Dakar 18 - recensione
Come perdersi tra le dune (o cappottarcisi dentro).
I giochi di guida generalmente si dividono in due grosse categorie: quelli da correre su circuito e quelli che si affrontano in free roaming da un punto di partenza a un punto d'arrivo. Normalmente la strada o una grossa freccia indicano il percorso da seguire, quanto velocemente sta ovviamente all'abilità del giocatore. Se però all'equazione aggiungiamo anche la necessità di trovare la strada seguendo una bussola e delle note scritte a mano ecco materializzarsi qualcosa di completamente diverso.
Dakar 18, è titolo sviluppato dagli sconosciuti Bigmoon Entertainment su licenza ufficiale della competizione Parigi-Dakar che, dopo gloriosi trascorsi in Africa a cavallo tra gli anni '80 e 90' si è ora spostata in Sudamerica, ma senza cambiare troppo la formula originale. Si tratta di un raid in cui auto, moto, camion e persino quad devono compiere massacranti tappe giornaliere della lunghezza di svariate centinaia di chilometri per raggiungere il traguardo, passando per punti di controllo predefiniti. L'edizione di quest'anno si è sviluppata lungo 9000 chilometri di tappe tra Perù, Bolivia e Argentina praticamente nel cuore delle Ande in un mix di deserto di dune molto simile al Sahara africano, montagne rocciose e sterminate pampas argentine. Ai nomi altisonanti di Sebastian Loeb, Stephane Peterhansel e Carlos Sainz, si sono affiancati parecchi sconosciuti compresa anche una piccola pattuglia italiana in particolare nelle moto e nei camion.
Bigmoon Entertainment ha realizzato la trasposizione ludica di questa manifestazione in un gioco sviluppato per Xbox One, PS4 e PC, e noi abbiamo testato proprio quest'ultima. Una licenza rischiosa; i fasti dei decenni scorsi sono ormai alle spalle e il gioco è un vero e proprio unico nel suo genere. Entrando nel menu principale si nota che il team di sviluppo ha ricreato tutti i team reali e i vari mezzi con una discreta dovizia di particolari: auto, moto, camion, buggy e quad che hanno partecipato alla competizione sono tutti presenti con i loro equipaggi originali e possono essere scelti in libertà. Se nelle auto il dominio è di Peugeot, nelle moto sono presenti molti marchi importanti nella produzione di Enduro come Yamaha, Honda, Husqvarna. Aldilà del gusto personale o del tifo per un brand piuttosto che un altro, non abbiamo rilevato particolari differenze tra i costruttori nelle varie categorie e la sensazione è che tutti i veicoli della stessa categoria siano identici tra loro in quanto a prestazioni.
In termini di contenuti Dakar 18 si concentra soprattutto sulle tappe della campagna principale, che sono comunque piuttosto lunghe e il raid completo può portar via una decina di ore di guida per essere completato. Volendo è presente il multiplayer utilizzabile solo con le moto ma non siamo riusciti a provarlo perché non siamo riusciti a trovare sessioni accessibili, e quella da noi creata non ci ha portato a nessuna connessione: non il massimo per chi puntava a correre online contro avversari in carne ed ossa. Le altre modalità sono l'esplorazione libera e caccia al tesoro, ma sono fondamentalmente dei contorni rispetto al piatto principale alle tappe della competizione. La possibilità di poterle affrontare con tanti mezzi diversi e a diversi livelli di difficoltà, è l'elemento in grado di garantire la notevole longevità di questo titolo.
La modalità di gioco principale è quindi quella del raid: ogni giornata di gara è cronometrata e la somma dei vari tempi di ogni tappa alla fine della gara sancisce il vincitore in ciascuna categoria. Tutti i veicoli sono messi a dura prova dalla durezza dell'ambiente da attraversare: se pietraie e passi montuosi nascondono insidie di ogni genere legate a dossi, curve cieche o cunette in grado di sparare in aria il veicolo nei modi più diversi, le dune desertiche sono trappole letali in cui si può restare incagliati in ogni momento, oppure cappottarsi per uno scollinamento effettuato a velocità esagerata.
Il modello di danni è molto semplificato e punta più sull'usura progressiva che non sui danni da incidenti gravi. Alla lunga esagerare con atterraggi, impatti a velocità eccesiva dell'apparato sospensivo o della carrozzeria in generale può portare a rotture del cambio o delle sospensioni, o impossibilità di innestare le marce oppure forature. Ma il vero nemico numero uno dei veicoli è il cappottamento: si può volare giù da una duna ripida come una pista da discesa libera e rotolare per tre o quattro volte senza subire grossissimi danni a livello di difficoltà normale. Basta però finire a ruote all'aria la tappa fallisce immediatamente con pesanti penalità di tempo: un'evenienza che può rendere la vittoria finale difficilissima da raggiungere visto che i piloti più forti controllati dall'IA riescono a tenere medie molto elevate prendendo pochissime penalità.
Le penalità si riferiscono anche alla navigazione: ogni tappa prevede un numero di punti di controllo variabile tra i trenta e il centinaio spalmati in percorrenze fino a cinquecento chilometri. Saltarne uno equivale a venti minuti di penalità aggiuntiva: è quindi fondamentale imparare ad ascoltare le indicazioni del navigatore, mentre molto difficile è mantenere l'orientamento in moto o quad dove gli occhi devono continuamente fare la spola tra il tablet e la strada, perlomeno quelle poche volte che vi troverete ad averne una da seguire.
