Crossing Souls - recensione
Essere etichettato come lo Stranger Things dei videogiochi può bastare?
Ritrovarsi a recensire a pochi giorni di distanza sia l'ottimo The Red Strings Club che Crossing Souls sembra quasi la più classica delle ironie della sorte. Ma cos'hanno esattamente in comune un'atipica avventura punta e clicca cyberpunk e un action-adventure con elementi platform che si presenta come un sentito tributo agli anni '80? In realtà molto più di quanto si direbbe a una prima occhiata, perché questi due progetti sono a loro modo due facce della stessa medaglia.
Sull'argomento torneremo più avanti perché adesso bisogna concentrarsi sul titolo realizzato dai ragazzi di Fourattic, un progetto potenzialmente molto interessante che è passato attraverso una buona campagna di raccolta fondi su Kickstarter, in linea con la maggior parte dei titoli basati sul crowdfunding degli ultimissimi anni. Ossia con quantità di denaro più contenute per progetti dalle dimensioni meno generose ma comunque caratterizzati da stile e ispirazioni in grado di far breccia nel cuore di un più o meno nutrito gruppo di possibili appassionati.
Ci sono i giochi che puntano sull'ormai diffusissimo genere roguelike, altri che strizzano l'occhio ai soulslike o a un livello di difficoltà particolarmente elevato oppure c'è chi, come Crossing Souls, decide di puntare su un sentimento che tra remaster, remake, reboot e miniconsole è indubbiamente molto forte negli ultimi anni: la nostalgia. La nostalgia in particolare per il periodo degli anni '80 ma in generale per icone del passato più o meno recente. Che l'intero progetto sia stato spesso bollato come una sorta di Stranger Things videoludico non è di certo un caso ma puntare solo sulla nostalgia non sempre è sufficiente per spiccare. La calda estate californiana di Chris, Matt, Charlie, Big Joe e Kevin saprà fare il passo decisivo verso il capolavoro?
Il giovane Chris dorme beatamente nella sua cameretta, forse sognando la gioia e la spensieratezza di un'estate tutta da godere, un'estate infinita fatta di avventure e di divertimento assoluto con gli amici di sempre. Poi un suono intermittente e un gracchiare difficile da decifrare lentamente si trasformano nella voce di Kevin interrotta dalle interferenze del walkie-talkie. Cosa avrà combinato questa volta quella piccola peste? Kevin è il classico fratellino sempre pronto a cacciarsi nei guai e se la mamma scopre che è scappato ancora una volta nella notte sono davvero guai per tutti.
Kevin parla di una scoperta fantastica, di qualcosa di incredibile che tutta la banda deve assolutamente vedere. L'estate del 1986 è appena iniziata e annoiarsi sembra davvero impossibile: è tempo di raccattare Matt, Big Joe e Charlie e pedalare veloci verso la casa sull'albero per vivere una nuova incredibile avventura che influenzerà il destino di tutto il mondo e che darà vita a una guerra tra dimensioni legata alla misteriosa pietra Duat.
Stand By Me, Ghostbusters, Ritorno al Futuro, I Goonies e molto molto altro. Crossing Souls è una storia che ha radici profonde nella nostalgia e che guarda al passato con un evidentissimo amore e con altrettanta celebrazione. Le chicche, i riferimenti, le citazioni sono una marea e soprattutto nelle prime ore di gioco, delle circa 8 necessarie per vedere i titoli di coda, si ha la piacevole sensazione di respirare a pieni polmoni un'era lontana o quanto meno la sua idealizzazione. Ci si aggira per una città viva e bellissima da vedere anche grazie a una pixel art di altissimo livello e a una cura per i dettagli maniacale. Dal punto di vista audiovisivo il lavoro di Fourattic è davvero eccelso, anche se la sensazione che il gioco si adagi sugli allori è evidente sia narrativamente che dal punto di vista del gameplay.
La trama ha alcuni momenti toccanti ed emotivamente riusciti ma è un'evidentissima raccolta di cliché. Una scelta almeno in parte voluta, questo è vero, ma a livello qualitativo si poteva e doveva fare certamente di più cercando di seguire almeno un paio di strade non battute e ribattute da una marea di altre opere. La narrazione è comunque godibile, soprattutto se amate il continuo citazionismo e gli easter egg ma se il gameplay fosse stato impostato con una maggiore cura avremmo sicuramente chiuso un occhio su una trama così stereotipata.
