Cyberpunk 2077 - recensione
L'attesa è valsa ogni secondo.
Quante volte vi è capitato di attendere ardentemente qualcosa per tanto tempo, ma di ritrovarvi assolutamente impreparati al suo arrivo? Di spulciare sinossi, trailer e qualsiasi materiale a disposizione su di un'opera d'intrattenimento, per poi lasciarvi in ogni caso travolgere e sconcertare dalle emozioni che è stata in grado di regalarvi?
Cyberpunk 2077, da questo punto di vista, non vi lascerà scampo. L'action-RPG open world di CD Projekt RED, secondo noi, ha smesso da un pezzo di essere un semplice videogioco. Piuttosto, ha assunto le fattezze di un lungo viaggio durato 8 anni, in grado di smuovere come raramente accade l'entusiasmo di milioni di giocatori in tutto il mondo.
Tuttavia sarebbe controproducente scindere il prodotto da tutto ciò che l'ha preceduto, e non tenteremo di farlo in questa recensione. L'enorme mole di aspettative che circonda un gioco di tale importanza assume un ruolo chiave nell'analisi, sia perché finisce inevitabilmente col dirottare tutte le più realistiche previsioni, sia perché rischia di lasciare smarrita e confusa una platea che negli anni si è sovraccaricata di hype come un fucile a pallettoni, cartuccia dopo cartuccia, trailer dopo trailer.
Certo, potremmo addossare ogni singola responsabilità a CD Projekt, rea di averci dato in pasto una vera utopia futurista, una città delle meraviglie che avrebbe fatto da sfondo ad ogni nostro sogno, anche quello più grande. Del resto tutti ricordiamo The Witcher 3, e anche senz'aver consumato nemmeno un'oncia di materiale promozionale era del tutto lecito attendersi un gigantesco RPG capace di far arrossire un The Elder Scrolls, offrendo al contempo una Night City degna dei migliori lavori Rockstar. Un kolossal, un'epopea ruolistica che potesse impostare nuovi e rinnovati standard per i grandi videogiochi a mondo aperto del nuovo decennio.
Potremmo dire tutto questo ma, come amava dire un altro V del mondo del cinema agli ingenui cittadini britannici, se cerchiamo il colpevole non c'è che da guardarsi allo specchio. Semplicemente perché l'idea di tuffarsi in un immersive-sim dai confini talmente labili dall'essere impalpabili era troppo seducente per non essere vera.
A questo punto, prima che cediate a scompensi cardiaci, urge sottolineare un punto: Cyberpunk 2077 è in ogni caso un videogioco straordinario, indubbiamente tra i migliori di questa generazione. Se la qualità generale dell'opera è assolutamente in linea con quel che potevamo aspettarci da un gioco di CD Projekt RED, quel che potrebbe sorprendervi è la natura stessa dell'esperienza elaborata dallo sviluppatore polacco, distante anni luce da quel tentacolare e gargantuesco RPG che era The Witcher 3.
Per consolidare una volta per tutte il concetto, ci basterà snocciolare un dato a dir poco significativo: la quest line principale di Cyberpunk 2077 dura all'incirca tra le 20 e le 25 ore, e anche completando ogni singolo incarico secondario offerto dal gioco difficilmente vi troverete a superare le 100 ore durante una run. Il che ricalibra quegli che sono gli obiettivi del team di sviluppo in direzione di un racconto sicuramente più breve ma significativamente più denso e concentrato.
Se da un lato viene meno il senso di smarrimento fornito solo da quegli RPG sconfinati, dall'altro a goderne è inevitabilmente la narrazione, talmente serrata e incalzante da mozzare il fiato in più di un frangente. Da un certo punto di vista la violenta parabola di V è la storia stessa di Night City, una metropoli spietata e sanguinaria nella quale chiunque, con la giusta determinazione ed efferatezza, può scalare la piramide sociale dipinta dall'universo di Cyberpunk 2077. Che scegliate di impersonare un disilluso membro di una corporazione, un ambizioso figlio della strada o un nomade con la libertà nel sangue, il richiamo della città dei sogni sarà sempre troppo forte per esserne immuni.
