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Cult of the Lamb, la recensione

Devolver Digital ha scovato una nuova perla.

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Cult of The Lamb è uno dei titoli più interessanti del 2022: frenetico, eccentrico e divertentissimo.

L’agnello, piccolo ovino dalla candida pelliccia bianca, viene comunemente associato alla purezza e all’innocenza, tanto che a definirlo l’animale sacrificale per eccellenza è proprio la Bibbia. Seppur fortunatamente il sacrifico in nome di Dio sia un’usanza racchiusa solo nei testi sacri, nella cultura cristiana permane la tradizione di consumare agnello a Pasqua in segno di celebrazione della resurrezione di Cristo.

Massive Monster ha deciso di creare un gioco molto particolare che sì, ha un incipit attinente all’usanza religiosa ma che rapidamente ne svela risvolti molto più fortunati per il povero agnello... o forse no. Cult of the Lamb ha di sicuro catturato l’attenzione già dal suo annuncio e nonostante nell’ultimo Showcase di Devolver Digital ci fossero titoli molto interessanti come Skate Story e The Plucky Squire, questa irrivente opera è rimasta la più attesa.

Il gioco ci accoglie con un triste evento... la nostra morte appunto. Nei panni di questo agnello che non sembra avere un nome o un particolare background esplicitato, ci troviamo al cospetto di quattro vescovi intenti a scarificarci per far sì che la profezia possa compiersi. Non possiamo fare altro che accogliere in lacrime questo triste destino ma qualcuno, improvvisamente e inaspettatamente, ci concederà una seconda possibilità, ovviamente ad un prezzo.

Seppur il combattimento sia senza dubbio un pilastro fondamentale di Cult of the Lamb, la parte gestionale lo è altrettanto per renderci più forti e potenti.

Si tratta di "Colui che aspetta", una strana entità in catene, esiliata da quei quattro vescovi che credevano di compiere il rituale per adempiere ad una profezia ma che ci hanno invece portato al cospetto di una delle divinità più potenti, che ci concederà in dono la Corona Rossa. Tale oggetto mistico si trasformerà nella nostra arma, rendendoci più forti e aiutandoci nel nostro scopo in questa seconda vita: eliminare i carnefici e liberare Colui che aspetta.

Da qui ha inizio l'avventura nei confini di Cult of the Lamb, un'odissea in cui dovremo letteralmente creare un culto, reclutando seguaci la cui devozione (una vera e propria valuta di gioco) ci aiuterà a ottenere potenziamenti e aprirà le porte all’interno della foresta per sfidare i quattro vescovi. La struttura del titolo è molto semplice, il gameplay pure, e l’estetica delle varie aree è semplicemente sublime; questi sono solo tre degli aspetti che ci hanno tenuto incollati per poco più di 15 ore all'opera di Massive Monster, e non vi nascondiamo che ne avremmo volute spendere ancora di più.

Siamo dunque divenuti schiavi di una misteriosa divinità che ci ha offerto la possibilità di vendicarci, non per sua bontà d’animo ma perché questo la renderà libera. A indicarci la via ci penserà Ratau, una creatura un tempo scelta per il medesimo scopo ma che dopo aver fallito fornisce servizi di guida e sarà il nostro mentore nelle fasi iniziali. Il povero Ratau, avendo perso tutto, compresa la Corona che adesso indossiamo da lui sostituita con un cappellino di carta, ci mostra il luogo dove sorgerà il nostro hub principale: un’area verdeggiante che ben presto si popolerà di nostri seguaci e di strutture utili a renderci più forti.

Quello che rende appunto unico Cult of the Lamb è l’integrazione dell’aspetto gestionale all’interno dei sistemi da dungeon crawler e roguelike: lo scopo principale rimane ovviamente quello di farsi strada a suon di fendenti d'ascia ed esplosioni divine, ma tutto ciò non è possibile se il nostro culto non è adeguatamente sviluppato. Ogni porta che conduce ai boss principali si aprirà solo se avremo abbastanza adepti, e il numero richiesto aumenterà progressivamente con la difficoltà delle stanze. Inoltre, dal momento che si ottengono armi casuali all’inizio di ogni crociata, la loro rarità ed efficienza varia a seconda della fede che i nostri seguaci hanno riposto in noi.

