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Deus Ex: Mankind Divided - anteprima

Adam Jensen, più bello che mai.

Los Angeles - La prassi vuole che il giornalista riporti i fatti con professionale distacco. Però questa volta farò un'eccezione dal momento che si parla di Deus Ex: Mankind Divided, seguito di quell'Human Revolution che metto tranquillamente nella mia personalissima top 10 dei giochi più belli di sempre.

Lo so, è un'affermazione alquanto impegnativa di fronte a tutto ciò che il videoludo ha espresso in questi anni. Eppure la musiche, l'ambientazione, la giocabilità, la trama... persino la voce originale del protagonista, magistralmente doppiata da Elias Toufexis, sono tutti elementi che hanno contribuito non solo a farmi giocare un paio di volte la storia prima su Xbox 360 e quindi su PC, ma a conseguire achievement impegnativi come quello di finire il gioco senza uccidere nessuno o di completare il DLC The Missing Link senza riacquistare i potenziamenti. Solo un maledetto allarme, suonato chissà dove e chissà quando, mi ha impedito di 'millare' il gioco, ma è evidente che se non avessi amato Human Revolution non mi sarei spinto a tanto.

Solo il motore grafico, oggettivamente, non era all'altezza di cotanta produzione, ed è quindi con non poco piacere che ho accolto la notizia, diramata lo scorso dicembre, che Mankind Divided adotterà un nuovo motore grafico creato da Eidos Montreal chiamato Dawn Engine, sviluppato sulla base di quel Glacier 2 usato da IO Interactive per Hitman: Absolution.

Stando agli sviluppatori, il nuovo motore grafico permette una maggiore distruttibilità dei livelli rispetto a Human Revolution. Io mi fido, dato che avendo sempre giocato stealth, non mai fatto neanche un graffio a un muro.

Eppure, messo alla prova in una saletta privata del Convention Center di Los Angeles, non si può dire che il risultato sia dei migliori. Certo, la qualità complessiva è nettamente migliore rispetto a quella di Human Revolution, ma dopo aver visto all'opera Uncharted 4 i modelli appaiono un po' legnosi, il conteggio poligonale migliorabile e la fluidità rivedibile. Insomma, non è lo stato dell'arte. Ma parliamo pur sempre di un gioco in alpha a quasi un anno dall'uscita e che, come nel 2011, basa la sua bellezza su ben altro.

A cominciare dalla trama, ambientata nel 2029, due anni dopo i fatti narrati nel capitolo precedente, e che ci proietta in un mondo dove ormai la paura e la rabbia contro gli 'aumentati' ha causato una sorta di apartheid meccanico, ispirato a detta degli stessi sviluppatori al film District 9.

Insomma, chi ha nel proprio corpo degli innesti meccanici viene visto dal l'umanità come una minaccia, e Adam Jensen ne ha tanti e di nuovi. La ragione è presto detta: dopo Human Revolution (e a ben guardare in contraddizione con almeno uno dei possibili finali alternativi), il nostro eroe bionico ha iniziato a prestare servizi come agente anti terrorismo al soldo dell'Interpol. Ma credendo che gli Illuminati siano dietro ala cospirazione che lo ha privato, tra le altre cose, della propria umanità, non disdegna di condurre delle indagini per conto proprio.

Una di queste lo porta a Praga, in un troppo vicino 2029 (difficile trovare plausibile il futuro dipinto da Deus Ex nei prossimi quattordici anni), impegnato a incontrare un contatto locale. E poco importa che la demo sia avvenuta con salute, energia e munizioni illimitate, impedendo quindi di sondare la giocabilità di Mankind Divided, perché non appena scende dal treno Adam Jensen fa scattare l'impianto per gli occhiali da sole (ebbene sì, ha anche quello), e il sottoscritto ha già il primo sussulto al cuore.

Le guardie corazzate di Praga sono un osso duro da abbattere. Oltre che maleducate, soprattutto quando vi controllano i documenti alla stazione.

