Skip to main content

Daemon X Machina - recensione

Per gli orfani di Armored Core.

La recente uscita del vecchio Metal Wolf Chaos non è bastata a placare la sete di chi da troppo tempo si sente privato della giusta necessità di salire a bordo un Mech armato fino ai denti per sparare una salva di missili teleguidati nello sfintere meccanico di qualche nemico. In loro aiuto arriva ora Daemon X Machina, titolo che fin dal primo trailer aveva lasciato buone impressioni... e indovinate un po'? Nel progetto è coinvolto anche il producer della serie Armored Core, il buon Kenichiro Tsukuda.

I messaggi insiti in questo progetto sono chiari. Se avete più di 30 anni e il solo vedere il faccione di Gundam vi fa scendere una lacrima, DXM è il vostro gioco. Se rimpiangete i tempi in cui Kojima non pensava a simulatori di corriere DHL con scale retrattili e tra un Metal Gear e l'altro ci regalava due splendidi Zone of the Enders, DXM è il gioco per voi. Se avete dita elastiche e non avete problemi a gestire la coordinazione occhi-mani, questo è il prossimo titolo da acquistare.

Guarda su YouTube

Se l'ultima frase vi ha lasciati un po' perplessi meritate una spiegazione. Era un modo originale e simpatico (?!?) per dirvi che iniziare a giocare a Daemon X Machina su Switch in modalità portatile non è certamente la cosa più comoda del mondo. Già in passato avevamo evidenziato difficoltà nel gestire alcuni comandi con i piccoli tasti dei JoyCon, un problema si fa ovviamente sentire maggiormente nei giochi più dinamici e in quelli che richiedono l'utilizzo di combo tra tasti frontali e dorsali. Daemon X Machina rientra in entrambe le categorie, ciò significa che se avete le mani più grandi della media dovrete mettere in preventivo un periodo iniziale di adattamento e lievi imprecazioni... scegliete voi se rivolgerle ai designer Nintendo o alla genetica.

Con il tempo tuttavia ci farete l'abitudine, i "dolori" si placheranno e l'assimilazione delle meccaniche di movimento a 360° tipiche di questo genere di giochi vi permetteranno di apprezzare al meglio la velocità e reattività del control system. Se volete evitare questo primo periodo di assestamento vi consigliamo di iniziare con la console in modalità docked e magari di utilizzare un bel Pro Controller, che garantisce un grip più solido e un'ergonomia decisamente superiore.

Dopo aver trovato il vostro set-up perfetto verrà il momento di dare forma ai vostri avatar. Abbiamo usato il plurale perché in Daemon X Machina potrete scegliere non solo sesso, acconciatura e moltissimi altri dettagli estetici del pilota che vi rappresenterà sul campo ma anche i colori e l'equipaggiamento (primario e secondario) del vostro Arsenal, il potente mech che piloterete da quel momento in poi. Fatto anche questo si passa all'immancabile tutorial, mai come stavolta utile ad assimilare il sistema di controllo e l'interfaccia di gioco. Muoversi agilmente non è cosa facile all'inizio e centrare i bersagli o anche solo decifrare ciò che lo schermo ci sta dicendo richiede un certo sforzo di concentrazione, che rende i primi combattimenti piuttosto goffi.

L'interfaccia utente è decisamente ricca, anche troppo. Potrete però decidere quali elementi dell'HUD visualizzare o nascondere.

Come sempre accade però, la pratica rende perfetti. Basteranno una manciata di missioni per volteggiare e scattare meglio di un ballerino del Bolshoi ed è da quel momento che scoprirete la spiccata natura arcade di Daemon X Machina. La velocità di gioco è in continuo crescendo e tutto ha un piacevole retrogusto di Virtual-On rappresentato dalla mira automatica che inquadra automaticamente i bersagli centrati nella visuale lasciando al giocatore la scelta delle armi da usare e lo spostamento verso e attorno ai bersagli. Tale semplificazione azzera quasi totalmente la componente tattica ma innalza non poco il tasso di adrenalina sprigionato dagli stessi.

La libertà di movimento durante le missioni è quasi totale ma l'estensione delle mappe non è particolarmente ampia. Nelle prime due ore di gioco le missioni sono abbastanza basilari e quasi mai prevedono obiettivi secondari. Con l'innalzarsi del grado di valutazione delle stesse le cose cambiano e gli elementi da tenere d'occhio si moltiplicano. Anche la storia impiega un po' a decollare dopo una partenza abbastanza anonima e frammentata.