Dopo aver scelto uno tra i quattro livelli di difficoltà messi a disposizione dagli sviluppatori (che hanno un impatto solo sulla durezza degli scontri a fuoco), arriva in fretta il momento di ritoccare le fattezze di V, attraverso un editor del personaggio abbastanza profondo ma che non lascia moltissimo spazio al giocatore per rendere davvero unico il proprio protagonista, specialmente se consideriamo che una volta lasciato questo menù non avremo più alcun modo di intervenire sul suo aspetto. La personalizzazione si dirama infatti a partire da tre diversi pre-set, che potranno poi essere modificati nel dettaglio grazie a un catalogo non così nutrito che raccoglie diverse scelte per la forma di occhi, naso, labbra e mascella.
Se non potremo intervenire manualmente sui lineamenti del volto di V, potremo invece sbizzarrirci per quel che riguarda i dettagli del suo look, scegliendo tra ben 39 acconciature e tantissime personalizzazioni per occhi, unghie, tatuaggi ed impianti cyberware che sapranno caratterizzare a dovere il personaggio. Sì, è inoltre presente la chiacchierata e ben nota sezione per i genitali, di cui avrete già sentito parlare a sufficienza.
Superata la scelta delle sembianze del nostro mercenario, è il momento di vivere sulla propria pelle uno dei tre prologhi che faranno da background narrativo alla trama, e che influiranno sull'identità e sui comportamenti di V per tutta la durata del gioco, attraverso linee di dialogo inedite che in alcuni casi arriveranno ad offrire sbocchi del tutto unici alle missioni.
Qui arriva la prima sorpresa offerta da Cyberpunk 2077, legata a doppio filo al ruolo che Nomade, Vita di strada e Corporativo hanno nel racconto. Malgrado la loro importanza, ciascun prologo è composto da una singola missione che si esaurisce nel giro di 10 minuti, proprio nell'istante in cui cominciava a materializzarsi un buon grado di empatia con le sorti di V.
Tutte i tre percorsi convergono in una cutscene che mostra la trasformazione del protagonista in mercenario, grazie anche al consolidamento di una strettissima relazione con Jackie, uno dei personaggi in assoluto più affascinanti messi in campo da Cyberpunk 2077. Le prime 10 ore di gioco dopo questo nuovo inizio sono semplicemente sconvolgenti, non solo per la qualità fuori scala delle battute iniziali della storia, ma anche per la fisiologica impreparazione del giocatore all'abbagliante bellezza di Night City, che impressionerà anche i player più navigati.
Dopo l'introduzione la città esplode in tutti i suoi colori, mostrandosi vivida, lucente e piena di vita, colma fino all'orlo di decine e decine di NPC che sembrano ciascuno il protagonista di una storia che non è la nostra, e l'impulso è di fermarli tutti per perdersi nei dettagli delle loro esistenze. Il primo approccio con l'ambientazione è di quelli che lasciano storditi, poiché nessuno prima d'ora era stato in grado di trasporre una metropoli nel modo in cui è riuscita CD Projekt RED. Lo sgomento lascia quindi spazio alla meraviglia, e poi alla più intensa delle curiosità. Ma la storia incalza, il telefono squilla ed ecco che veniamo subito gettati in pasto alla frenetica scalata verso la vetta di Jackie e V.
Come saprete se vi sarà capitato di dare uno sguardo anche solo ad un trailer di Cyberpunk 2077, finirete ben presto con l'avere a che fare col rocker rivoluzionario Johnny Silverhand. La svolta si rivela a dir poco interessante perché il frontman dei Samurai, interpretato da un brillante Keanu Reeves, è conosciuto in città più per aver fatto detonare una testata termonucleare nel cuore della torre Arasaka a Night City, piuttosto che per i suoi assoli in Never Fade Away.
