Degrees of Separation - recensione
Una romantica storia di separazione.
L'incontro tra due realtà opposte tra loro è sempre stato, e sempre sarà, un argomento affascinante, spesso supportato da quella particolare teoria sui "gradi di separazione" che sostiene l'unione tra tutti noi. Ed è proprio su questo concetto che si basano narrazione e gameplay di Degrees of Separation, gioco indipendente sviluppato dai ragazzi di Moondrop che si sono potuti avvalere della scrittura di Chris Avellone.
Nel gioco vestiamo i panni di Ember e Rime, un ragazzo e una ragazza che vivono in mondi diametralmente opposti tra la loro: la prima è costantemente irrorata da una piacevole e calda luce solare, il secondo ha sempre vissuto nella solitudine di un castello avvolto da freddo e ghiaccio. I due, attraverso le sottili trame del destino, s'incontreranno senza però avere la possibilità di potersi toccare e abbracciare, separati da un muro immaginario che sono fortemente intenzionati a spezzare.
Da questo spunto narrativo (raccontato nella sua evoluzione da una voce femminile onnisciente) si sviluppa un puzzle/platform game a scorrimento bidimensionale, che sfrutta proprio la dicotomia tra caldo e freddo, fuoco e ghiaccio. Gli enigmi ci chiederanno sempre di interagire con oggetti influenzati dai due elementi, e muovendo uno o l'altro personaggio, la divisione in caldo o freddo dello schermo cambierà l'attivazione di alcuni degli oggetti con cui è possibile interagire. Lo scopo è di raccogliere delle sciarpe, spesso e volentieri poste in punti strategici e con enigmi di difficoltà crescente.
La progressione del gioco è abbastanza lineare, e attraverso delle porte di un castello abbandonato (una sorta di hub centrale) si entrerà all'interno di mondi diversi, che sfruttano sempre le stesse dinamiche di gioco, aggiungendo però qualche variabile in termini di poteri che possono sfruttare i due protagonisti.
Una cosa particolarmente interessante è sicuramente quella che riguarda l'impossibilità di "morire" o "fallire". La progressione che daremo al gioco sarà quasi interamente gestita da come decideremo di raccogliere le varie sciarpe sparse per i mondi di giochi, lasciando indietro quelle più complesse per tornarci in un secondo momento.
Avendo la possibilità di giocare in cooperativa locale, è indubbiamente con questa configurazione che il gioco offre la miglior esperienza possibile, collaborando nel movimento di entrambi i personaggi e nella risoluzione dei vari enigmi. Giocando in solitaria, l'esperienza rimane ampiamente godibile, ma la necessità di "switchare" costantemente tra un personaggio e l'altro, rende il tutto leggermente più confusionario. Inoltre, bisogna rilevare che in più di un'occasione, giocando in solitaria, i personaggi si sono trovati in situazioni leggermente spiacevoli, spesso incastrati all'interno di alcune zone del livello giocato. Nella stessa situazione, in cooperativa, la cosa non si è mai verificata.
Al netto di queste precisazioni, Degrees of Separation rimane un'esperienza godibile, divertente da giocare e soprattutto supportata da un comparto tecnico ben realizzato e in più di un'occasione evocativo al punto giusto. A supporto del comparto visivo c'è anche una colonna sonora originale orchestrata in maniera impeccabile, in grado di trasmettere sensazioni piacevolissime e rilassanti.
La vera pecca del gioco risiede però in certa monotonia per quel che riguarda gli enigmi. Nonostante qualche piccola variazione tra un mondo e l'altro, la struttura di questi enigmi è spesso la stessa, e dopo circa quattro o cinque ore di gioco (ce ne vogliono circa sette per finire la storia) la sensazione di già visto inizia a salire a galla. Un vero peccato, soprattutto se pensiamo a quanto centrale sia l'esperienza puzzle all'interno di giochi di questo genere.
Insomma, Degrees of Separation unisce una storia piacevole e ben raccontata, a un gameplay che poteva sicuramente osare un po' di più. Se siete amanti del genere, sicuramente troverete spunti interessanti e in grado di intrattenervi, ma vista la particolarità del prodotto, era lecito aspettarsi qualcosina di più appassionante sotto l'aspetto della varietà e della difficoltà.