L'hangar di cui prenderete possesso all'inizio vi permetterà di accedere a tutte le opzioni necessarie e sarà anche il punto di partenza per le partite online. Un HUB non troppo esteso ma ricco di dettagli, nel quale potrete assemblare la squadra di mercenari con cui affrontare la modalità coop online e locale. Tale modalità purtroppo non era disponibile nella versione da noi utilizzata per questa recensione in quanto i server verranno aperti in contemporanea con il lancio del gioco.

L'editor del personaggio è incredibilmente profondo e permette di scegliere anche dettagli come lo spessore delle sopracciglia e delle labbra.

A prescindere dalla vostra decisione di giocare da soli o in compagnia di qualche amico, arriverà il momento in cui vi accorgerete delle enormi possibilità di personalizzazione del vostro Arsenal, solo allora Daemon X Machina inizierà a far vedere la sua vera natura. Inizialmente vi sentirete poco più di un barattolo di latta armato di pistola ad acqua, ma con il passare del tempo e delle ricompense il vostro Arsenal potrà diventare un vero portento ed è proprio in questo aspetto che il gioco assomiglia di più ad Armored Core. Preferite le armi a distanza come missili a ricerca e svariati tipi di mitragliatori o preferite un contatto più diretto caricando con lo scudo in resta? Tutto è possibile e le opzioni che mano a mano vi si apriranno sono davvero molte. Le scelte che opererete potranno cambiare anche radicalmente ciò che riceverete indietro dal vostro Mech, potrete renderlo veloce e scattante o lento ma estremamente potente e resistente. Aggiungete al tutto una miriade di modifiche estetiche tra texture e decalcomanie e otterrete il paradiso degli appassionati di "tuning futuristico".

Se questo aspetto è stato curato in modo quasi maniacale dal team di sviluppo altrettanto non può dirsi del livello di sfida. Daemon X Machina si è dimostrato infatti a dir poco permissivo anche quando abbiamo commesso errori grossolani nel valutare la forza del nemico o nella scelta dell'equipaggiamento iniziale. Persino i giganteschi boss non hanno rappresentato una grossa sfida, complice anche la sovrabbondanza di munizioni recuperabili sul campo. La sensazione è che Daemon X Machina sia stato plasmato per permettere al pubblico più vasto possibile di apprezzarne il gameplay. Una scelta che di fatto rende l'altissimo tasso di personalizzazione descritto poche righe fa quasi superfluo ai fini del raggiungimento di un qualsiasi risultato.

Le munizioni non scarseggiano e sul campo potrete recuperare sia l'equipaggiamento dei nemici che vari oggetti da usare come armi provvisorie.

Se volete provare un brivido in più di tanto in tanto potrete anche avventurarvi a piedi, abbandonando temporaneamente l'Arsenal. In questi casi diventerete ovviamente più vulnerabili agli attacchi nemici ma compiere una scelta del genere dovrebbe avere una valenza tattica, o almeno così ha insistito più volte il team di sviluppo. In parte è vero visto che anche il vostro Outer potrà progredire e guadagnare nuove abilità che in parte si rifletteranno sul Mech, ma alla fine questa componente del gioco non è stata sviluppata al meglio e risulta per certi versi avulsa a tutto il resto. Avrebbe avuto una risonanza nettamente maggiore se fosse stata strutturata in modo più solido, alla Lost Planet tanto per fare un esempio.

Il discreto comparto narrativo è accompagnato da un estetica che fin da subito è parsa uno dei punti forti di Daemon X Machina. Il particolare stile Anime scelto dagli sviluppatori va a nozze con l'ottimo cel-shading, tecnica che oltre a nascondere i nei di una modellazione poligonale non proprio impeccabile rende visivamente sontuoso ogni scontro, con un'eccellente resa delle esplosioni e degli effetti associati ai vari tipi di arma. Il tutto gira poi con pochissime incertezza, merito questo proprio della scelta degli sviluppatori di abbassare un po' il livello di dettaglio in favore della fluidità.

Siamo certi che avete sbirciato il voto ben prima di iniziare la lettura di questa recensione, ma vale la pena spiegarne la valenza numerica con qualche parola in più. Avremmo tanto voluto dare una valutazione superiore a Daemon X Machina. Fino all'ultimo siamo stati indecisi se fargli salire o meno un altro gradino ma alla fine abbiamo desistito a causa della discordanza di alcune scelte di game design. Perché curare così maniacalmente la personalizzazione degli Arsenal per poi gettarli in pasto ad un'avventura la cui eccessiva facilità ne annulla quasi totalmente il senso? Sarebbe opportuno un aggiornamento che faccia uscire dal suo bozzolo un titolo le cui potenziali sono rimaste in gran parte inespresse.

7 / 10