Days Gone - recensione
Sons of Anarchy incontra The Walking Dead.
Sony è uno dei pochi publisher che crede fermamente nel valore delle produzioni in singolo giocatore. Grazie al suo solido catalogo di esclusive, capitanato da God of War e Marvel's Spider-Man, la casa giapponese ha dimostrato come questo genere di giochi sia ancora estremamente apprezzato e soprattutto remunerativo. In attesa di Ghost of Tsushima e The Last of Us 2, tocca a Days Gone tenere alto il vessillo delle produzioni first party di Sony, rintuzzando l'offensiva di Microsoft, che sta facendo incetta di studi di sviluppo di talento per rimpolpare il proprio catalogo.
Il problema è che la produzione dei Bend Studio, i responsabili di Uncharted: L'abisso d'oro e gli ultimi Syphon Filter, ha avuto un passato più travagliato di quello del suo protagonista: Deacon St. John. I mesi di sviluppo aggiuntivi che abbiamo dovuto attendere prima di mettere le mani sul gioco, infatti, hanno evidenziato la difficoltà da parte del team di Bend, Oregon, di dare una coesione al suo ambizioso progetto.
Days Gone, infatti, sembra voler mescolare le atmosfere di The Walking Dead con i personaggi di Sons of Anarchy. A questo va aggiunta una spruzzata di Assassin's Creed e un tocco di The Last of Us. Amalgamare tutti questi elementi, come era prevedibile, non si è rivelato un compito semplice, e spesso, durante la partita, si può notare come alcune parti non riescano ad avere la stessa qualità del resto dell'opera.
L'Intelligenza Artificiale, per esempio, non è sempre convincente. Non tanto negli "zombie", loro è giusto che non siano particolarmente svegli, soprattutto di giorno quando vanno in letargo, quanto negli esseri umani. È vero che spesso ci troveremo ad affrontare schiere di fanatici drogati, quindi non proprio un esempio di furbizia e lungimiranza, ma la capacità dei nemici di rintracciarci all'interno dello scenario o di essere consapevoli che qualcosa non va come dovrebbe è davvero limitata. Questo rende alcune battaglie piuttosto deludenti, soprattutto per via di una certa inettitudine degli avversari.
C'è da dire che è difficile programmare un sistema così complesso che reagisca sempre in maniera coerente con l'azione. In caso di scontro, infatti, abbiamo davvero tante opzioni con le quali provare ad avere la meglio dei nemici. Affrontarli a viso aperto è la soluzione sicuramente più semplice. Deek ha sempre a disposizione un ampio arsenale sul quale poter contare nei momenti più adrenalinici. Tra fucili, pistole, bombe e balestre sarà possibile scatenare un bel caos. L'unico limite è che questo tipo di atteggiamento non è facilmente sostenibile: le munizioni sono scarse, così come i materiali coi quali costruire molotov e trappole. sarà sempre possibile recuperare armi e proiettili dai caduti, ma questi saranno di qualità scadente e mai in abbondanza.
Per questo motivo saremo costretti ad avere un profilo più basso. Molte armi, come per esempio la balestra o la pistola, possono uccidere silenziosamente. Il protagonista, nonostante le dimensioni, sa muoversi in maniera estremamente silenziosa e non ha nessuno scrupolo a passare il suo coltellaccio sulla gola dei nemici. È in questi frangenti che l'IA mostra prevalentemente il fianco, dato che un cespuglio diventa troppo spesso un riparo infallibile per quasi tutte le scorribande di Deacon. Gli umani perderanno troppo facilmente le nostre tracce consentendoci di ingannarli con troppa facilità. A questo possiamo aggiungere un sistema di combattimento non particolarmente viscerale, più all'Uncharted che alla Gears of War, tanto per intenderci, i cui limiti sono volutamente accentuati all'inizio dell'avventura per dare un senso di progressione delle abilità di Deek.
Attraverso un semplice sistema di abilità potremo decidere come sviluppare le capacità del protagonista. Potremo migliorare la sua conoscenza delle armi o renderlo un feroce picchiatore. Molto utili anche le abilità di sopravvivenza, grazie alle quali ottenere più oggetti o migliorare l'intuito del protagonista. Saremo, infatti, costantemente alla ricerca di rottami e altri materiali coi quali fabbricare nuove armi. Le armi contundenti o la moto, infatti, si deterioreranno molto velocemente e vanno costantemente aggiustati. Le molotov, invece, sono fondamentali per bruciare i nidi o colpire un ampio numero di nemici.