Il gameplay di Crossing Souls è principalmente etichettabile sotto l'ampio ventaglio degli action/adventure con una spruzzata di elementi platform. La caratteristica più emblematica è senza alcun dubbio la varietà, una varietà che a conti fatti si dimostra almeno in parte un'arma a doppio taglio. Ci sono una marea di situazioni diverse all'interno di questo curioso progetto ma l'insieme che si va a formare non funziona sempre al 100%, e limitare almeno in parte la mole di situazioni differenti in favore di una maggiore complessità delle singole componenti, sarebbe stata una scelta probabilmente più oculata.
Di base, controller alla mano (fortemente consigliato anche su PC), siamo passati da fasi platform a combattimenti, alla risoluzione di qualche basilare puzzle, gestendo gli amici di Chris che hanno abilità uniche e adatte a situazioni diverse, sia in combattimento che nelle fasi platform. Purtroppo queste abilità non hanno tutte la stessa rilevanza e i membri del gruppo non hanno di certo la medesima importanza o necessità.
Chris, il leader e protagonista principale, utilizza una mazza in grado di riflettere alcuni proiettili, salta e può arrampicarsi. Matt, il nerd del gruppo, è in grado di sparare dei proiettili di energia e di planare grazie a delle sorta di minipropulsori posizionati sotto le sue scarpe. Big Joe, il più forzuto, è in grado di spostare oggetti pesanti e menare le mani con una certa potenza. Charlie utilizza una sorta di frusta e può lanciarsi come una fionda attraverso alcuni baratri. E infine c'è Kevin, il fratellino di Chris che fino a uno snodo cruciale della trama (che ovviamente non sveleremo) non sarà utile a livello di puro gameplay.
A queste componenti base si aggiungono alcuni puzzle legati all'esplorazione più che allo spremersi le meningi, e non poche situazioni in un certo senso slegate dal normale gameplay che possono essere considerate dei veri e propri minigiochi. In queste fasi Crossing Souls si trasforma, per esempio, in un beat'em up a scorrimento ma anche in un vero e proprio bullet hell, cambiando completamente i ritmi e le meccaniche.
Sicuramente sono scene che spezzano una possibile monotonia ma, come detto, il bilanciamento non è sempre perfetto e non tutte le varie anime si rivelano qualitativamente eccelse né perfettamente in armonia tra loro. Manca un certo bilanciamento anche nel livello di difficoltà, con fasi platform molto complicate a causa dello spostamento in 3D dei personaggi e della necessità di cambiare velocemente il personaggio controllato, e combattimenti non sempre impegnativi al punto giusto. Un esempio lampante è rappresentato dall'ultimo boss del gioco, un avversario estremamente semplice da sconfiggere in uno scontro davvero anticlimatico.
The Red Strings Club e Crossing Souls sono come due facce della stessa medaglia, dicevamo, come due indie che hanno due modi diversi di approcciarsi al citazionismo e ai cliché. Crossing Souls non è assolutamente un pessimo gioco (il fatto che un 7 non sia un'insufficienza non dovrebbe neanche essere spiegato) ma allo stesso tempo fa troppo affidamento su elementi visti e rivisti, aggiungendo davvero pochissimo dal punto di vista narrativo. È un continuo turbinio di citazioni a tratti quasi esasperante, molto piacevole e riuscito soprattutto nelle prime fasi ma alla lunga troppo marcato e privo di veri e proprio spunti di assoluta originalità. Manca quindi quella capacità di prendere il cliché, d'inglobarlo e di risputarlo rinnovato e inaspettatamente fresco, che ha caratterizzato l'altra opera pubblicata da Devolver Digital citata poco sopra.
Se a una trama molto stereotipata ma comunque godibile si fosse sposato un gameplay meglio amalgamato, limato e perché no più limitato in favore di una maggiore complessità, allora l'opera di Fourattic sarebbe risultata sicuramente più interessante e lodevole. Crossing Souls rimane comunque un progetto che piacerà a molti palati (soprattutto se amate i continui riferimenti ad altre opere del passato) e complessivamente il risultato è indubbiamente buono. L'impressione che si tratti almeno in parte di un'occasione sprecata è impossibile da scacciare ma in fondo essere etichettato come lo Stranger Things dei videogiochi (per quanto troppo semplicistico e per molti versi errato), potrebbe essere più che sufficiente per attirare parecchi giocatori.