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Deus Ex: Human Revolution

Due ore nei panni di Adam Jensen…

Il gioco è finalmente uscito. Qualora foste interessati a completarlo al 100%, vi invitiamo a consultare la nostra soluzione completa di Deus Ex: Human Revolution!

Dopo l'intervista al direttore creativo Jean Francois Dugas pubblicata nei giorni scorsi, è giunto finalmente il momento di entrare nel dettaglio di Deus Ex: Human Revolution.

Questo non tanto perché abbiamo voluto indugiare per chissà quale ragione, quanto per un lungo embargo imposto da Square Enix, così lungo sarebbe quasi lecito da dimenticarsi quanto visto nel "lontano" pomeriggio del 7 febbraio negli uffici milanesi di Halifax.

Uso il condizionale perché, fortunatamente, il terzo episodio della saga videoludica inaugurata nel giugno del 2000 da Warren Spector, è stato un'esperienza talmente interessante da tenere vivo il ricordo del primo livello giocato anche a distanza di qualche settimana.

Dopo una lunga presentazione a cura dello stesso Dugas, in cui bene o male ci sono state ricordate cose che già tutti sappiamo da mesi (ah, la stampa generalista...), è giunto finalmente il momento di mettere le mani su una versione giocabile.

Stiamo per salire seull'elicottero di Sarif e una guardia ci dà un veloce birefing.

A nostra disposizione, in una stanza, una fila di Xbox 360 e una di PlayStation 3. Per non sapere né leggere né scrivere (si fa per dire, eh?) mi sono seduto dal lato della scatoletta di Microsoft, salvo poi notare che apparentemente la versione PS3 girava con una grafica più dettagliata. Ma si sa, l'erba del vicino...

Il tempo di iniziare, comunque, che subito ci viene consigliato di selezionare il livello facile, perché la difficoltà del gioco è elevata. Sceglierò quello normale, perché quel pomeriggio mi sentivo molto pro, salvo poi pentirmene amaramente in un paio di situazioni. Ci viene poi fatta un'altra raccomandazione: "salvate spesso perché il gioco ogni tanto crasha". Manco il tempo di dirlo che al mio vicino s'impalla la console, con conseguente reset riparatore. D'altronde, siamo pur sempre lontani dalla versione finale...

Arriva però il momento di giocare e, dopo i primi istanti, le sensazioni che ho ricevuto sono state contrastanti: le location sono parse davvero ben fatte e particolareggiate, piene di dettagli da esplorare non solo alla ricerca di indizi per meglio scoprire la trama del gioco (che comunque ci sono), ma anche solo per semplice diletto. Al tempo stesso, però, la animazioni dei personaggi sono parse migliorabili, coi labiali un po' meccanici e i volti un po' troppo artificiosi, con un ché di innaturale.

Molto interessante poi la ricerca stilistica degli abiti, curata e calzante il contesto come non mi capitava di vedere dai tempi di Blade Runner (il film): insomma, si vede che dietro ciò che appare su schermo c'è cura e ricercatezza.

Un riassunto delle fasi iniziali del gioco.

Il gioco si apre con un uomo che si scoprirà essere lo stesso Sarif, il fondatore dell'omonima compagnia presso la quale lavora il protagonista, Adam Jensen, che parla in audioconferenza con alcuni personaggi misteriosi interessati a una ricerca scientifica su un misterioso gene.

Stacco, ed ecco la scena passare a una bella ricercatrice che ci parla dei pro e dei contro che possono avere le sue scoperte, nonché delle possibili implicazioni militari. Al momento noi impersoniamo un Adam Jensen ancora "normale", che parla con una stupenda voce calda e un po' soffocata, che purtroppo quasi sicuramente andrà persa durante la localizzazione.

Naturalmente la conversazione è destinata a durare ben poco, perché un misterioso malfunzionamento nei laboratori della Serif, presso la quale Adam lavora come capo della security, fa scattare un allarme sul quale dobbiamo investigare.

Avatar di Stefano Silvestri
Stefano Silvestri: Il suo passato è costellato di tutto ciò che è stato giocabile negli ultimi 40 anni. Dal ’95 a oggi riesce a fare della sua passione un mestiere, non senza una grande ostinazione e un pizzico di incoscienza.
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