Giusto il tempo di scambiarsi dei documenti col nostro contatto, oltre a qualche battuta, e la detonazione di una bomba ci fa perdere i sensi, concludendo così la prima metà della presentazione. Che poi continua in una specie di baraccopoli alla periferia della capitale della Repubblica Ceca, col nostro impegnato a catturare il presunto mandante dell'attentato.

Lo sviluppo verticale della location è la prima cosa che si nota durante l'atterraggio, la seconda è l'interfaccia grafica, più leggibile e più pulita. Nuova è anche la possibilità di modificare le nostre armi in più parti, cosa che facciamo subito sostituendo i proiettili nella nostra pistola con delle cariche EMP per disabilitare una telecamera.

La prima parte della demo prosegue così in modo stealth, con la solita varietà di percorsi offerta dal brillante level design degli sviluppatori, che in Mankind Divided hanno dato ad Adam Jensen nuovi innesti bionici, come quello che può inquadrare fino a quattro bersagli contemporaneamente e incapacitarli con delle cariche elettriche. O come quello che ora permette di effettuare l'hacking di serrature, computer e droni da remoto (ed eventualmente controllare questi ultimi). C'è poi anche una nuova abilità che permette di scattare istantaneamente nella posizione inquadrata dal nostro mirino, con una velocità prossima a quella del teletrasporto.

La lama rinomatamente alloggiata nell'avambraccio di Adam è stata anch'essa oggetto di un interessante restyling. Può essere ancora usata come arma da taglio ma anche essere sparata dalla distanza per trafiggere gli avversari ed eventualmente inchiodarli a un muro nel caso vi siano vicini. Ma la 'nano blade' può anche essere surriscaldata, sparata e fatta conficcare in una parete: dopo pochi secondi esploderà in mille frammenti, uccidendo i nemici entro una certa area.

Anche il sistema di hacking è stato rivisto e migliorato, introducendo una 'fog of war' che non permette di vedere fin da subito lo sviluppo dei nodi, e introducendo nuove abilità per hackerarli. Ma è quando si decide di abbandonare ogni remora, imbracciare il fucile e procedere con la forza bruta, che il prossimo Deus Ex mostra il suo rinnovato spirito.

Là dove il predecessore premiava infatti un approccio ragionato in favore di uno più brutale, Mankind Divided offre nuove capacità ad Adam Jensen per permettergli di sopravvivere anche a furibondi scontri a fuoco. Una di queste è uno scudo che si forma sulla pelle del nostro eroe, rendendolo a prova di proiettile, con un effetto visivo molto 'stealth'. Le armi poi fanno più male e, con le opportune modifiche, permettono di distruggere anche le letali torrette di cui è disseminata la base. Un cannone alloggiato nel nostro polso permette infine di generare violenti spostamenti d'aria, capaci di distruggere anche le telecamere.

Come si vede, le armi sono ora modificabili a piacimento in più parti. La nostra creatività sentitamente ringrazia, visto che potremo risolvere alcune situazioni nei modi più disparati.

Si giunge così alla fine della dimostrazione, con Adam Jensen che incontra il presunto boss di fine livello. Che in realtà ci riserverà una sorpresa, che non vi rivelo per evitare qualsiasi spoiler. Quel che è certo, però, è che anche stavolta avremo le solite scelte multiple nei dialoghi, con le quali arrivare addirittura a evitare lo scontro.

Insomma, come si evince da queste righe il nuovo Deus Ex non stravolge i canoni della serie ma li rifinisce rendendo il gioco ancora più 'rotondo' e realmente rigiocabile, sia in modalità stealth che con le armi in pugno. Il nuovo motore grafico, infine, garantisce una maggior immersività nelle vicende narrate grazie a una serie di migliorie che lo rendono in linea con gli standard attuali nella current-gen, pur senza riscriverne i canoni.

Occhi puntati quindi ai primi mesi dell'anno prossimo, quando il gioco sarà disponibile per Xbox One, PS4 e PC. E chissà che per ingannare l'attesa non trovi il tempo di giocarmelo una terza volta, magari sul Wii U: c'è ancora un allarme che devo riuscire a non far suonare...