Detached - recensione
Persi nello spazio aperto.
Tra le righe di codice che compongono e danno forma all'ambizioso Detached si annidano, si celano e si contrastano due anime quasi antitetiche, figlie di una visione ispiratissima, mortificata e ridimensionata da successivi e progressivi tagli, omissioni e rinunce, contrappassi di una lunga serie di compromessi che i ragazzi che compongono Anshar Studios hanno dovuto accettare nel corso dello sviluppo della loro pur affascinante ed intrigante creatura.
Non ci avessero già pensato, sempre in ambito realtà virtuale, i vari Adr1ft e Lone Echo, oltre al recentissimo Downward Spiral: Horus Station, a farci desistere dal perseguire il sogno illusorio di diventare astronauti ammirati ed invidiati in tutto il globo, a rincarare ulteriormente la dose ci pensa, per l'appunto, l'avventura qui presa in esame, anch'essa ambientata in un punto non meglio specificato dell'universo.
In questo spaccato di spazio cosmico, a due passi da un gigantesco pianeta gassoso che ruota attorno ad un sole alieno, avremo un unico compito: interfacciarci con numerosi terminali sparsi all'interno di una gigantesca ambientazione, al fine di riattivare i sistemi prioritari delle stazioni spaziali che vagano all'interno di una fascia d'asteroidi, così da riuscire, tra le altre cose, a chiamare i soccorsi e permettere il recupero dello sfortunato protagonista di questa breve, ma a tratti intensissima avventura.
Sì, perché se un difetto di Detached, poco a sorpresa, consiste proprio nella contenuta longevità, in quattro ore al massimo si giunge comodamente ai titoli di coda, anche il ritmo con cui è condotta l'intera esperienza vive di qualche basso e di giganteschi quanto inimmaginabili alti.
I primi minuti, per esempio, li si vive quasi senza fiato, immersi in un mondo digitale che va esplorato con moderatissimi e chirurgici movimenti, dosando i getti di gas che permettono al nostro di muoversi, a trecentosessanta gradi e senza particolari impedimenti, in scenari che fanno a meno della forza di gravità.
Il primo impatto è estremamente positivo, ma per quanto riguarda il sistema di controllo, il gioco palesa immense potenzialità ed innegabili pecche. Il desiderio di proporre un'esperienza quanto più realistica possibile, soprattutto selezionano l'opzione dedicata nel menù preposto, non solo incontrerà le simpatie di una buona frangia di videogiocatori estasiati all'idea di sentirsi realmente sospesi nello spazio, ma si rivela la feature che più di altre caratterizza la produzione, distinguendola rispetto a buona parte della diretta concorrenza. Purtroppo, l'altro lato della medaglia si attualizza sia in un control scheme relativamente affollato e difficile da padroneggiare, sia nello spettro di una pesante ed opprimente motion sickness che si impadronirà in men che non si dica degli utenti alle prime armi con la VR.
Ad onor del vero, abbiamo giocato di peggio in questo senso, ancora memori dei mal di testa causatici da giochi come RIGS Mechanized Combat League. Inoltre, gli aspiranti astronauti temprati da ore in realtà virtuale subiranno molto meno i malefici effetti quali nausea e disorientamento, ma va riconosciuto che gli sviluppatori hanno fatto ben poco per venire incontro alle esigenze di tutti in termini di interfaccia ed ulteriori aiuti grafici solitamente utilizzati in esperienze del genere. Anche giocando con le opzioni, nessun sistema architettato e proposto si dimostra davvero efficace. Anzi, la decisione di ridurre il cono visivo durante la rotazione della visuale, non fa altro che mortificare l'impatto scenografico dell'esperienza.
Con un po' di allenamento, tuttavia, è possibile sopperire, almeno in parte, ad entrambe le difficoltà. Poco alla volta, la motion sickness allenta la presa e si entra in sintonia con il complesso sistema di controllo che permette il movimento a trecentosessanta gradi e che si affida, in modo tutt'altro che intuitivo, agli stick analogici, ai trigger e ai dorsali.
