Detective Pikachu - recensione
Il roditore giallo vuole fare le scarpe al Professor Layton...
Se dovessimo chiedervi così a bruciapelo da quanti anni esistono i Pokémon, cosa rispondereste? Guardare su Google non vale... ma siamo quasi sicuri che molti di voi direbbero 12, massimo 15 anni. Ebbene, che ci crediate o no, la saga ideata da Satoshi Tajiri è nata nel 1996, il che significa che ha la bellezza di 22 anni. In tutto questo tempo i 151 mostriciattoli iniziali si sono moltiplicati a dismisura, raggiungendo una cifra che pochissimi al mondo conoscono.
Ognuno ha il suo Pokémon preferito ma crediamo di non andare lontani dalla verità dicendo che Pikachu è per molti il numero 1. Il piccoletto giappo ha infatti dalla sua la partecipazione come protagonista assoluto in tutte le serie animate, nei film e in decine di altre produzioni, ma in questi due decenni abbondanti non è cambiato di una virgola. Fin dai primi passi fatti insieme ad Ash Ketchum, Pikachu ha sempre avuto quella sua vocina squillante, la coda a saetta e il suo famigerato attacco fulmine.
Questo fino a poco tempo fa. Avreste mai pensato un giorno di vedere Pikachu con indosso un berretto alla Sherlock Holmes, impegnato in un'indagine? Probabilmente no. La cosa risulta ancora più strana se poi vi diciamo che questo è anche un Pikachu parlante? È una variante rarissima del Pokémon più amato sempre, ma più che mai necessaria... cosa sarebbe stato questo gioco con un infinita sequenza di "pikapikapika"?
Detective Pikachu è uno spin-off che vede il giallo roditore impegnato ad aiutare il giovane Tim, il cui genitore è scomparso in circostanze misteriose. Questo Pikachu, a differenza dei suoi simili monosillabici, parla con voce profonda come se fumasse un pacchetto di sigarette al giorno, ama il caffè ed è anche un po' presuntuoso, ma ha un intuito eccezionale.
Dobbiamo essere sinceri, ci siamo avvicinati a questo gioco con un sorriso beffardo stampato in volto. Non poteva funzionare. Nonostante la popolarità galattica dei Pokémon, questo gioco sembrava troppo bizzarro per riuscire. E invece non solo è un gioco divertente ma riesce anche a raccontare una storia avvincente che però soffre di un'eccessiva frettolosità verso le fasi finali.
In Detective Pikachu non dovrete catturare ed allenare mostriciattoli di varia natura. Non dovrete andare alla ricerca di capi-palestra da battere e nemmeno consultare un Pokedex. Per stavolta è meglio usare un taccuino e una lente d'ingrandimento. Vi muoverete nella "tentacolare" Ryme City e in una miriade di altre location per cercare di svelare il mistero che si nasconde dietro la sparizione di Harry Goodman, detective e padre di Tim.
L'avventura è decisamente lineare e lascia ben poca libertà al giocatore. Quasi mai si ha più di una pista da seguire, bisogna girare in cerca di indizi e interrogare gli umani e i Pokémon che circolano nei dintorni. Quest'ultimo compito spetta ovviamente a Pikachu, che capisce la lingua e può fungere da interprete per il suo giovane aiutante. Una volta ottenute tutte le prove i due protagonisti devono ricostruire gli eventi per arrivare alla soluzione, un traguardo che i giocatori più navigati non avranno difficoltà a raggiungere.
Il piccolo roditore elettrico è ovviamente il mattatore assoluto della scena e in questo gioco mostra un'insospettabile serie di espressioni e reazioni umane. Le sue uscite da investigatore navigato e l'interazione con gli altri personaggi generano spesso situazioni buffe e caricaturali che, insieme alla buona varietà di location del gioco, contribuiscono a ravvivare un gameplay altrimenti fin troppo ripetitivo.
Tecnicamente il gioco di Nintendo si attesta su buoni livelli visto l'hardware su cui gira, anche se alcuni sporadici (e francamente inspiegabili) rallentamenti vanno segnalati. Il 3DS ormai ha un bel po' di anni sulle spalle e soprattutto gli sviluppatori first party sembrano aver tirato fuori ogni goccia di energia dai suoi circuiti. Questo non era un problema fino a qualche tempo fa, ma visto che ora Switch ci ha abituati ad una qualità "portatile" di tutt'altro livello, tornare su una console molto meno performante diventa sempre più difficile.
Nonostante la sua natura leggera, Detective Pikachu è comunque un prodotto più che riuscito, ma che chiaramente punta ad un pubblico piuttosto giovane o che non cerca in un gioco un adeguato livello di sfida. Là dove i vari Layton e Ace Attorney proponevano un gameplay semplice ma articolato, abbinato ad enigmi e situazioni che richiedevano un discreto dispendio di materia grigia, il titolo sviluppato da Creatures Inc. propone un semplice lavoro di ricerca e abbinamento degli indizi.
Raramente, se non mai, ci si trova in situazioni di stallo anzi, in molti casi è facile intuire la soluzione molto prima della soluzione del caso e proprio qui risiede quello che riteniamo essere uno dei pochi difetti del gioco. Detective Pikachu è stato pensato con un certo ritmo, impossibile da modificare, non ci sarebbe dispiaciuto avere qualche via in più per arrivare alla conclusione dei vari capi d'indagine. Va detto che una soluzione del genere probabilmente avrebbe abbassato ulteriormente la già non eccelsa longevità. Per completare i 9 capitoli in cui è divisa la storia impiegherete infatti un tempo variabile da 8 a 10 ore circa.
Come primo passo non c'è male ma avremmo voglia di vedere un secondo capitolo di questo spin-off ben più articolato e complesso. Rivedremo mai il simpatico e irriverente Pikachu parlante? Ce lo auguriamo, magari su Switch. La console ibrida di casa Nintendo sembra ormai la destinazione naturale di tutti i giochi della grande N e i Pokémon (per quanto numerosi) si troverebbero a meraviglia dentro i suoi circuiti.