Days Gone (PC) - recensione
L'orda di Furiosi arriva su PC ed è più travolgente che mai!
Nonostante Sony si tenga stretta alla sua strategia basata sulle esclusive, ultimamente s'è dimostrata interessata a cedere qualcuna delle sue IP che sembravano intoccabili. A beneficiarne sono state Steam ed Epic Games, che dopo Horizon Zero Dawn si preparano ad accogliere Days Gone. L'open world di Bend Studio (che ricordiamo, con Syphon Filter sono stati tra i primi esploratori del genere action-stealth), nonostante la tiepida accoglienza al lancio ha oggi raccolto un'orda di fan che ne chiede a gran voce un sequel.
Non sono mancate le polemiche. La saga di Days Gone si fermerà qui, pare, perché è stato affossato da un punteggio Metacritic in cui la media del 7 è considerata sinonimo di fallimento. Il Creative Director John Garvin ha rivolto l'accusa ai giocatori, colpevoli di non comprare sempre e solo al day one, a prezzo pieno.
Era la frustrazione a parlare, ma se è vero che i Syphon Filter dovevano vedersela con la pirateria, per Days Gone il vero nemico condivideva lo stesso tetto: competeva niente poco di meno che con The Last of Us e l'allora imminente sequel. Le differenze tra i due giochi sono profonde, abissali se andiamo oltre la superficie, ma si sa, la prima impressione fa molto.
Certo, con le storie di zombie (anzi, Furiosi o Freaker), una seconda vita non è mai da escludere. Days Gone vuole allungare le braccia putrescenti da non morto, scavare il terreno e abbandonare la sua ingiusta tomba: perciò un port su PC, con gli upgrade grafici del caso, è un'ottima occasione per sondare il vero interesse del pubblico acquirente e vedere se operare di necromanzia su un franchise che vuole rinascere.
Ma Days Gone è tutt'altro che putrescente, le metafore a tema non gli fanno onore: anche senza gli attuali upgrade grafici vanta di foreste mozzafiato, scenari da percorrere a rotta di collo e condizioni meteo uniche, dinamiche, evocative come la pioggia su un lago a ridosso di un villaggio costruito tra querce secolari e inferriate arrugginite. Ad aver frenato la sua adrenalinica verve on the road è stata la sua semplicità da Blockbuster.
L'intuizione di scegliere come ambientazione il solitario nord-est del Pacifico, a ridosso della Catena delle Cascate, ha permesso agli sviluppatori di trovare la perfetta combinazione tra bellezza e inquietudine. L'Oregon è infatti un setting perfetto per le storie post-apocalittiche, complice l'epica del viaggio verso gli estremi confini del mondo occidentale.
Immaginate di sfrecciare sulla vostra moto e incontrare un fiume di non morti che avanza nel loro beato e violento blackout di cervelli. Le deserte autostrade dimenticate, i tunnel incastonati sotto montagne di conifere, i picchi solitari tra i piloni e le antenne radio, i tramonti infiniti e le ombre lunghe, lunghissime, tra cui si agitano gli zombie. Days Gone punta su quest'immaginario per costruire qualcosa a cavallo tra le atmosfere rurali di The Walking Dead (che però è ambientato in Georgia) e un più tradizionale Oregon Trail in salsa non morti (che esiste già e si chiama Organ Trail).
Ed ecco che viene il momento dei fatti, perché è inutile esaltare un setting senza mettere sul tavolo quali sono le effettive novità grafiche di questo nuovo lancio, potenziato, su PC. Days Gone vanta adesso una grafica scalabile nel più minimo dettaglio, ha i framerate sbloccati e supporta i monitor ultra-wide. Superati i 60 fps sfrecciare sulla moto schivando proiettili, zombie rantolanti e veicoli abbandonati è un'esperienza fantastica.
Il lavoro più evidente è stato svolto sul fogliame e sul LOD (livello di dettaglio), anche se la differenza non è abissale. Il controllo sulla luminosità, sulle ombre e sulle texture è però tale da poter cambiare di netto non solo la qualità degli oggetti, più voluminosi e torniti, ma quasi l'atmosfera delle intere aree, ombreggiando fino a sfiorare i toni dell'horror puro (e non da splatter B-movie). Attenzione, però, perché i modelli sono sempre i soliti, imperfetti e a momenti poco espressivi. Ma se è la prima volta che vi approcciate a Days Gone, su PC andate di sicuro incontro alla versione migliore possibile.