Da queste premesse sboccia una trama dai toni maturi e alquanto drammatici, che fonda le sue radici sullo splendido dualismo tra V e Silverhand. Nel corso della storia, i cui risvolti non saranno ovviamente approfonditi in questa recensione, verremo in contatto con tantissimi personaggi secondari, tutti caratterizzati alla perfezione e dotati di una quest line dedicata che, in alcuni casi, culminerà con una romance in pieno stile CD Projekt. Abbiamo avuto modo di parlarvi della durata complessiva della main quest, ma quel che ci preme sottolineare è la bontà non solo delle missioni principali ma anche di quelle secondarie, che hanno sempre più di un finale e sono davvero indistinguibili da quelle primarie.
In questo aspetto si concretizza la vena ruolistica di Cyberpunk 2077, che tanto nelle situazioni decisive quanto nell'ultimo degli incarichi secondari, offrirà sempre un'ampia varietà di scelta al giocatore. La profondità dell'approccio ruolistico non è ai livelli di The Witcher 3, sebbene alcune decisioni potranno avere un impatto sui tre finali che abbiamo scoperto giocando alla nuova fatica dello studio polacco. Com'era lecito attendersi, la quasi totalità degli snodi narrativi si estrinseca in dialoghi a scelta multipla, sufficientemente vari e in grado di offrire costantemente un buon grado d'immersione al giocatore, che può scegliere sempre il proprio personalissimo modo di completare una missione.
La varietà dell'approccio si concretizza anche nei combattimenti, che potranno essere risolti in modi diversi in base alle capacità e agli impianti di V. Che vi piacciano i fuochi d'artificio con armi di grosso calibro o le discrete infiltrazioni stealth con le lame da mantide, affrontare una gang o un ammasso di sporchi corporativi sarà sempre e comunque un piacere in Cyberpunk 2077, grazie a un convincente gunplay. Al netto di un'intelligenza artificiale che troppo spesso lascia spazio ad alcune incertezze, abbiamo trovato centrata la scelta di applicare diversi funzionamenti alle armi del gioco, e di rendere così largo ed efficace l'utilizzo che si può fare del netrunning durante gli scontri.
Gli strumenti di morte di Cyberpunk si dividono in tre grandi categorie, che rispecchiano i vasti progressi tecnologici che l'industria delle armi ha raggiunto nel 2077. Il primo di questi gruppi fa naturalmente riferimento alle armi tradizionali, un'eredità del XX secolo il cui funzionamento non è molto diverso da quello delle odierne bocche da fuoco.
Ci sono poi le armi tecnologiche che sfruttano una potente forza elettromagnetica per scagliare ad altissima velocità un proiettile: ciò si traduce nella possibilità del fucile di ignorare qualsiasi copertura, andando a colpire i nemici anche quando si credono al sicuro. La terza categoria si basa su un concetto simile, ma anziché penetrare una superficie le munizioni delle armi smart semplicemente la aggireranno, grazie ai proiettili a tracciamento automatico installati su questo tipo di strumenti.
A dire il vero, esiste anche un quarto gruppo di armi, quelle corpo a corpo, che nonostante non trasmettano sempre le giuste sensazioni durante l'utilizzo, sono a volte imprescindibili per godersi adeguatamente un bel massacro a Japan Town. Comprendono katane, coltelli, mazze e manganelli, che in alcune build possono essere addirittura scagliati verso i nemici o utilizzati per effettuare dei letali abbattimenti stealth.
