Diablo Immortal Recensione, free to play e free to pay
Diablo mantiene la sua essenza ma ci invita costantemente a spendere.
Quando Diablo Immortal è stato annunciato ormai quattro anni fa, destando le perplessità di molti tra fan e addetti ai lavori. Persino il nostro Stefano Silvestri, che aveva curato la primissima anteprima, non nascondeva troppo i suoi dubbi a riguardo. Da allora però è passato molto tempo e sono altresì successe molte cose.
Lasciando stare per un attimo gli scandali successi in casa Activision Blizzard di cui abbiamo parlato a sufficienza, nell’universo di Diablo, Immortal ha ottenuto un’inquadratura molto più precisa: con l’arrivo all’orizzonte di Diablo II Resurrected e Diablo IV per PC e console current gen, il free-to-play per smartphone e tablet non è più visto come un cambio di rotta ma come un prodotto aggiuntivo proposto ai fan.
La prima bella notizia è che benché Diablo Immortal sia un nato e pensato per smartphone, Blizzard ha deciso di fornire contestualmente al lancio la possibilità di giocarlo anche su PC in cross-play. E sebbene su questa piattaforma il gioco sia tuttora in beta, dopo aver giocato per circa una settimana non abbiamo incontrato bug particolari. L’utente ha quindi la possibilità di divertirsi dove vuole, a seconda delle sue esigenze: ad esempio si può giocare comodamente su desktop o notebook sfruttando la maggior potenza di una postazione gaming, e poi continuare su smartphone sul tram o nelle pause a scuola o al lavoro.
Una volta scaricato il client del gioco, ci sono un po’ di download aggiuntivi destinati alle aree più avanzate e ai dungeon. Il peso totale di tutti questi pacchetti è importante, superando i 10GB, ma almeno si può iniziare a giocare scaricando il solo client che pesa meno di 2GB. Una volta avviato il gioco, bisogna scegliere un server. Ce ne sono per ogni continente e vanno aumentando giorno dopo giorno. Al lancio erano disponibili solo due server per l’Italia ma ora sono molti di più. A questo punto basta creare un personaggio scegliendo la classe e l’aspetto, e ci si può immergere nell’esperienza di Diablo mobile.
Qui però viene fuori la prima nota storta. Benché sia una cosa che succede in molti altri titoli di questo tipo, un personaggio creato non può essere spostato dal server. Quindi se giocassimo per diverse ore o giorni a progredendo nel gioco, e scoprissimo solo in seguito che un nostro amico sta su un altro server, non potremo giocare con lui a meno che uno dei due non crei un nuovo personaggio sull’altro server, ricominciando da capo. Per un paio di livelli non è un dramma ma se dopo una settimana si è raggiunto il livello Abisso 1, la voglia di ricominciare tutto dev’essere davvero tanta. L’utente purtroppo non viene avvisato di questa situazione.
Chiusa questa parentesi, una volta scelta la classe tra quelle disponibili (Barbaro, Monaco, Mago, Cacciatore di Demoni, Crociato e Negromante), si viene rapiti dall’universo di Sanctuarium. Ogni classe ha a disposizione un totale di 12 abilità potenziabili automaticamente con il level up o tramite oggetti specifici, con il giocatore che ne può utilizzare solo cinque alla volta, avendo però la possibilità di cambiarle anche durante i combattimenti.
Sono ovviamente meno rispetto a quelle disponibili nei precedenti giochi, soprattutto perché manca il classico skill tree: ne consegue che ogni personaggio sarà simile agli altri lato incantesimi e abilità. L’interfaccia è pensata per i controlli touch, con le skill in basso a destra e un joystick virtuale che compare al tocco del pollice sinistro, ma volendo si può giocare anche con un joypad. In tal caso i tasti delle skill vengono auto-assegnati e il movimento si regola con lo stick analogico.
Il gameplay è simile a quello di Diablo III ma con qualche differenza: manca ad esempio la schivata, mentre lo stile artistico è più simile a quello di Diablo II, in primis per la visuale isometrica che non può essere modificata. Per quanto riguarda la trama e la narrazione degli eventi, i fan non rimarranno delusi visto che l’avventura si svolge cinque anni dopo i fatti di Diablo II e poco prima quelli del III. Immortal funge quindi da prequel di quest’ultimo e ritroveremo così personaggi familiari come Deckard Cain e Charsi, e villain celebri come Baal, King Leoric e The Butcher.
