Panzer Dragoon e ciò è evidente sin dalle prime battute di gioco.
Il gioco narra delle imprese dell'ultima recluta della fantomatica "Divisione Icaro", un corpo di soldati scelti in grado di controllare i draghi, instaurando con loro un rapporto simbiotico. Questo battaglione è ovviamente l'unica cosa che si contrappone all'estinzione della razza umana, bloccata su un pianeta ostile ai confini della galassia e ormai sull'orlo dell'estinzione. E fin qui tutto procederebbe da copione, non fosse che sono proprio i draghi, gli originali abitanti del pianeta, a rischiare di annientare l'umanità con un letale virus di cui sono portatori.
Una trama dallo spunto interessante che però non riesce a catturare il giocatore, risultando utile piuttosto a fornire il contesto per una struttura a missioni non troppo rigida ma piuttosto ripetitiva. I livelli che compongono Crimson Dragon si dividono infatti in circa una decina di ambientazioni, all'interno delle quali dovremo affrontare un numero imprecisato di missioni (da 2 a 6) che differiranno l'una dall'altra solo per obiettivi e durata.
"Quasi fosse un free to play, dovremo visitare le stesse ambientazioni più e più volte sino a sbloccare nuove ambientazioni e nuove missioni"
Similarmente a quel che avverrebbe se Crimson Dragon fosse un free to play, dovremo quindi visitare le stesse ambientazioni più e più volte, portando avanti diversi compiti sino a sbloccare nuove ambientazioni e nuove missioni, e di lì continuare la nostra avventura. Un meccanismo ripetitivo ma a cui ci si abitua ben presto, complice anche la breve durata delle missioni.
Queste rappresentano appunto il cuore del gioco. Veloci, frenetiche ma piuttosto caotiche, le missioni potranno essere affrontate sia in solitario che con un secondo giocatore o, nel caso ci fosse bisogno di una mano in più, in compagnia di un secondo dragone controllato dall'IA. Fatta eccezione per questo piccolo dettaglio, Crimson Dragon non si discosta troppo dal gameplay dei suoi predecessori per Saturn, configurandosi come uno sparatutto su rotaia in piena regola. Al pari di quel che avviene in Rez o Child of Eden, il giocatore non può muovere direttamente il drago (che seguirà un percorso prestabilito) ma si dovrà limitare a colpire i nemici su schermo o a schivare proiettili e ostacoli con la levetta sinistra.
Come sempre più spesso accade, il sistema di controllo assegna infatti il movimento del drago alla levetta sinistra, mentre alla levetta destra è affidata la mira. I grilletti e i dorsali sono invece rispettivamente utilizzati per sparare, cambiare arma e rollare. Un pattern non troppo dissimile da quello degli sparatutto odierni ma che mal si adatta ad uno shooter su rotaia come Crimson Dragon. L'idea di poter muovere il drago nelle quattro direzioni per evitare i colpi dei nemici, pur interessante, non è ben implementa.
"La mira è completamente indipendente dai movimenti del drago, dando l'impressione al giocatore di star controllando due entità distinte e separate"
La mira è infatti completamente indipendente dai movimenti del drago, dando l'impressione al giocatore di star controllando due entità distinte e separate, mentre un qualunque movimento del drago dovrebbe influenzare il reticolo di mira e viceversa. Ben più elegante era la soluzione utilizzata da Panzer Dragoon Orta che, con una singola levetta, ci consentiva di mirare ed evitare i colpi senza troppi grattacapi, mentre quella usata da Crimson Dragon è imprecisa e piuttosto ostica.
A fare le spese di tale sistema di controllo è quindi il giocatore che, ben presto, si ritrova all'interno di livelli caotici e affollati, dove mirare ed evitare i nemici contemporaneamente richiede uno sforzo immane di concentrazione, sino a divenire impossibile nelle ultime battute di gioco, causando una certa frustrazione.
Nel tentativo di limitare tali sentimenti e di impreziosire la formula di gioco, gli sviluppatori hanno però inserito anche un fornito negozio di oggetti e draghi, dov'è possibile acquistare pacchetti speciali e nuove cavalcature, sia utilizzando moneta reale che crediti di gioco. Peccato che indipendentemente dai draghi o dagli oggetti utilizzati, il risultato non cambi eccessivamente. Il drago cremisi di base ha tendenzialmente gli stessi attacchi di molti altri draghi acquistabili che, a conti fatti, si differenziano per l'aspetto e gli attributi elementali quali fuoco, elettricità, ghiaccio e così via.
"Il gioco è comunque divertente ma è anche caotico, poco ispirato e ripetitivo"
Fin qui evidente come gli sviluppatori abbiano tentato il più possibile di riproporre la formula classica di Panzer Dragoon in un nuovo gioco, che potesse allo stesso tempo impreziosire il gameplay con nuovi elementi. Purtroppo però, al di là delle evidenti carenze grafiche (stiamo comunque parlando di un titolo next-gen), quel che meno convince di Crimson Dragon sono appunto i nuovi elementi del gameplay.
Un esempio lampante sono i livelli di volo libero, dove si ha la possibilità di muovere liberamente il proprio drago all'interno di un'area ridotta. In questi livelli il sistema di controllo dà il peggio di sé, mostrando come non sia stato concepito per una simile meccanica e creando ulteriore scompiglio nella mente dei giocatori, che si ritrovano imperterriti a tentare il più possibile di controllare un drago che non risponde come dovrebbe.
Insomma, Crimson Dragon non è Panzer Dragon e la cosa è piuttosto evidente. Nel passaggio si è perso qualcosa, forse anche per via delle trasformazioni che il titolo ha dovuto affrontare per approdare a questa nuova generazione di console. Il gioco è comunque divertente ma è anche caotico, poco ispirato e ripetitivo.
Panzer Dragoon, in sei livelli e con tutti i limiti tecnici di una console a 32 bit, riusciva a catturare il giocatore ben più di quanto Crimson Dragon non riesca a fare con oltre trenta missioni e tutte le potenzialità di una console next gen. Dedicato solo a chi soffre troppo la mancanza del vero, inimitabile capolavoro per Saturn.