Trovare il proprio setup ideale sarà uno dei piaceri offerti da Cyberpunk, anche se dal nostro punto di vista non possiamo che consigliarvi di ricorrere largamente agli hacking rapidi, grazie ai quali i combattimenti assumeranno tutto un altro sapore. È difficile spiegare quanto sia appagante infiltrarsi nella rete di una gang nemica, caricare un programma di livello Demone che smantelli pezzo per pezzo i suoi sistemi di sicurezza, e poi bruciare una ad una le sinapsi di tutti i criminali presenti nella zona. Col controller la pratica si rivela anche abbastanza semplice, potendo richiamare col dorsale sinistro lo scanner che vi permetterà di evidenziare un dispositivo o un NPC nemico per aprire la lista degli attacchi informatici a disposizione.
L'efficacia degli hacking rapidi, le performance delle armi e, più in generale, qualsiasi altro talento di V saranno regolati dalla sua build, basata su cinque diverse statistiche che influiranno su numerosissimi aspetti del gioco. Fisico, Riflessi, Capacità tecnica, Intelligenza e Freddezza avranno tutte un impatto diretto sul comportamento del personaggio, e potranno essere potenziate livello dopo livello in maniera del tutto libera grazie a un sistema fluido che vi lascerà spazio per realizzare qualsiasi ibrido abbiate in mente.
All'ottenimento di un livello verrete ricompensati con un punto attributo e un punto talento: il primo serve per aumentare le cinque principali statistiche a cui abbiamo fatto riferimento poc'anzi, mentre il secondo sarà speso in uno dei 12 alberi delle abilità del personaggio. Avete sentito bene, non si tratta di un errore. Cyberpunk 2077 accompagna ad ogni attributo una molteplicità di alberi delle abilità, che contengono perk attivi e passivi coi quali plasmare la propria esperienza tra le strade di Night City.
Ci sono quelli per il combattimento corpo a corpo o quelli per la resistenza fisica, oppure i perk dedicati al funzionamento delle armi, al netrunning e quelli per lo stealth. Questo sistema ruolistico è indubbiamente il più complesso e profondo mai realizzato dal team di Varsavia, e sviluppare una build sarà sicuramente l'attività più divertente e stimolante che il gioco saprà offrirvi.
Se tutta questa libertà di scelta nel modellare le capacità di V potrebbe entusiasmare gli appassionati del gioco di ruolo, sappiate che c'è ancora tutto un altro comparto che ancora non abbiamo trattato. Stiamo parlando degli impianti cyberware che il protagonista potrà farsi montare dai "bisturi", i chirurghi amatoriali che affollano il substrato urbano di Night City.
Gli impianti, che si sbloccano man mano che si accumulano livelli, si applicano su ben 20 slot e possono riguardare innesti corneali, sistemi offensivi come lanciagrante e braccia da gorilla, ma anche interventi alla corteccia frontale, al sistema circolatorio, nervoso e immunitario. Le possibilità sono tantissime e offrono un ulteriore grado di personalizzazione che impreziosisce ancor di più l'accezione ruolistica di Cyberpunk 2077.
Sul fronte tecnico, immaginavamo che il gioco potesse prestare il fianco a diversi problemi, vuoi per le considerevoli dimensioni dell'open-world, vuoi per quella sensazione che il team di sviluppo fosse arrivato col fiato corto alla data d'uscita dopo i rinvii che ne hanno caratterizzato i lavori. Non lo nascondiamo, allo stato attuale Cyberpunk 2077 presenta svariati bug grafici davvero evidenti, alcuni dei quali sono stati già risolti da una patch applicata nei giorni scorsi.
Da quel che emerge dalle comunicazioni di CD Projekt molto sarà sistemato con la patch del day 1, e abbiamo fiducia nella dedizione che lo studio polacco riverserà nella correzione dei bug, un po' come successe nel 2015 con The Witcher 3. Quel che può consolarvi è che nel corso delle 56 ore che ci hanno portato alla fine della trama, non ci è mai capitato di dover ricaricare un salvataggio per un "game breaking" bug (a me sì, ndSS), un sollievo considerando la quantità di quest secondarie che avrebbero potuto celare un gran numero di insidie.
