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Dalle booth-babes al nuovo E3 - editoriale

Un evento ormai sempre più raro.

(Virginia e Stefania hanno scelto di realizzare un articolo a quattro mani, sotto forma di dialogo, per analizzare l'evoluzione di un fenomeno ormai quasi totalmente svanito: le booth-babes)

V: C'era una volta una splendida ragazza, in abiti più o meno succinti, che con sguardo ammiccante ed un sorriso splendente era felice d'invitare i giornalisti a entrare in uno stand per provare il gioco o l'hardware del momento. Le manifestazioni dedicate al mondo videoludico rappresentavano, e rappresentano tuttora nonostante la loro digitalizzazione, il periodo saliente dove sognare e farsi stregare: perché non ampliare quella sensazione con una seducente modella?

Il settore dei videogiochi, come quello ad esempio dei motori, ha visto nascere negli anni 2000 un connubio tra donna e oggetto dei desideri che ha dettato le leggi del marketing per molto tempo. Ma se avvenenti ragazze durante un Motor Show sapevano attirare l'attenzione sull'ultimo modello Ducati con pose che rendevano ancora più sinuosa la due ruote, la controparte videoludica si è sempre tenuta su temperature decisamente più basse ma non per questo con meno scollature.

Oltre a presidiare gli stand, le booth-babes erano solite intrattenere gli spettatori con spettacoli e coreografie.

Le rappresentanti del gentil sesso che presidiavano le fiere a tema gaming, alternate magari a star del cinema durante gli showcase, in realtà hanno da sempre raffigurato un'immagine ben distante dal prodotto che stavano rappresentando. La maggior parte di esse, infatti, non erano delle videogiocatrici o delle appassionate ma semplicemente delle ragazze immagine. La bellezza è da sempre un fattore che richiama attenzione su ciò che si vuole mostrare, una strategia di comunicazione naturale ed altamente efficiente. L'incantesimo però si spezza quando si cerca di idealizzare tali figure scordando che alla fine, per la ragazza in questione, si tratta solo di lavoro in cui non sono previsti bonus se si è più sensuali, loquaci o quante foto le vengono scattate.

Molti ritengono che le booth-babes siano semplicemente un personale adibito a rafforzare le strategie di commercializzazione di un prodotto, mentre altri vedono in queste donne con poca stoffa addosso un simbolo di mercificazione per un ritorno d'affari sostanzialmente più cospicuo. Ma per fortuna, come quasi in tutti i settori, la società si evolve verso nuove regole. E così come è andato a scemare lo stereotipo del nerd brufoloso con gli occhiali spessi, le presenze all'entrata degli stand dell'E3 e di altre kermesse sono state sostituite da figure professionali interne al settore, pagate direttamente dalle software house e non più dalle agenzie private.

S: In quegli anni, in cui spesso sembrava di aver visto un paradisiaco essere soprannaturale, tra i vari stand permeavano emozioni discordanti. Probabilmente era proprio questo il problema, e mi riallaccio direttamente al discorso di Virginia. Inizialmente la bellezza era il perno essenziale di questo fenomeno, di conseguenza non aveva importanza se loro fossero informate sui videogiochi o, comunque, sui prodotti da loro presentati. Il loro scopo era, come già detto dalla mia collega, far apparire meravigliosamente straordinario qualsiasi cosa di cui parlassero, quasi come se quei prodotti fossero miracolosamente ornati di diamanti sbrilluccicosi con tanto di gruppo corale in sottofondo. Il paradiso, insomma. Fortunatamente, però, questo fenomeno ha iniziato a sfumare e ad evolversi in dinamiche che vanno di pari passo con quanto ci circonda.

«Hey, vieni a provare Dynasty Warriors 8?», disse l'affascinante donzella...

Nel 2017 è stato quasi impossibile trovare delle booth-babes: uno dei motivi è che quest'ultime sono state sostituite dalle cosplayer. La motivazione più importante, però, è stata la penalità di $5000 imposta dall'ESA in caso di parziale nudità o comunque di condotta particolarmente provocante (dopo una seconda ammonizione, precisamente). Il lato positivo di questo cambiamento è che ha iniziato a delinearsi una sorta di equilibrio, motivo per cui i cosplayer assunti alle fiere non sono più esclusivamente donne ma anche uomini. La cosa più importante, ad ogni modo, è che queste persone sono realmente interessate a ciò che le circonda.

Xseed, ad esempio, non assume modelle promozionali ma veri e propri giocatori interessati al prodotto rappresentato. Proprio per questo motivo hanno iniziato a proporsi persone genuinamente appassionate, e ciò non riguarda esclusivamente modelle o cosplayer. Le presentazioni stesse hanno iniziato a godere di una maggiore rappresentanza femminile, e mi riferisco all'industria stessa. Non si tratta quindi di una sparizione di quegli esseri mitologici, ma di un'evoluzione del mondo commerciale nei videogiochi.

V: Tutto sommato, che siano modelle o cosplayer, il binomio tra bellezza e videogame ha retto la prova del tempo, a differenza delle Grid-girls, le cosiddette ombrelline, che hanno abbandonato la scena a partire dal 2018. Sebbene la compagine asiatica e losangelina abbia visto esplodere e radicarsi il fenomeno della ragazza immagine, per quanto concerne l'Italia la situazione è sempre stata molto più sobria e priva di eccessi. Ovviamente, le manifestazioni nostrane risultano senza dubbio più contenute in numero di presenze e di rilevanza a livello mondiale, e il colore tra le bancarelle e gli stand è dato da appassionate e amanti del genere che per un giorno o due vestono i panni del proprio personaggio preferito.

Quando la presentazione di un prodotto si trasformava in uno show a tutti gli effetti.

S: Sicuramente rimangono ancora numerose problematiche da risolvere ma è innegabile quanto le cose siano cambiate nel corso degli anni. Certo, dobbiamo ancora vedere in che modo si evolveranno queste dinamiche, soprattutto col ritorno degli eventi dal vivo, ma noi del settore ci auguriamo di poter assistere a una sempre più graduale evoluzione positiva. Una cosa è sicura: adesso i publisher dovranno contare su altri mezzi di strategia e comunicazione, e questi dovranno essere efficaci se vorranno ammaliare i giocatori perfino per i prodotti meno interessanti. Dal canto mio, spero di vedere una maggiore rappresentanza femminile a 360 gradi. Non mi riferisco esclusivamente alle cosplayer o alle presentatrici ma anche alle sviluppatrici, alle social media manager e a tutto ciò che riguarda il mondo interno videoludico.

V: Non sappiamo se le manifestazioni dedicate ai videogiochi diverranno completamente digitali dopo ciò che è avvenuto in questi ultimi due anni. Quel che è certo è la voglia di assistere a sempre più spettacoli ed emozioni sui palchi di questi grandi eventi che da sempre hanno cercato di farci sognare. Fin quando vi sarà la consapevolezza dell'immagine che tali ragazze sono chiamate a rispecchiare per qualche giorno, un caldo sorriso ad attenderci nei padiglioni porterà sicuramente più colore e attrattiva piuttosto che una marea di polemiche sterili. In fondo, chi siamo noi per giudicare?