Destroy All Humans! - recensione
Veniamo (di nuovo) in pace.
Era uno dei personaggi sul cui ritorno non avremmo scommesso un Bitcoin bucato e invece eccolo di nuovo qui, Cryptosporidium 137, per gli amici Crypto. È il centotrentasettesimo clone della sua specie e ha un compito apparentemente semplice: scendere sul pianeta Terra (degli anni '50) per collezionare DNA di Furon, la sua razza, contenuto nei cervelli degli umani in seguito ad un incontro interstellare avvenuto migliaia di anni prima.
L'operazione a dire la verità non è del tutto indolore in quanto richiede l'estirpazione del tronco encefalico e la successiva, ehm... morte del soggetto. È prevedibile quindi incontrare un po' di resistenza dagli abitanti del luogo.
Fortunatamente Crypto ha dalla sua una tecnologia enormemente più avanzata di quella terrestre, che attinge dall'immaginario dei film sci-fi di metà secolo scorso, da cui Destroy All Humans! attinge a piene mani. Se avete visto il divertente Mars Attacks di Tim Burton sapere già cosa aspettarvi: pistole a raggi che smolecolarizzano i bersagli, raggi viola in grado di sollevare anche una grossa mucca, lettura del pensiero e ovviamente un gran bel disco volante rotondo dotato di tutti i comfort, raggio della morte compreso.
Il gioco originale venne sviluppato da uno dei team di maggior talento dell'epoca, da molti ancora rimpianto. Ci riferiamo a Pandemic Studio, assorbito e successivamente polverizzato da Electronic Arts, non prima di aver lasciato un'eredità di titoli davvero indimenticabili, dai primi Star Wars Battlefront alla serie Mercenaries. Ad occuparsi di questo remake è stata invece Black Forest Games, che ha mantenuto intatto il fascino old-style dell'opera originale svecchiandone il comparto grafico e aggiungendo piccole novità.
Per chi all'epoca era troppo piccolo per tenere un controller in mano, Destroy All Humans! è un action in terza persona strutturato in missioni che concede però una certa libertà d'azione al giocatore. Una volta "atterrati" sulla Terra non avrete grandi restrizioni di movimento, tranne quelle imposte dall'area in cui gli obiettivi devono essere raggiunti e portati a termine. In questo e altri sensi il gioco tradisce la sua natura old-old-gen, ma mantiene un'insospettabile freschezza grazie soprattutto ad uno humour nero che dimostra molti meno anni di quelli che ha.
Destroy All Humans! include anche una discreta dose di collezionabili ma il consiglio che possiamo darvi è di non perdere tempo nel cercarli durante la storia principale.
In ogni momento successivo al completamento delle tappe fondamentali potrete ritornare sul posto e dedicarvi a una serie di sfiziose (e in alcuni casi discretamente impegnative) missioni secondarie, che vanno dalla raccolta dei suddetti collezionabili al rapimento di un certo numero di mucche, uccisione di X testimoni terrestri e via dicendo.
Occhio però a come vi muovete e a cosa fate durante le missioni. Ogni vostra uccisione o distruzione di proprietà altrui darà vita ad una reazione uguale e contraria da parte dei terrestri. Inizialmente potreste avere l'impressione di essere invincibili, che la vostra potenza di fuoco e i vostri poteri possano tenere a bada anche l'intero pianeta, ma continuando a distruggere tutto indiscriminatamente ben presto vi ritroverete accerchiati da un intero esercito e proseguire diventerà dannatamente difficile.
Questo non vuol dire che dovrete procedere in modalità stealth, ma diciamo che specialmente in alcune missioni muoversi senza essere visti vi garantirà una maggiore probabilità di successo. In questo vi verranno incontro i molti gadget hi-tech che sbloccherete andando avanti e che potrete potenziare durante le "pause" all'interno della nave madre.
Fin qui ci siamo limitati a dare una rinfrescata alla memoria, ma cosa in questa edizione 2020 di Destroy All Humans! giustifica l'appellativo di remake? Il primo elemento è ovviamente estetico. Gli assets sono stati "ripuliti e potenziati" con texture a risoluzione più alta ed effetti inediti, il tutto senza sacrificare la fluidità del gioco (e ci mancherebbe pure!).
Il bilanciamento di alcune missioni, primarie e non, è stato rivisto per evitare gli insulsi picchi di difficoltà che all'epoca fecero infuriare non pochi giocatori. In termini di nuovi contenuti è stata ripristinata una missione tagliata nel gioco originale, ambientata in una versione parodistica dell'Area 51, che poco o niente aggiunge alla storia ma che contribuisce a rimpolpare una longevità già di per sé discreta.
Il risultato nel complesso non è ovviamente all'altezza dei titoloni usciti in queste ultime settimane. Destroy All Humans! era già all'epoca della sua uscita, e ancora di più oggi, un action vecchia scuola, e visto con gli occhi dei giocatori più giovani oggi potrebbe apparire un po' ingenuo e "leggero". Nonostante i 15 anni che porta sulle spalle, però, non risparmia trovate divertenti e il gameplay è ancora piacevole. Se poi fate parte della categoria dei Cacciatori di Platino, preparatevi ad una cavalcata trionfale verso il vostro ennesimo Trofeo definitivo.