de Blob (Switch) - recensione
È tempo di dare una seconda mano di vernice!
Non è facile identificare a quale genere appartenga de Blob. Potremmo tagliare la testa al toro ed etichettarlo semplicemente come un platform tridimensionale. In fondo, saltare di qua e di là da un palazzo all'altro è la principale occupazione del protagonista. Molti preferiscono spostare l'attenzione sulle particolari meccaniche di colorazione degli ambienti, chiamando in causa quei puzzle game più votati all'azione. La verità sta probabilmente nel mezzo, ma nonostante i tentativi passati e presenti di ingabbiarlo all'interno di una categoria, de Blob ha trovato sempre il modo di evadere grazie alla sua dirompente originalità.
Originale però non significa perfetto. Il titolo sviluppato da Blue Tongue, riproposto su Nintendo Switch a dieci anni di distanza dalla sua prima apparizione, si porta dietro i tanti difetti che avevamo riscontrato provando la versione per Wii. Difetti che poi, in fase di recensione, avevamo deciso di ridimensionare, premiando appunto le idee, le novità e il divertimento che questa piccola perla era riuscita a regalarci.
de Blob è un gioco che trasmette istantaneamente allegria e spensieratezza, e tutt'oggi il suo fascino è in grado di ammaliare anche il più imbronciato dei giocatori. Ma gli anni passano, e se a prima vista tutto appare fresco e giovane come un tempo, indagando in più profondità ci accorgiamo che lo strato di cerone variopinto non basta a nascondere le prime rughe.
Nonostante ciò, poter rimettere piede a Chroma City è una grandissima emozione (anche se non ci è ancora chiaro se la creatura gelatinosa protagonista abbia o meno gli arti inferiori). Ancora una volta la tranquilla esistenza degli abitanti di questa città multicolore è messa a repentaglio dalla I.N.K.T. Corporation, un esercito di esserini scorbutici che ha intenzione di debellare ogni sfumatura cromatica dalla faccia del pianeta.
La caratterizzazione stilistica del mondo di gioco e in particolar modo dei buffi antagonisti rimane uno dei punti di forza di de Blob. Prima di ogni livello assistiamo ai loro goffi tentativi di mantenere il controllo della situazione, e ci è subito chiaro che il regime totalitario che hanno instaurato avrà vita breve, dato il grado di incompetenza che dà origine ai più comici incidenti, paragonabili alle disavventure dei Minions.
Edifici, alberi, veicoli, cartelli... Ogni singolo elemento di Chroma City è stato decolorato e il mondo appare ora come una distesa grigia e desolante. Spetta al giocatore, vestiti i panni rotolanti di Blob, riportare il colore in città. Fortunatamente per le strade sono ancora attivi i Verni-Bot, speciali dispositivi che hanno il compito di succhiare via le tinte da oggetti e abitanti per poi immagazzinare vernice nel serbatoio che si portano appresso. Piombando su di essi Blob è in grado di assorbirne il colore, e gli basterà poi sfiorare un qualsiasi elemento per riverniciarlo da cima a fondo, infondendo nuova linfa vitale all'ambiente circostante.
Ecco quindi che i vasti livelli si trasformano in una tela su cui possiamo sbizzarrirci liberamente. Rimbalzando fra i palazzi, saltando da un tetto all'altro, il mondo si anima letteralmente al nostro passaggio. Più colore riusciamo a distribuire, più abitanti si riversano in strada, pronti ad essere colorati a loro volta in un tripudio arcobaleno. Sono operazioni che avvengono in modo piuttosto meccanico, senza lasciar spazio alla creatività del giocatore, eppure il senso di soddisfazione che si prova è indescrivibile.
La strepitosa colonna sonora, che si integra perfettamente con le azioni che compiamo in gioco, contribuisce a rendere ancora più coinvolgente il gameplay. All'inizio di ogni livello arrivano al nostro orecchio giusto una manciata di note, un ritmo lento e monocorde che sottolinea appunto l'atmosfera di mesto grigiore che dilaga tutt'intorno. Poi, ad ogni pennellata, nuovi strumenti si aggiungono all'arrangiamento, e la gioia del risveglio cromatico si esprime in melodie funky e jazz, spesso tendenti al latino americano, che crescono d'intensità man mano che la città indossa la sua sgargiante veste da Arlecchino.
In de Blob non dovremo solamente pitturare case ed alberi a casaccio. Ogni livello è diviso in diverse aree, e per accedere a quelle successive occorre raggiungere un determinato punteggio. I punti, ovviamente, si accumulano colorando i vari elementi, ma soprattutto portando a termine le diverse sfide che ci vengono proposte dai nostri compagni d'arme.
Queste prove si dividono in quattro categorie: la prima consiste nel dipingere determinati edifici di un colore specifico; la seconda nello sconfiggere i nemici che ci vengono indicati; la terza nel seguire un percorso entro un limite di tempo; la quarta nell'accumulare sufficiente quantità di colore e nell'usarlo per conquistare un edificio particolarmente importante.