Prima di intraprendere le crociate contro i 4 vescovi allietate le giornate dei vostri seguaci con confessioni, matrimoni e sermoni: tale indottrinamento vi ripagherà profumatamente.

In sostanza, senza dilungarsi troppo nelle sfaccettature di questo titolo e lasciandovi così il piacere della scoperta, i seguaci sono fondamentali per determinare la nostra forza in combattimento e ci aiuteranno anche a collezionare le tre valute presenti: monete, devozione e ispirazione. La prima si ottiene principalmente durante i combattimenti, al completamento delle stanze, ma può essere guadagnata anche dai fedeli istituendo grazie alle dottrine una sorta di tassa, mentre la seconda verrà accumulata quando i nostri adepti pregheranno all’altare che campeggia al centro della nostra casa. Tutto ciò vi darà modo di costruire strutture sempre migliori che offrano anche una certa autonomia agli abitanti, in modo da non dover sempre stare iper-attenti ai loro bisogni, ad esempio erigendo un semplice bagno.

Si: i nostri seguaci avranno quotidianamente fame e dovremo preparare loro del cibo per riempire il pancino, ma si sa che ogni cosa che entra nello stomaco prima o poi dovrà uscire. In Cult of the Lamb dovremo anche ripulire, più spesso di quanto ci saremmo aspettati, “la numero 2” prodotta da questi graziosi animaletti, che può essere successivamente utilizzata come fertilizzante per la fattoria. Al fine di limitare questo lavoro non proprio gradevole è possibile scegliere di cucinare pasti migliori con ricette sbloccabili proseguendo nell'avventura.

Ci sarebbe davvero tantissimo da dire sulla componente gestionale ma concluderemo questa sezione ricordandovi, qualora scenderete in campo nei panni di questo adorabile e diabolico agnellino, di fare molta attenzione ai vostri piccoli amici in quanto sono davvero la chiave per proseguire e sbloccare migliori armi e abilità. Dunque dopo averli fatti mangiare, “puliti”, dopo aver costruito loro letti, dopo aver ascoltato le loro richieste (vere e proprie quest secondarie brevi) e persino dopo averli sposati, lasciamo queste anime a pregare per noi e addentriamoci nella parte più adrenalinica di Cult of the Lamb, ovvero il gameplay.

Seppur in prima battuta sembri facile accomunarlo a tanti altri esponenti del genere roguelite, il titolo di Massive Monster trova una la comunanza più stretta con Hades per quanto concerne il sistema di combattimento. È ovvio che siamo abbastanza lontani dal capolavoro di Supergiant in termini di polishing generale, ma la progressione e il gameplay sono molto simili, tanto che abbiamo un'unica arma e un’abilità da usare con Y (sì, il controller è altamente consigliato anche su PC), esattamente come il lancio visto in Hades.

Il mondo di gioco non si limita al nostro hub e alle quattro vie che ci condurranno ai boss principali: molti NPC popolano queste terre ed avranno quest interessanti da offrirvi.

Ad accomunarli inoltre vi è l’importanza della direzionalità dei colpi; se siete scesi negli inferi nei panni di Zagreus saprete che non è sufficiente spammare tasti per avere la meglio sui nemici. I colpi di spada o ascia che sia così come l’abilità dovranno essere indirizzati perfettamente per colpire i bersagli, altrimenti sprecherete una finestra di attacco con nemici molto spesso numerosi e agili.

Trattandosi di un "roguelike", ogni crociata si baserà su stanze create proceduralmente, dunque con conte di nemici o sale dei vendor completamente casuali. Le aree di combattimento sono piccole e diventano molto pericolose se vi sono molti avversari ma, anche alle difficoltà più elevate, ciascuna run non vi impiegherà molto più di 10 minuti per arrivare fino al boss. I combattimenti sono frenetici e sempre divertenti, impegnativi inizialmente se si hanno armi con cui non ci troviamo a nostro agio, ma una volta appreso il pattern di attacchi degli avversari si riesce ad avere facilmente la meglio.