Chi non avesse quindi giocato a Diablo III non corre il rischio di trovarsi smarrito, e chi ha giocato i primi due si sentirà certamente a proprio agio. Ma Diablo Immortal è accessibile anche ai neofiti, grazie a tutorial ben distribuiti e a una curva di apprendimento abbastanza abbordabile. Il feeling della serie rimane intatto ma risulta subito evidente che l’esperienza sia pensata per dispositivi mobile. Infatti non siamo in presenza di un gioco open world ma l’utente naviga tra aree interconnesse tra loro, che sono separate da brevi caricamenti (soprattutto se si gioca su smartphone con memorie UFS 3.1 o SSD su PC. Muoversi a piedi all’interno di un’area è fattibile ma per spostarsi più velocemente conviene usare i viaggi veloci, accessibili dopo aver sbloccato i relativi crocevia sparsi per ogni area.
In Diablo Immortal si viene subito letteralmente sommersi di cose da fare. La piazza del villaggio iniziale è piena di NPC pronti ad affidarci missioni in pieno stile Diablo: salvare amici dispersi, uccidere demoni nelle profondità della terra, ripulire dai mostri interi villaggi o falde acquifere rese inquinate da questi ultimi. La storia quindi c’è, ed è anche molto sviluppata, per cui chi volesse potrà giocare come se fosse un single player, ma il mondo è popolato di giocatori e il gameplay ci invita a collaborare e a socializzare. Se per esempio siamo in una zona svolgendo una missione per un NPC, il sistema stesso ci suggerirà di unirci in gruppo con un giocatore vicino che sta svolgendo la stessa quest.
I gruppi di avventurieri sono quasi sempre limitati a quattro giocatori e qui si vede lo sviluppo per dispositivi mobile. Scordatevi spedizioni di 25 o più giocatori come in World of Warcraft. In Diablo Immortal, fatta eccezione per le Warband, che una volta sbloccate daranno accesso a raid con assegnazione ruoli e buff) si va quasi sempre in instance dungeon come quattro amici al bar. Queste ultime sono anche generalmente semplici nel design e non molto estese, anche perché sono pensate per essere portate a termine in pochi minuti. Un Varco Antico in gruppo di quattro e ben corazzati si finisce in meno di quattro minuti portando a termine tutti gli obiettivi primari e secondari. Perfetto per una pausa caffè al lavoro o nel cambio d’ora a scuola!
I dungeon sono disseminati per il mondo e ognuno di essi presenta un design caratteristico: ce ne sono di semplici con approccio minimal e altri veramente ben fatti che fanno una bella figura anche su PC. Generalmente si possono affrontare da soli o in compagnia, ma il gioco ci invita a collaborare con un semplice ma efficace incentivo: in un gruppo di quattro i loot e le ricompense sono migliori e spesso c’è una maggiore probabilità di trovare gemme semplici o leggendarie. Tutto questo varia naturalmente in proporzione al livello del dungeon, ma non solo. Ci sono infatti degli emblemi che possono essere spesi per aumentare le possibilità di trovare gemme leggendarie o oggetti epici, e qui viene fuori la controversa meccanica delle microtransazioni.
Questi emblemi, così come tante altre valute di Diablo Immortal (come le rune, i platini o le else) sono molto difficili da trovare giocando senza spendere denaro. Difficili ma non impossibili. Certamente, per acquisirne una discreta quantità bisogna giocare davvero tanto. Basti pensare che durante il nostro playthrough per la recensione, durato circa una settimana giocando in media 8 ore al giorno, siamo riusciti ad ottenere un solo emblema leggendario (acquistabile da un mercante per un massimo di uno al mese), cinquemila platino e zero globi eterni, quando spendendo soldi veri si possono ottenere tutte queste valute in grandi quantità.
Appare dunque innegabile che il gioco ci spinga costantemente a spendere denaro con la promessa di ottenere più facilmente equipaggiamenti rari, leggendari o pezzi dei set, ma lasciarsi andare a folli spese e facili razzie di dungeon non è in realtà così necessario. In Diablo Immortal chi non spende denaro può arrivare esattamente al punto di chi spende migliaia di euro al mese, dovrà solamente giocare di più, molto di più, ma anche avere fortuna nel loot. Inoltre spendere molto denaro non dà nemmeno sempre garanzie certe.
E qui viene il bello, perché giocare a Diablo Immortal è davvero divertente. Il gioco rapisce, ci sono tantissimi posti da esplorare, missioni da svolgere e cose da fare. Oltre alle missioni della storia, ci sono obiettivi giornalieri, settimanali e a tempo, tutte attività che danno punti esperienza e punti battaglia che ci aiutano a livellare. Quindi chi sostiene che sia un pay to win a tutti gli effetti si sbaglia. Si può assolutamente giocare come player “no money spent”, e anche con buoni risultati.
D’altro canto, se è vero che avere equipaggiamenti adeguati è necessario per la componente PvP, per il PvE si può procedere con la dovuta calma, anche perché il gioco stesso ci suggerisce le aree adeguate al nostro livello e le instance dungeon consone al nostro livello di battaglia, parametro che prescinde dal livello stesso (è caratterizzato da equipaggiamenti e gemme normali e leggendarie incastonate).