Ovviamente le tempistiche di percorrenza sono accelerate ma abbiamo disputato tappe che occupano anche quaranta minuti filati di gioco senza un attimo di respiro tra occhi incollati sulla strada e navigazione per cercare di effettuare tutti i passaggi nel minor tempo possibile. La gestione del menu degli aiuti è importante nel definire il livello di difficoltà e l'impegno mentale che il gioco richiede. A livello facile i waypoint sono sempre indicati sulla bussola, mentre a normale spariscono nei fuori pista. Ad hard la sfida tra essere veloci e non perdersi è tostissima, anche perché tutti i veicoli sono più fragili e vanno guidati con molta più cautela.
Non solo: i passaggi nelle aree di controllo equivalgono a un rifornimento e se ci si perde il rischio di restare a secco è tutt'altro che remoto. Una vera chicca è la possibilità di fermarsi e scendere dall'auto in situazioni particolari come trainare qualcuno o se stessi fuori da insabbiamenti difficoltosi. Il pilota deve mettere a terra dei passanti di metallo su cui far salire le ruote per uscire dalla trappola di sabbia: in realtà, a parte qualche attraversamento particolarmente complicato, non ci è mai capitato di doverli utilizzare, anche se, vista la vastità dell'ambientazione, non è detto che non ci siano vere e proprie sabbie mobili da cui si può uscire solo in questo modo.
Da guidare Dakar 18 è tutto sommato piuttosto facile: il modello di guida è chiaramente arcade e si gestisce benissimo con il pad, ma anche con volante e pedaliera (per i veicoli a quattro ruote) se la cava piuttosto bene, anche grazie al supporto dedicato per molti produttori di volanti. La fisica veicolare è molto permissiva con salti spesso esagerati, ma riesce a far percepire il peso dell'auto su terreni sconnessi o sui piani inclinati. Questo obbliga a cambiare radicalmente approccio a seconda del terreno che si deve attraversare che si guidi una buggy, un pick-up, un'auto o un camion il cui baricentro va gestito con grande attenzione. Le moto sono ovviamente le più agili, ma anche le più vulnerabili alle cadute che possano far fallire una tappa: più alto è il livello di difficoltà, maggiori sono le insidie che nasconde ogni metro quadrato dell'ambientazione: vi possiamo garantire che fallire una tappa per una sbavatura dopo mezz'ora di guida ininterrotta, può far andare chiunque fuori dai gangheri.
A proposito di mappe, il gioco è graficamente discreto ma nulla più: modelli e texture sono di medio livello e la qualità degli effetti non è eccelsa, visto che si è dovuta in molti casi scambiare la qualità dell'immagine con le dimensioni della mappa e il frame rate, sempre ottimo almeno su una GTX 970 su PC. Il modello di danni è invece solo abbozzato, e a parte qualche vetro incrinato, deformazione della carrozzeria e ruota a terra, non abbiamo visto particolari finezze che possano far spiccare il gioco sopra la media. Qualche scorcio di grandi distanze quando si scollina da grandi altezze è tuttavia suggestivo e merita una menzione speciale, soprattutto se si arriva sparati e l'atterraggio è meno piacevole del decollo.
Il tema delle dimensioni dello scenario ci porta a sottolineare quello che è probabilmente il più grosso difetto di Dakar 18 ovvero la conformazione del percorso. I punti di controllo sono ben strutturati tra loro e il mix di zone tra dune, deserto sassoso, fiumi, piste in terra battuta è ben amalgamato anche se il passaggio da uno scenario all'altro è per forza di cose, piuttosto repentino. Quello che non convince è il layout del percorso: normalmente i raid vanno da un punto all'altro quasi in linea retta perché lo scopo complessivo è quello di macinare migliaia di chilometri per arrivare alla meta finale attraversando regioni remote.
Ovviamente gli sviluppatori hanno dovuto limitarsi a realizzare scenari, per quanto molto ampi, di dimensioni finite in un quadrilatero: la conformazione delle tappe diventa quindi un'esplorazione dello stesso che spesso porta il giocatore a incrociare (quando sbaglia strada) piste già battute magari mezz'ora prima. Fastidioso per chi sperava in mappe veramente gigantesche, ma tutto sommato comprensibile, considerando le limitazioni tecniche a cui dovevano sottostare.
In definitiva, Dakar 18 si conferma un gioco per una nicchia di utenti molto ristretta. Sotto una scorza arcade, si nasconde però un titolo impegnativo e unico nel suo genere che propone una sfida dedicata a chi vuole far lavorare la testa mentre guida e non solo seguire pedissequamente una strada o un indicatore di direzione. Molti si stancheranno di fronte alla lunghezza delle tappe, ma chi ama perseverare, ed è stimolato di giochi che puniscono per un errore grave a pochi metri dal traguardo, troverà pane per i suoi denti. Purtroppo il multiplayer non permette di fare progetti sul lungo periodo e le altre modalità sono lì solo per fare numero, ma se nella vostra camera avete avuto un poster di Edi Orioli lanciato a 150 chilometri orari nel deserto del Tenerè, Dakar 18 è un gioco che potrebbe regalarvi qualche bella soddisfazione.