Day of the Tentacle
Prove generali di conquista del mondo.
Non bisogna credere però che il risultato finale, ancora oggi ammirabile con i vostro occhi, sia il frutto di un parto improvviso, ma in realtà stiamo parlando del raggiungimento di una meta prefissata con attenzione e amore per il proprio lavoro: per capirci, le intenzioni iniziali del duo Grossman e Schafer erano quelle di raccordarsi in maniera molto più lineare con il primo Maniac Mansion, permettendo sulla falsariga del capitolo precedente di scegliere anche per questa avventura tre personaggi all'interno di una rosa di sei.
Questa soluzione venne però abbandonata non appena ci si rese conto che uno sviluppo così massiccio avrebbe portato a un decadimento qualitativo dell'avventura, spianando così la strada a DOTT così come oggi lo conosciamo. Come dargli torto, visto quanto ottenuto?
Dal punto di vista tecnico, il sempre affidabile SCUMM (l'interfaccia grafico/testuale inventata a suo tempo dal geniale Ron Gilbert per il primo capitolo), giocò qui ancora la parte del leone, portando però in grembo alcuni spunti che verranno rielaborati pesantemente in futuro, come ad esempio la possibilità di trascinare gli oggetti del proprio inventario.
Dalle produzioni successive la divisione in due parti distinte dell'area di gioco, una deputata a inventario più azioni, l'altra alla rappresentazione visiva delle vicende, verrà così abbandonata in favore di una gestione a tutto schermo, più immediata e probabilmente anche più utile all'immersione del giocatore nel mondo di gioco. Anche il sonoro fece infine la sua parte, grazie soprattutto a una versione doppiata che permette di godere ancora più a fondo della comicità e delle espressioni particolari dei vari personaggi; a corredo di ciò, la musica di sottofondo sottolinea con perizia l'approssimarsi dei momenti critici oltre che fedele e mai invasiva compagnia per le (poche) ore richieste per terminare Day of The Tentacle.
Consapevoli di tutti questi fattori, estetici e non, il risultato ottenuto dal punto di vista grafico ricalca quindi in maniera ancora più evidente gli scopi per i quali DOTT venne creato: fondali dai colori sgargianti, animazioni fluide in grado di rendere al meglio spostamenti ed espressioni facciali e un'attenzione che ne fece uno dei migliori risultati sul campo dell'epoca, decretano infatti a chiare lettere la promessa di vita immortale per una produzione così particolare.
Nonostante però tutti questi punti a favore, al momento sembrerebbe che l'attenzione rivolta verso l'universo dei tentacoli sia via via scemata, fino a cadere in un dimenticatoio dal quale crediamo che difficilmente lo vedremo riemergere, perlomeno a breve. Questo considerando anche la notizia circolata a fine 2009 che vuole LucasAstrs rivalutare quell'enorme tesoretto rappresentato dai franchise sviluppati dalla casa stessa nel suo periodo d'oro.
Probabilmente grazie anche all'attenzione riservata ai viaggi nel tempo, DOTT riesce in ogni caso a mantenere quel sapore di freschezza che difficilmente un titolo così datato è in grado di conservare, soprattutto se giunto sulle soglie della maggiore età.
Analizzandolo a freddo, non si può però nascondere quel sapore amaro che rimane in bocca avendo la consapevolezza di cosa sia diventata oggi la LucasArts per noi avventurieri: una triste vestigia di quella che una volta consideravamo una madre premurosa in grado di emozionarci e di accompagnarci per mano nel mondo dei sogni.
Per fortuna, quando ne sentiamo fortemente la necessità, è ancora possibile fare un salto nel nostro CRON-O-BINETTO...