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Deus Ex: Human Revolution

Due ore nei panni di Adam Jensen…

Inizia così il tutorial del gioco, che ci permette di prendere confidenza coi comandi, la cui mappatura ho trovato inizialmente un po' scomoda. Nulla a cui non ci si possa abituare, beninteso, però diciamo che ormai alcune funzioni, oggi come oggi, hanno delle posizioni ormai standard sui pad delle console.

Dopo qualche minuto ci troviamo ad affrontare la prima sparatoria, che segna anche l'ingresso in scena di un sistema di copertura alla Mass Effect 2 o Gears of War che dir si voglia. Rispetto ai due titoli presi ad esempio, però, Human Revolution è un gioco in soggettiva, il che comporta qualche problema nella gestione della telecamera.

Quando infatti ci si nasconde dietro un riparo la visuale passa automaticamente alla terza persona, ma quando si smette di premere il relativo tasto sul pad, si torna in soggettiva sempre e irrimediabilmente con la faccia ben schiacciata contro la copertura e in posizione accucciata.

Ogni tanto ci vogliono le maniere forti, ma non crediate di potere adottare questo approccio sin dall'inizio.
Alcune ambientazioni di Human Revolution paiono prese di peso da Blade Runner e virate su tinte dorate.

Ciò vuol dire che ci sarà qualche secondo in cui dovremo spostare nuovamente la visuale e nel quale non vedremo più quel che ci accade intorno. Inoltre uscendo dalla copertura ci dovremo rialzare, visto che da accucciati ci muoveremo lentamente, diventando facili bersagli. Se ciò verrà sistemato o meno non ci è dato saperlo, ma in caso negativo questa sarà senz'altro una variabile importante da considerare al momento della valutazione.

Al tempo stesso, Human Revolution è molto ben fatto quando ci si sposta da un riparo all'altro: premendo velocemente il tasto A si cambia copertura, mentre tenendolo premuto si scivola lungo il suo fianco. L'ideale per muoversi attorno a una postazione restando sempre al sicuro...

Il tutorial è poi proseguito senza grosse novità fino ad arrivare al momento in cui ci si trova finalmente faccia a faccia col "malfunzionamento", che altro non sono se non tre ceffi completamente ricoperti di impianti cibernetici che rapiscono la dottoressa di cui sopra e ci ammazzano di botte. O quasi...

Superato il tutorial, il gioco riprende infatti sei mesi dopo quella terribile notte, con noi che siamo stati riportati in vita grazie a un massiccio utilizzo di innesti meccanici. Diventati metà uomini e metà cyborg, ci troviamo a guardare il mondo attraverso un HUD tutto nuovo, in virtù dei nuovi occhi che ci sono stati impiantati. La nostra prima missione ci fa tornare nuovamente negli uffici della Sarif per parlare col suo presidente, che deve risolvere "silenziosamente" un assalto di eco-terroristi a uno suo impianto di produzione.

Tornare sul luogo del delitto (il nostro) ci permetterà di parlare un po' coi nostri ex colleghi, alcuni dei quali ancora scioccati dalla terribile notte di sei mesi prima, e tutti stupefatti di rivederci nuovamente operativi. Per come ci avevano visto uscire in barella, infatti, ci avevano dato per spacciati.

I dialoghi paiono ben scritti e, insieme al sistema di copertura, mostrano un'altra analogia con Mass Effect 2 nel modo con cui vengono gestiti. L'indicatore attraverso il quale scegliere che risposta dare, sembra infatti preso di peso dall'epopea spaziale targata BioWare.

Negli uffici di Sarif, però, abbiamo anche un assaggio della notevole profondità del gioco: varie persone infatti sono indaffarate a chiacchierare tra di loro, e noi potremo di volta in volta origliare le loro conversazioni, intromettendoci a nostra scelta qualora l'oggetto del discutere si sia proprio noi e le nostre capacità dopo un sì grave incidente.

Da menzionare è poi l'incontro facoltativo col tecnico Pritchard, un tipino tanto antipatico quanto bravo, che ci rimetterà a posto l'HUD. Al che, sorge spontanea la domanda: se fossimo saliti direttamente da Sarif senza passare prima da lui, avremmo forse portato avanti la missione con l'interfaccia di gioco che di tanto in tanto mostrava delle interferenze?

Avatar di Stefano Silvestri
Stefano Silvestri: Il suo passato è costellato di tutto ciò che è stato giocabile negli ultimi 40 anni. Dal ’95 a oggi riesce a fare della sua passione un mestiere, non senza una grande ostinazione e un pizzico di incoscienza.
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