In questo modo al giocatore viene dato un senso di progressione. Si ha l'impressione di fare qualcosa, di vivere un'avventura, tant'è vero che per portare a termine il livello occorre superare alcune sfide principali. Il livello di difficoltà è sempre accessibile e chi intende correre ai titoli di coda senza soffermarsi a verniciare ogni anfratto non rischia di incontrare ostacoli insormontabili. Man mano che si avanza nel gioco i livelli si fanno sempre più complessi e articolati, ma a tenerci impegnati il più delle volte non sono i nemici sempre più forti e agguerriti o le trappole sempre più pericolose, bensì il senso di dispersione.
Può capitare infatti di perdere una sfida per la difficoltà di trovare il prossimo obiettivo all'interno del livello. Purtroppo non esiste alcuna mappa, strumento che si sarebbe rivelato estremamente utile anche per completare il gioco al 100%. Ci si può affidare solamente ad un rudimentale radar, spesso confuso e poco leggibile. Pure la telecamera, gestibile con la levetta analogica destra, tende a volte ad intralciare il nostro campo visivo. Anche aumentando la sensibilità del control stick al massimo, il movimento è lento e poco accurato.
Quest'ultima osservazione ci porta ad affrontare il primo grande difetto del gioco, ovvero il sistema di controllo. È sicuramente un sollievo non dover più scuotere il Wiimote per saltare, ma l'utilizzo del più tradizionale pulsante non ha reso l'azione del salto più agile e scattante. Quando si trova a mezz'aria Blob è lento e goffo, e spesso abbiamo l'impressione di non aver pieno controllo dei suoi movimenti. La cosa peggiore è quando atterriamo sullo spigolo di un edificio. Il gioco lo interpreta come un salto a parete, e la tonda creatura rimane quindi lì incollata, in attesa che il giocatore lo faccia rimbalzare via. Noi in verità vorremmo solo issarci dallo spigolo e salire sul tetto del palazzo, ma il più delle volte premiamo istintivamente il tasto del salto e Blob schizza via, costringendoci magari a ripetere un lungo percorso per arrivare al punto di prima.
Altro problema è la ripetitività di fondo. Se all'inizio il piacere di gironzolare in giro a colorare tutto e tutti prende il sopravvento, nella seconda metà dell'avventura cominciamo a provare un po' di stanchezza. Sono le sfide, più che altro, ad annoiarci. Manca la varietà necessaria per mantenere il giocatore incollato al controller fino alla fine. Solo l'ultimo livello offre qualcosa di diverso, grazie allo scontro con il boss finale tutto sommato intrigante.
Per assurdo, dedicarsi liberamente alla verniciatura di Chroma City rimane un'attività più divertente e gratificante. Il gameplay, con tutta la strategia di coinvolgimento emotivo descritta nei paragrafi precedenti, sprona il giocatore a completare i livelli al 100%. Operazione non facile, considerando appunto la complessità e ricchezza degli ambienti. Un albero e un cartello possono sempre sfuggire.
Purtroppo in questo caso de Blob non fa nulla per venire incontro ai giocatori, dato che non è possibile salvare i progressi di un livello. Il 100% deve essere raggiunto in una singola partita. Se usciamo e rientriamo dobbiamo ricominciare tutto da capo, il che potrebbe portare a frustrazione. Avremmo preferito poter ritornare in un livello in un secondo momento per raccogliere gli oggetti mancanti, come in un qualsiasi collectathon.
Va detto, però, che per chi non molla, de Blob offre una buona dose di contenuti. I dieci livelli possono tenere impegnati per una decina d'ore, tempo che i completisti possono tranquillamente raddoppiare. Portando a termine un quadro con una percentuale sufficientemente alta sblocchiamo poi delle sfide ulteriori, più avvincenti e complesse. Simpatiche infine le modalità multigiocatore, in poche parole tre diverse varianti del concetto "chi colora di più vince". Niente di trascendentale, ma in compagnia di due o tre amici possono strappare qualche risata.
Siamo genuinamente felici che THQ Nordic abbia deciso di rispolverare questa vecchia IP, e Switch è senza dubbio la piattaforma più adatta ad ospitare il ritorno di un marchio così allegro e colorato. Sull'ibrida Nintendo il gioco appare in forma smagliante, il cel shading è stato tirato a lucido e l'immagine è luminosa e cristallina sia in TV che sullo schermo della console. Peccato solo per il pop up di elementi grafici sulla media e lunga distanza, sempre presente ma in fin dei conti poco fastidioso.
È arrivato il momento, però, di riaprire l'occhio che avevamo chiuso dieci anni fa. Se l'originalità e fascino che esercita su di noi non sono mai stati messi in discussione, la ripetitività e i controlli imprecisi hanno un peso non indifferente sul nostro bilancio finale. Con de Blob su Switch è possibile oggi replicare la piacevolissima esperienza vissuta impugnando Wiimote e Nunchuk, ma il giocatore di oggi deve essere pronto ad accettare qualche piccolo compromesso.