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Death Trash - prova

Un sogno o un incubo?

Death Trash rientra a pieno diritto in quella categoria di giochi che ci piace definire "da sogno", non tanto per la qualità (sulla quale ci riserviamo di dare un giudizio in sede di recensione) ma perché la loro idea è stata partorita dalla fantasia di un unico individuo.

In questo caso quell'individuo si chiama Stephan Hövelbrinks e ha iniziato ad immaginare e a realizzare Death Trash in un'assolata estate del 2015, nella sua casa/studio a Berlino.

Dopo qualche mese venne raggiunto da un secondo sognatore dal nome importante: James Dean... ovviamente, NON quel James Dean. A lui dovremo tutta la parte sonora del gioco.

Insieme hanno lavorato duramente per 6 anni e il loro sogno diventerà realtà tra poco più di un mese, quando Death Trash uscirà in Early Access. Abbiamo avuto occasione di assaggiarne una piccolissima porzione grazie alla demo e siamo rimasti piuttosto colpiti dal particolare mix di stili che Stephan e James hanno stipato all'interno di questo ARPG. C'è un bel po' di cyberpunk, sci-fi, una spruzzata di horror, giusto un pizzico di black humor e alcuni richiami a Lovecraft... che poi in realtà basterebbero per riassumere il tutto.

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Ne avevamo già parlato brevemente all'inizio del 2018, stupendoci delle coraggiose scelte di game design fatte dal micro-team di sviluppo. All'epoca roba tipo Disco Elysium non era ancora uscita e pensare di poter giocare un RPG in cui era possibile, tanto per fare un esempio, vomitare a comando sembrava una follia. In Death Trash accade questo e anche di più.

In una sezione della demo ci siamo trovati di fronte ad un macchinario che per funzionare richiedeva "un pieno di materia organica"... esatto, per proseguire abbiamo dovuto fare proprio ciò che state pensando adesso. D'altronde solo chi è tanto pazzo da pensare di poter cambiare le cose alla fine le cambia davvero, giusto? Hövelbrinks ha proseguito su quella strada e sta per consegnarci uno dei titoli più particolari e grotteschi che abbiamo mai visto. Kraken fatti di carne che parlano e cercano nuovi amici, predoni vestiti di resti umani, pareti che trasudano liquidi organici, robot con una coscienza e il grilletto facile... questi sono solo alcuni degli spettacoli che vi aspettano in questo open-world non certo per educande.

Tutto è stato creato a mano, dal primo pixel alla più particolare delle meccaniche di gioco, una cosa stupefacente se pensate che stiamo parlando di un titolo open-world anche discretamente vasto. Il focus è sul single-player ma, per non farsi mancare nulla, è stata inserita anche una modalità coop. L'azione si svolge in tempo reale con combattimenti action che si alternano a fasi stealth, ma muovendoci in un mondo altamente ostile è essenziale fare economia di risorse.

Se siete tipi delicati questo non è il gioco per voi. Non mancano infatti scene a dir poco trash/gore e linguaggio... diciamo colorito.

Fortunatamente non mancano le classiche meccaniche di crafting, irrinunciabili in un gioco post-apocalittico, e un inventario ampliabile con una miriade di oggetti da trovare, creare e rubare. È già stato detto durante la recente presentazione che in teoria sarà possibile completare l'avventura uccidendo TUTTI i personaggi secondari del gioco. Al tempo stesso sarà però possibile risparmiarli, il che suggerisce una varietà di approcci possibile davvero ampia.

Avremo a disposizione armi da corpo a corpo, pistole, fucili e anche poteri psichici. I combattimenti sono importanti per raggranellare risorse, ma al tempo stesso vanno cautamente evitati in determinate occasioni. Può capitare infatti di avventurarsi in luoghi con pericoli al di fuori della nostra portata attuale, a quel punto muoversi facendosi notare il meno possibile non è consigliabile ma obbligatorio.

La modalità stealth si può attivare solo dopo aver ottenuto la tecnologia di mimetizzazione, cosa che nella demo avveniva quasi subito. Questa tecnologia permette di passare inosservati sotto le telecamere di sorveglianza ma non ci metterà totalmente al sicuro dalle attenzioni dei nemici. Questi possiedono il classico "cono visivo" che una volta incrociato impiegherà qualche secondo ad avvertire la nostra presenza, a quel punto non potremo fare altro che provare un attacco diretto da vicino (rischio alto) o tenerci a distanza e mirare con l'arma in nostro possesso posizionando il mirino sul bersaglio.

In base alle vostre abilità e al loro sviluppo potrete sbloccare nuove opzioni di dialogo e spesso trovare nuove vie per completare una missione.

Non siamo riusciti a capire se verrà implementata una routine di danni dipendenti dalla parte del corpo nemico colpita, per ora sembra tutto abbastanza casuale ma la demo metteva a disposizione solo una parte delle features del gioco finale e una porzione di mappa esplorabile abbastanza piccola. Tanto è comunque bastato per catturare la nostra attenzione e inserire Death Trash nella nostra wishlist.

Lo stile unico del suo universo è il vero Plus di questa produzione, che anche ludicamente però sembra avere parecchie frecce nella propria faretra. Il giorno dell'arrivo in Early Access è ormai prossimo, ne sentirete senz'altro riparlare.