Per nostra fortuna i combattimenti, soprattutto quelli contro gli umani, sono solo una delle parti che compongono Days Gone. Quella creata dagli studi di Bend è un'avventura sull'amicizia, sull'amore, sull'onore e su come questi valori vengono stravolti da un evento apocalittico come quello che ha sconvolto il mondo questo angolo degli USA.
Gli ingredienti utilizzati non sono particolarmente originali: una misteriosa malattia ha trasformato milioni di persone (e alcuni animali) in non morti. Un'altrettanto misteriosa organizzazione governativa non si capisce se stia cercando di trovare una soluzione alla pandemia o se sia la causa della stessa. Nel frattempo il mondo sta andando a rotoli, con i "buoni" che si sono organizzati in fazioni concorrenti, ognuna governata da una propria filosofia, mentre i "cattivi" sono tali e quindi vanno in giro a razziare e distruggere senza troppe implicazioni filosofiche dietro.
Nel mezzo ci sono gli zombie e i randagi, ovvero quelle persone che hanno deciso di non affiliarsi a nessuna comunità e cercano di sopravvivere in qualche modo. Deacon è una di queste persone e grazie a ciò possiamo muoverci liberamente per la mappa, scegliendo di volta in volta le missioni da seguire e la fazione da aiutare. Questo, ovviamente, nei momenti nei quali non si seguirà la storia principale, lunga, ma sviluppata in missioni dallo svolgimento lineare.
La struttura di Days Gone potrebbe assomigliare a quella di molti altri open world sul mercato. Ci sono le missioni principali, che progressivamente ci portano a scoprire nuove zone della mappa e tutte le fazioni presenti sul territorio, e secondarie, che aiutano a recuperare risorse, approfondire la storia, liberare alcune zone infestate, trovare equipaggiamento e migliorare i rapporti con le varie fazioni.
L'Incubo, ovvero la zona dell'Oregon nella quale è ambientata la storia, è una regione vasta e impervia, punteggiata da piccoli insediamenti urbani ormai abbandonati e qualche sparuto campo di sopravvissuti. È una zona prevalentemente selvaggia, che potrebbe ricordare la mappa di Red Dead Redemption in salsa più moderna. Sfortunatamente Bend Studio non ha avuto il tempo e il budget di Rockstar per rendere la mappa altrettanto ricca di segreti, dettagli e "vita", ma nonostante questo girare per le sue strade interrate in moto è piuttosto piacevole e interessante, soprattutto grazie al tempo dinamico e al cambio di stagione.
A parte qualche calo di frame rate, presenti all'inizio, ma decisamente migliorati con una serie di patch (siamo già alla 1.04), lo scenario offerto dall'Incubo è, nome a parte, da sogno. Fitti boschi, picchi innevati e cieli stellati caratterizzeranno la vostra avventura, peccato per le tonnellate di non morti che faranno di tutto per mangiarvi.
Come dicevamo, però, non tutti sono esplicitamente cattivi. Ci sono degli accampamenti nei quali poter trovare rifugio e commerciare. Fare dei favori ai diversi leader non solo consente di accumulare qualche credito in più grazie al quale acquistare munizioni e carburante per la moto, ma dà la possibilità di mettere le mani su potenziamenti piuttosto interessanti che vanno a semplificare la vita nell'Incubo. Un serbatoio più capiente consente di fare qualche chilometro in più prima di dover fare nuovamente il pieno, un set di gomme invernali ci fa avere una migliore aderenza, mentre un'arma meno usurata sarà più potente e precisa. Per poter comprare alcune di queste cose non basterà semplicemente aprire il portafogli, ma occorrerà avere una buona nomea all'interno del campo.
Date le risorse limitate, scegliere dove investire i propri denari, oltre che i punti abilità, indirizza il nostro stile di gioco. In altre parole è inutile spendere tutti i punti abilità sulla capacità di sparare di Deek o su armi più potenti se passiamo più tempo tra i cespugli a far fuori silenziosamente i non morti che in sella alla moto.
