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Danganronpa 2: Goodbye Despair - review

Stile, sostanza e narrazione impeccabile.

Se avete avuto il piacere di giocare il primo episodio di Danganronpa, in una delle sue numerose incarnazioni, saprete già che il titolo di cui stiamo per parlare è ricco di carattere e di stile, oltre ad essere sostenuto da una narrazione e un gameplay estremamente piacevoli.

L'eredità che Danganronpa 2 ha prontamente raccolto, infatti, gettava le basi per un ottimo sequel, anche se in questi casi gli elementi più importanti e delicati sono senza alcun dubbio la sceneggiatura e la caratterizzazione dei vari personaggi del cast.

Esattamente come il suo predecessore, quindi, Danganronpa 2: Goodbye Despair è una graphic novel con tonnellate di testo, qualche mini-gioco e, dettaglio più importante in assoluto, un gran numero di richiami a quel Phoenix Wright che tanto abbiamo apprezzato su una vasta gamma di piattaforme.

Le premesse sono molto simili a quelle del primo episodio, con uno studente pronto a vivere il suo primo giorno presso la rinomata Hope's Peak Academy, famosa per accogliere solo studenti speciali, talenti straordinari a cui viene data l'opportunità di perfezionare le proprie capacità.

L'adattamento in Inglese è generalmente curato, anche se occasionalmente ci siamo imbattuti in qualche piccola sbavatura.

Hajime Hinata, questo è il nome del protagonista, è apparentemente un ragazzo come tanti, ma è comunque riuscito ad essere ammesso all'accademia. Incontrati i compagni di classe arriva il momento di incontrare Monomi, bizzarro peluche parlante che dichiara di essere l'insegnante del gruppo.

Le stranezze, poi, non si fermano qui, e poco dopo la paffuta coniglietta rosa trasporta magicamente gli studenti in un'isola tropicale chiamata Jabberwock Island, luogo in cui la classe dovrebbe vivere qualche giorno tranquillo per fare gruppo e consolidare i rapporti interpersonali.

La realtà, naturalmente, è ben diversa, e in un attimo il viaggio ricreativo si trasforma in un vero e proprio inferno. In seguito al ritorno del sadico Monokuma (che chiunque abbia giocato il precedente episodio non faticherà a ricordare), un'esperienza potenzialmente piacevole si trasforma in una sorta di remake di Battle Royale, con gli studenti costretti ad uccidersi a vicenda per ottenere il diritto di lasciare l'isola.

A differenza del celebre film nipponico, tuttavia, in questo caso per guadagnarsi la libertà non basta eliminare i compagni, ma è necessario farlo di nascosto e senza farsi scoprire dal resto della classe.

Questa è Usami, insegnante della classe di Hajime Hinata. Per la serie 'le follie di Danganronpa'.

Questo fa sì che, già dopo il primo omicidio, il gruppo di studenti collabori in una sorta di gruppo di investigazione con l'intento comune di smascherare i colpevoli del caso. Colpevoli che, però, potendo contare sull'anonimato faranno di tutto per depistare le indagini e farla franca.

Ogni capitolo del gioco (sei in totale) è diviso in diverse sezioni: nella prima si tessono i rapporti con i vari personaggi del gioco avanzando con la trama. Nella seconda si scopre uno degli efferati delitti (senza mai rinunciare a un po' di sano fan-service) e nella terza si porta avanti una sorta di processo in cui si cerca di individuare e inchiodare il colpevole a suon di Truth Bullet, la versione "danganronpiana" delle prove di Phoenix Wright.

Come avrete certamente immaginato, ambientazione a parte non sono molto le novità introdotte in Danganronpa 2. Le dinamiche di base sono rimaste invariate e al di là di alcuni nuovi mini-giochi la struttura è la stessa che avevamo apprezzato nel precedente episodio.

Anche le nuove sfide, in sostanza, non sono altro che piccole evoluzioni di quelle già disponibili in Trigger Happy Havoc, come dimostra la Panic Talk Battle. Questo mini-gioco, infatti, è molto simile alla già nota Bullet Time Battle, con la semplice aggiunta dello shielded heart e della necessità di compilare l'accusa finale mettendo insieme correttamente quattro parole.

Il character design è, come sempre, incredibile. Tutti i personaggi sono dotati di un fascino unico.

I mini-giochi inediti, invece, non convincono pienamente e a volte risultano macchinosi e poco coinvolgenti.

Il vero valore aggiunto sono i personaggi, con le loro sfumature, le manie e, naturalmente, i talenti che gli hanno fruttato l'ammissione alla Hope's Peak Academy. Al pari di quanto accadeva nei vari episodi di Phoenix Wright (e già nel primo Danganronpa), gli studenti crescono via via che si procede con la trama, mettendo in mostra debolezze normalmente celate o le ambiguità del loro carattere.

Ed è proprio per questo che andando avanti con il gioco si fa sempre più fatica a sopportare il fatto che alcuni di quei meravigliosi personaggi siano destinati a morire, uccisi da altri membri del cast.

Sotto questo punto di vista gli sviluppatori hanno dimostrato ancora una volta la loro eccellente capacità di creare situazioni perfette per giocare alla roulette russa con le emozioni del giocatore, ora coccolandolo, ora pugnalandolo alle spalle con colpi di scena pazzeschi.

Tutto questo è accompagnato da una realizzazione tecnica molto simile a quella del precedente episodio, con la particolare (ma gradevole) impostazione 2.5D che fonde le ambientazioni poligonali con le splendide illustrazioni realizzate da Komatsuzaki Rui.

Danganronpa 2: Goodbye Despair nel trailer in Inglese.

Da segnalare l'inedita scelta stilistica che accompagna le fasi esplorative di Jabberwock Island, che vedono il protagonista spostarsi lungo un piano bidimensionale mentre va a caccia di indizi.

Sul fronte sonoro abbiamo particolarmente apprezzato il ritorno del doppio audio (inglese e giapponese), che permette di scegliere il doppiaggio più adatto alle proprie esigenze (quello nipponico è nettamente superiore). La colonna sonora svolge egregiamente il proprio dovere, sottolineando i vari cambi di ritmo e, soprattutto, di atmosfera.

Se amate le graphic novel e non avete mai giocato le versioni PSP, Android e iOS di Danganronpa 2, uscite nel 2012, vi consigliamo caldamente l'acquisto di questa conversione per Vita, anche per incoraggiare l'ottimo lavoro di chi continua a credere nella distribuzione in Occidente di questo genere di giochi.

8 / 10