Se metà dell'open world lo fa la qualità della simulazione (l'altra metà è chiaramente il gameplay), Days Gone, giocato a Ultra, offre un'esperienza più immersiva, complice non solo il contesto grafico ma anche i suoni ambientali o il fracasso del motore scoppiettante della moto. Da non sottovalutare infine la possibilità di regolare ad hoc la profondità di campo e la qualità della nebbia, così da godere al meglio di panorami e scenari e non sentirsi troppo addosso alle spalle di Deek, il burbero protagonista.
Non si parla al momento di Ray Tracing e DLSS, anche se le ultime dichiarazioni fanno ben sperare e la modalità foto è lì proprio per titillare gli animi di chi possiede le migliori schede grafiche. L'ottimizzazione è molto buona: il supporto copre controller di terze parti, adatta il linguaggio dei menù ai tasti tipici di Microsoft, offre comodità per chi volesse giocare con mouse e tastiera.
Il gameplay non è cambiato di una virgola dalla versione base, è convenzionale (si potrebbe dire classico) e si attesta sul TPS standard senza biasimo e senza lode. Come in Assassin's Creed e The Witcher potrete sfruttare una vista speciale, per cercare indizi e oggetti. Il crafting e l'inventario sono gestiti dai grilletti (giocando con il controller) e ci sono shortcut per velocizzare alcune meccaniche, come le cure o l'uso della torcia. La componente stealth è un po' troppo a favore del giocatore e si basa sul semplice accovacciarsi e il controllo del rumore causato. Ma è piacevole, specie durante l'assalto agli accampamenti umani, disseminati di trappole di vario genere.
Il gunplay è basilare e adatto sia a chi ama giocare sfruttando le coperture sia a chi ama muoversi alternando fucilate al corpo a corpo. Siamo comunque lontani dalla sensazione di "fisicità" degli FPS più blasonati. Aumentando di livello si può scegliere in quale stile di combattimento specializzarsi e quale competenza survival approfondire. Per esempio, si può apprendere come costruire due medikit a partire dalla stessa quantità di risorse o come trovare più facilmente piante sparse nel territorio.
La mappa è molto leggibile e lo spostamento avviene per lo più in moto. La trama è abbastanza serrata (anche se molto generica, soprattutto nelle fasi iniziali), mentre le attività secondarie (campi da conquistare, nidi di zombie da bruciare e collezionabili da trovare) hanno i tipici difetti delle produzioni Ubisoft: ripetitività a tratti evitabile.
Quest'edizione include infine tutti i DLC (comunque già gratuiti) del post lancio, avrete dunque un prodotto al picco delle sue potenzialità. Oltre alla già citata modalità foto, troverete le nuove difficoltà Sopravvivenza e Sopravvivenza II, che riducono il supporto dell'interfaccia utente e tolgono comodità come il fast travel. La modalità Sfida sfrutta invece il mondo di gioco per catapultare il giocatore in arene di combattimento o missioni da completare in moto. Ciliegine sulla torta, il new game + e le skin per cavalcare la moto come un vero centauro.
La bellezza dell'Oregon e il gameplay tra action, stealth e survival, fanno di Days Gone un viaggio unico. A volte vi sorprenderà una nevicata, altre volte uno zombie famelico. Questo nuovo lancio sarà il momento della verità. A seconda di come andranno le vendite su PC la creatura di Garvin e Bend Studio sparirà per sempre, percorrendo una lunga autostrada e inseguendo il sole al tramonto, oppure riuscirà a diventare un franchise e tornare in pista più agguerrito che mai.
Non possiamo dunque che confermare il nostro precedente giudizio, che tiene conto dei limiti tipici dell'open world in cui si inscatola l'avventura di Deek, ma anche delle grandi intuizioni di Bend Studio, a cominciare dagli scenari mozzafiato e dai percorsi accidentati da superare slalom dopo slalom e con una moto rombante. Days Gone, nonostante non abbia il carisma di un God of War, ha comunque i suoi assi nella manica.