Abbiamo giocato Cyberpunk 2077 su una configurazione d'alta fascia, abbinando a un processore Intel i7-10700 una NVIDIA GeForce RTX 3070 e 32 GB di RAM. Nonostante il suo essere un RPG open world, il gioco è abbastanza esigente in termini di risorse grafiche, e non sorprende constatando la cura con cui è stata realizzata l'ambientazione e gli NPC che la popolano. Effettuando qualche test, siamo giunti ai 60 FPS ad Ultra solo rinunciando al ray tracing, mentre attivandolo con settaggi medi, come suggeritoci dalle specifiche pubblicate da CD Projekt RED, siamo arrivati a circa 50 FPS.
Quasi inaspettatamente, il vero requisito minimo che vi sarà richiesto per godere appieno dell'esperienza elaborata dal team di sviluppo si rivela essere l'SSD, senza il quale il gioco fatica a caricare alcuni asset con le giuste tempistiche. Ad esempio, vi capita spesso di imbattersi in veicoli con texture grezze, che solo dopo qualche secondo vengono caricate dal motore grafico.
In linea generale, sul fronte tecnico Cyberpunk 2077 offre un impatto visivo in alcuni frangenti impressionante, specialmente per quel che riguarda la qualità degli NPC e dei grattacieli che compongono lo skyline di Night City. Il tutto risulta ben bilanciato e, nonostante riconosciamo che il gioco pretenda molto dalla macchina su cui gira, il lavoro d'ottimizzazione sembra aver centrato il punto con discreta precisione.
Malgrado si tratti di un dettaglio quasi irrilevante a fronte di un'analisi che ambisce a sezionare un prodotto in tutte le sue componenti, trovare un voto per Cyberpunk 2077 si è rivelato un compito tutt'altro che semplice. Il nuovo RPG di CD Projekt RED, fin dal momento del suo primo avvio, si è dovuto costantemente confrontare con le nostre aspettative che, non lo nascondiamo, erano molto alte.
Innanzitutto immaginavamo un diverso grado d'interazione col mondo di gioco, che si è rivelato sconvolgente e meraviglioso quanto privo di tutta una serie di elementi che avrebbero reso l'immersione ancora più incisiva. Night City è disseminata di attività commerciali, locali e delle più peculiari forme d'intrattenimento, ma non potremo quasi mai interagire con una bancarella, visitare un night club o divertirci con una braindance illegale per staccare la spina tra un contratto da fixer e l'altro. Anche gli NPC, tecnicamente stupefacenti, rispondono a malapena al nostro interesse con una casuale battuta di dialogo, spezzando ben presto l'irresistibile curiosità nei loro confronti che aveva caratterizzato le prime ore di trama.
Un altro elemento che può lasciare interdetti è la durata complessiva dell'esperienza offerta dal gioco, lungi dall'essere quel tipo di kolossal che CD Projekt RED era stata in grado di proporre con l'ultimo The Witcher. Da questo punto di vista Cyberpunk 2077 sembra voler ribaltare le classiche logiche del gioco di ruolo a mondo aperto, accontentandosi di anteporre la qualità alla quantità. La trama principale è da vivere tutta d'un fiato e riesce a condensare emozioni quali paura, esaltazione, ribellione e solitudine, tutte di un'intensità superiore a quella che solitamente si prova quando si è alle prese con un RPG.
Tuttavia preferiamo non considerare la durata della storia un difetto, bensì una scelta stilistica. Anche se alcune attese sono state tradite, CD Projekt RED ha confezionato un un mondo di gioco dal design artistico fuori scala, con una componente ruolistica profonda e sfaccettata, un bel gunplay e una scrittura coinvolgente, che saprà farvi innamorare di un universo narrativo che ha ancora tantissimo da raccontare. E la speranza è che possa cominciare presto a farlo.