Detto questo sarà sempre importante tenere sotto controllo le condizioni del nostro mezzo. All'inizio la moto berrà più di un topo piumato nel deserto e sarà più delicata di un bacio al risveglio, ma pian piano saremo in grado di renderla un veicolo degno dell'Incubo. Per questo sarà bene potenziare tutte le sue componenti il prima possibile (oltre che renderla più bella), così da rendere gli spostamenti più veloci e gli inseguimenti più emozionanti. La moto ha un'importanza capitale all'interno di Days Gone. Sarà il nostro mezzo di trasporto, ma anche il luogo nel quale stivare tutti i nostri oggetti o poter salvare in qualunque punto della mappa. Senza considerare che è possibile personalizzarla esteticamente e sfoggiare uno stile invidiabile anche ad un passo dalla fine del mondo. Sarà quindi fondamentale trattarla bene, anche perchè il ritrovarsi senza benzina o col motore rotto, infatti, non è mai bello, soprattutto se si ha un'orda di zombie alle calcagna.
Le orde sono poi il fiore all'occhiello del gioco. Enormi, spaventose e aggressive, incontrarne una all'inizio dell'avventura sarà un bel problema. Col progredire della storia, invece, impareremo a conoscerle e persino a combatterle. Questi incontri, come è facile prevedere, sono tra i più spettacolari e adrenalinici di tutto Days Gone. L'enorme numero di zombie che ci sarà vomitato contro richiede un pizzico di strategia, oltre che tanta forza bruta, per essere domato. A meno di voler diventare un succulento spuntino.
In questo occasioni si nota come la storia di Deacon scorra via liscia, senza grossi sussulti. Ci sono un paio di confronti più tesi degli altri, qualche combattimento più feroce o inseguimento più lungo, ma la struttura aperta del gioco non ha consentito di introdurre combattimenti degni di nota all'interno di Days Gone, orde a parte. Il tutto poi scorre piuttosto tranquillo fino al convulso finale, dove gli sviluppatori si sono trovati costretti a limitare la libertà del giocatore per aumentare decisamente il ritmo della narrazione.
Da questo si può capire come, se sezionato, Days Gone presenta ancora degli elementi non rifiniti come l'intelligenza artificiale, l'unione tra le diverse fasi scriptate del gioco, la successione delle missioni o la fluidità del frame rate. A differenza di quasi tutte le altre esclusive per PlayStation 4 il gioco di Bend Studio non arriva nei negozi tirato a lucido, ma questo non gli impedisce di avere un suo innegabile fascino. Esattamente come il suo protagonista non è perfetto, forse un po' sporco, ma dannatamente carismatico.
Deacon St. John col suo essere costantemente sospeso tra l'essere un assassino a sangue freddo e un cucciolone innamorato, conquisterà immediatamente i nostri cuori grazie a quel suo atteggiamento da canaglia, alla contorta morale e al mezzo sorriso sempre stampato sulla bocca. La sua storia è interessante e Bend è brava a giocarsi le sue carte, inserendo argomenti scottanti e senza risparmiarsi qualche scena piuttosto forte e persino qualche colpo di scena. L'Incubo, inoltre, è una terra affascinante, ricca di misteri e personaggi carismatici e le orde sono una bella gatta da pelare, una di quelle che fa scorrere un brivido lungo la schiena quando scopriamo di essere stati notati.
La produzione, poi, dimostra la solita qualità di Sony: ogni dialogo è stato doppiato in italiano e sarà possibile combinare l'audio o i testi originali con quelli nella nostra lingua in qualunque momento del gioco, tramite un semplice menù. Forse la recitazione è spesso fuori le righe, ma l'avere un simile adattamento è ormai diventata una rarità, quindi teniamocelo stretto.
Riassumendo è difficile poter sintetizzare il giudizio su questo gioco in un semplice numero. Non abbiamo nemmeno le sfumature consentite dai decimali, così come non è possibile fare troppi distinguo. Coloro che sono alla ricerca di un gioco perfetto dal punto di vista tecnico o di una sfida impegnativa, con la quale mettere alla prova la propria mira virtuale o la capacità di ingannare gli avversari, difficilmente in Days Gone troveranno pane per i loro denti.
Se siete alla ricerca di una storia avvincente, di personaggi carismatici, di una nuova mappa da esplorare e tonnellate di zombie da maciullare, allora, siete nel posto giusto. Deacon St. John, Boozer e tutti gli altri sono compagni d'avventura eccellenti e le 30/40 ore di gioco che saranno necessarie per portare a termine la storia varranno la spesa del biglietto.
Days Gone è un gioco non perfetto, ma che sicuramente non passerà inosservato. E questo non è poco.