Dante's Inferno
Dolcissima dannazione.
Dove eravamo rimasti? Ah sì, alla primissima preview del gioco ambientata in una versione riveduta e (s)corretta del Limbo, alle immancabili polemiche sulla legittimità filologica di un'opera come quella di EA, ai pro e ai contro di un'operazione simile.
L'ho già scritto più volte e non mi dispiace ripetermi: personalmente sono a favore di Dante's Inferno. Adoro gli hack and slash, sono un fan del team (Dead Space è un titolo grandioso grazie al quale Visceral Games ha dimostrato di meritarsi appieno la mia stima), impazzisco per un certo tipo di immaginario oscuro e medievaleggiante e la sola presenza di Wayne Barlowe basterebbe ad entusiasmarmi alla grande.
E' vero, il gioco non è minimamente rispettoso nell'intento di traduzione videoludica del capolavoro dantesco (in fin dei conti si è sempre e comunque parlato di adattamento però, no?) ma tant'è: non saranno certo questioni filosofiche ad ostacolare il mio godimento al cospetto di un prodotto simile.
Visto ancora una volta e ancora più da vicino, Dante's Inferno sembra davvero la copia spudorata di God of War III (che a sua è la copia spudorata di se stesso, ahinoi), anche se paradossalmente rispetto al titolo Sony Santa Monica l'epopea EA ha un vantaggio da non sottovalutare: la freschezza artistica. Già, perché laddove God of War III si limita a ripresentare le medesime ambientazioni di sempre con una resa grafica sovraumana, Dante's Inferno promette di essere una continua sorpresa.
Grazie alle visioni da incubo di Barlowe ogni passaggio nasconde un twist inatteso, ogni scorcio offre una diversa prospettiva sugli eterni tormenti delle anime dannate: passerete allora dalle putrescenti acque dello Stige alla fiammeggiante imponenza delle mura di Dite, rimanendo inevitabilmente estasiati da uno spettacolo tanto sontuoso quanto scenicamente impressionate.
Durante la prova a porte chiuse abbiamo avuto modo di inoltrarci in anteprima nel 5° girone, quello dedicato all'Ira. Dopo aver assolto o condannato Filippo Argenti con una scelta morale alla Bioshock, Dante attraversa (con movenze identiche a quelle di Kratos, addirittura le animazioni sembrano fotocopiate!) il paludoso fiume infernale utilizzando una strana struttura di pietra, massacrando nemici volanti senza soluzione di continuità. Grandiosamente gustosa nella sua blasfemia l'idea di utilizzare un crocifisso come arma secondaria, con una sorta di "energia della fede" che viene irradiata prepotentemente dalla reliquia sacra.
Giunto a riva l'Alighieri scoprirà a sue spese un'orrida verità: la piattaforma sulla quale viaggiava altro non era che la testa di Flegiàs, qui riprodotto nelle fattezze di un titanico e ferocissimo demone infuocato. L'enorme creatura vi seguirà lungo tutto il livello, ed una volta arrivati alla fine (non senza ovviamente sanguinolenti scontri con personaggi come un'anima dannata di sesso femminile dalla corporatura leggermente sovrappeso che vi attaccherà vomitandovi addosso e...udite udite...lanciando verso di voi umori di ogni tipo!) non ucciderete Flegiàs, ma ne prenderete il controllo, dirigendovi verso le fiammeggianti mura di Dis.
La presentazione si è chiusa con una panoramica sulle imponenti fortificazioni della città infernale: il ritratto dell'aldilà di EA è impressionante, con un palpabile senso di malvagità opprimente sottolineato anche dalla colonna sonora e dalle incessanti urla di sofferenza dei dannati. Nulla da dire: la discesa all'Inferno sarà senza dubbio un viaggio da ricordare.