Dopo una prima fase di stanze iniziali potrete scegliere quali sbloccare lungo la strada per arrivare al boss, queste ultime rappresentate secondo uno schema con icone figuranti ad esempio cibo, salvare fedeli, combattimenti e piccole challenge con bonus/malus. Una volta affrontato tutto ciò vi troverete al cospetto della stanza finale dove potrete finalmente affrontare il vescovo di turno... e invece no! Per poterli affrontare dovrete prima completare per tre volte la crociata, affrontando alla fine dei mini-boss e solo alla quarta imbattervi nel vero e proprio cattivone.

Questo espediente prolunga di molto la durata di Cult of The Lamb e riesce anche spesso a mettervi in difficoltà, dato che è richiesta molta attenzione per arrivare all’ultima stanza con un quantitativo di salute adeguato. I mini-boss infatti non sono troppo impegnativi ma i vescovi, invece, sono delle vere e proprie bestie nere forti di un concatenarsi di attacchi e un costante spawn di nemici minori che non ci hanno dato mai tregua. In vostro soccorso vi sono i già citati vendor, che possono donarvi armi migliori, o il lettore di tarocchi che vi regalerà veri e propri bonus passivi come ad esempio la possibilità del 10% di recuperare salute quando si eliminano nemici.

In Cult of the Lamb vi è tempo anche per una partita a dadi o una battuta di pesca: anche noi carnefici in fondo ci meritiamo dei momenti di relax no?

Una volta sconfitto un vescovo ed ottenuto il suo cuore, potrete rigiocare il livello, affrontando nemici con salute e "difficoltà" maggiorati, per quante volte vorrete, in alcuni casi per inseguire quest secondarie assegnatevi dagli NPC. Il gioco ovviamente proseguirà anche senza completarle, ma farlo vi premierà con frammenti di amuleto utili per sbloccare mantelli nuovi con bonus diversificati. I cuori degli eretici, invece, sbloccano i quattro poteri della Corona Rossa, che sono utilissimi ed imprescindibili dal momento che, ad esempio, potrete scappare da una run in qualsiasi momento senza morire, oppure aumentare la conta di punti salute.

Alternando gestione della nostra "casa" a estenuanti combattimenti arriverete alla fine, al boss finale che si cela oltre i vescovi che, purtroppo, ci duole ammettere si riveli abbastanza scontato. L’unico effettivo punto debole di Cult of the Lamb risiede infatti in una narrativa appena abbozzata su cui gli autori avrebbero potuto azzardare un pochino di più. Seppur sia vero che vi sono diversi NPC che offrono quest secondarie nonché la possibilità di pescare o giocare a dadi, non vi è la presenza di una narrativa profonda come potevamo inizialmente credere, e questo è davvero un gran peccato. Inoltre, la rigiocabilità del titolo si esaurisce nel momento in cui termina la quest principale, non offrendo alcun invito a continuare il gioco se non con lo scopo del puro collezionismo di tutti gli oggetti presenti nel gioco.

I seguaci inoltre seguono un loro ciclo vitale, arrivando come giovani per poi invecchiare e sì, successivamente morire. Una volta deceduti avrete un’importante scelta da compiere….

Infine dobbiamo riconoscere che da metà dell'opera in poi abbiamo riscontrato qualche problemino tecnico con bug o crash, eventi che siamo certi saranno corretti rapidamente tramite patch. Ultima doverosa nota, che non ne inficia assolutamente la bontà del gioco ma che è giusto segnalare, è l’assenza della lingua italiana; ma non temete, perché l’inglese con cui sono scritti i dialoghi è facilmente comprensibile da chiunque e appunto non c'è una trama tanto fitta da portare a perdersi importanti informazioni.

In conclusione Cult of the Lamb, al netto dell'assenza di endgame e di qualche piccola sbavatura, è davvero un gioco straordinario, divertente ed irriverente quanto basta per sorprendere e far sorridere per la sua intera durata. Staremo qui ancora per ore a descrivere le tantissime meccaniche presenti, come la personalizzazione dei fedeli, le dottrine, i sermoni e tutte le altre interazioni, ma tra queste ci sono alcune situazioni talmente esilaranti che parlarvene in questa sede equivarrebbe a commettere un peccato mortale. Insomma, Cult of the Lamb è uno dei titoli più interessanti del 2022: frenetico, eccentrico e divertentissimo.

8 / 10