Superate le difficoltà iniziali, si (ri)comincia a godere delle gioie elargite da Detached, soprattutto nelle sezioni in cui si abbandonano gli angusti anfratti dell'astronave e ci si ritrova all'esterno, testimoni di panorami meravigliosi ed alieni che abbagliano il videogiocatore mettendogli di fronte stelle lontane, un sole che si staglia al di là di un pianeta gigantesco e miriadi di asteroidi che celano e proteggono le varie sezioni della stazione spaziale, luoghi da raggiungere compiendo lenti ed emozionanti viaggi nello spazio aperto.
Sono queste le fasi più riuscite dell'esperienza, quelle che sanno regalare brividi a fior di pelle, lasciando che l'utente si senta sperduto, abbandonato a sé stesso, un minuscolo puntino che vaga in un gigantesco universo ignaro ed indifferente agli affanni del protagonista. Anche quando si tratta di compiere manovre millimetriche, per raggiungere a perdifiato la location designata o per non sprecare inutilmente ossigeno e carburante della tuta, Detached è perfettamente in grado di elargire soddisfazione e divertimento.
Non è raro scoprirsi a bocca aperta, quasi pietrificati di fronte ai mondi digitali disegnati ad arte dagli sviluppatori, ipnotizzati dal lento, ma inarrestabile incedere dell'avatar. Nei momenti migliori, merito anche di una colonna sonora strepitosa, si ha quasi la sensazione di vivere in prima persona spezzoni di film quali Gravity ed Interstellar, dettaglio che manderà in brodo di giuggiole gli amanti di fantascienza.
Come dicevamo, tuttavia, Detached vive di insanabili contrasti, contraddizioni interne che portano l'avventura ad afflosciarsi su sé stessa non appena ci si accorge che il gameplay non fa quasi nulla per evolvere e variare il concept di base. Scudi e missili sottendono complessi e logoranti combattimenti contro droidi sentinella, fasi in cui adrenalina e tensione fanno da padroni, ma si fa davvero poco altro, al di là di spingersi da un punto all'altro della mappa, ricalibrando continuamente la traiettoria.
I meno pazienti, chi non possiede l'indole da esploratore nato, inoltre, faticherà ad entrare in sintonia con un gioco che fornisce pochi indizi sulla successiva destinazione da raggiungere. Anche da questo punto di vista si scorgono le due anime in perenne lotta tra loro, un contrasto che infuria sulla percentuale di libertà concessa al videogiocatore, fattore che non si attualizza in un open-world degno di questo nome, ma che semplicemente propone ampi scenari che finiscono per disorientare gli utenti meno sfrontati, scoraggiati ed atterriti dal continuo ed inesorabile consumo di ossigeno e carburante.
Al netto di innegabili difetti e storture, Detached ha comunque qualcosa da offrire a chiunque abbia mai desiderato fluttuare nello spazio, calibrando e ricalibrando continuamente la propria traiettoria per fluttuare da un punto all'altro dello scenario. Il gameplay si evolve solo superficialmente nelle quattro ore che compongono la campagna principale e sulle prime è una vera impresa scendere a compromessi con un sistema di controllo inutilmente complesso, per quanto a suo modo realistico e profondo. Non tutti apprezzeranno l'illusoria libertà di movimento concessa, né si appassioneranno ad una trama che, in fin dei conti, vi chiede unicamente di raggiungere e attivare un terminale dopo l'altro.
Eppure questa produzione emana un'inspiegabile ed impalpabile magia, anche per merito di una soundtrack capace di fare leva sulle giuste corde emotive, accompagnando alla grande un'azione spesso compassata e legata alla contemplazione delle strutture e dei panorami disegnati dagli artisti di Anshar Studios.
Detached indispettirà ed annoierà una gran quantità di videogiocatori, ma se siete tra coloro che hanno sempre sognato di fare gli astronauti, se almeno una volta l'anno è ritenete d'obbligo un rewatch di film come Mission To Mars, Interstellar e Gravity, vi innamorerete di questo imperfetto, ma affascinante gioco.