Se si ha molto tempo da dedicare al gioco, quindi, Diablo Immortal è perfetto perché c’è sempre qualcosa da fare, anzi spesso non si riesce mai a svolgere le attività che si vorrebbe durante il tempo che si ha a disposizione in un giorno. Diverso è il discorso per chi di tempo ne ha poco. In questo caso lo sviluppo del personaggio procede troppo lentamente e accumulare le valute più rare diventa quasi impossibile, a meno che non si tiri fuori la carta di credito.
La buona notizia è però che il progresso del personaggio non dovrebbe resettarsi al termine della stagione, anche perché una volta arrivati al livello 60 inizia praticamente un’altra avventura con la modalità Abisso e le classi di Eccellenza. In modalità Abisso, è come se i giocatori giocassero in una bolla separata e tutto diventa più arduo, dalle singole aree (ora tutte tarate a livello 60) ai dungeon. Ovviamente giocando a questa difficoltà si ottengono premi migliori, ma si può sempre ritornare alla difficoltà normale, magari per giocare insieme ai nostri amici di livello basso.
Anche arrivati a livello 60 di cose da fare ce n’è un sacco, anzi forse ancora di più: dal PvP, inquadrato nella lotta tra fazioni Immortali e Ombra, alle Adunate giornaliere per ricevere benedizioni, agli eventi a tempo e alle spedizioni negli Antri Segreti che si generano spontaneamente nel tempo. A difficoltà Abisso, inoltre, è necessario affrontare i dungeon in gruppi di quattro di livello minimo 60. La community è viva e attiva più che mai. I giocatori italiani che abbiamo incontrato nel server sono pronti a collaborare, aiutarsi e socializzare, con i giocatori più esperti sempre pronti a dare informazioni utili ai novizi sulle cose pratiche che il gioco non spiega (e sono tante).
Passando adesso al punto di vista tecnico, come detto in apertura Diablo Immortal non è un gioco graficamente molto complesso ma ha requisiti parecchio alti soprattutto lato SoC. Su Android serve almeno uno Snapdragon 600 o Exynos 9611 con GPU di classe Adreno 512 o Mali-G72 MP3. Su smartphone recenti di fascia tra i 150 e 200 euro troviamo spesso requisiti minori di questi lato CPU o GPU. Su questi dispositivi il gioco parte e magari gira anche bene quando c’è poca roba su schermo, ma nelle instance con centinaia di mostri e altrettante esplosioni ed effetti, il frame-rate può calare drasticamente anche impostando i dettagli al minimo, rendendo l’esperienza poco piacevole.
Se poi il SoC va sotto sforzo per un tempo prolungato, si può andare facilmente incontro a thermal throttling, peggiorando ancora di più la situazione. Per questo motivo, conviene dotarsi di un cellulare o un tablet performante che sia anche dotato di un ottimo sistema di raffreddamento. Noi consigliamo quelli recentemente testati da Eurogamer, come il ROG Phone 5 o il POCO F4 GT, dispositivi potenti che supportano i 60fps e che mantengono le prestazioni anche sotto sforzo. Le batterie, in ogni caso, si scaricano molto velocemente con Diablo Immortal.
Su PC invece la situazione è decisamente diversa. Per gli standard dei fissi e notebook gaming, Diablo Immortal è parecchio leggero e una passeggiata per diverse macchine con anni alle spalle, basti pensare che tra i requisiti figurano le GPU integrate dei processori moderni. Sul nostro PC di test, dotato di Ryzen 1700x, 32GB di RAM e RTX 3060 Ti, il gioco è stato impostato al massimo e girava a 120fps fissi con parecchie risorse inutilizzate.
A dettagli massimi il gioco non è complesso come Diablo III ma è piacevole e si riesce a distinguere meglio la mappa, soprattutto nelle instance dungeon affollate, grazie anche alla possibilità di giocare su grandi monitor e TV. Anche qui si può giocare con joypad ma l’accoppiata mouse e tastiera è più immediata. Tuttavia, abbiamo incontrato qualche bug nel click di icone per ingressi nei portali e nel raccogliere oggetti (ma il client PC è ancora in beta).
Tirando le somme, dopo una settimana di gioco abbiamo visto ancora poco di quello che offre e offrirà in futuro Diablo Immortal, e la voglia di giocare ogni giorno è sempre tanta. Di contenuti ce n’è a bizzeffe e tanti altri arriveranno durante il corso della stagione e ovviamente delle prossime. Le premesse sono quindi ottime a nostro avviso, e benché sia stato criticato duramente per incentivare il pay to win, a nostro avviso si può giocare tranquillamente senza spendere un centesimo divertendosi ugualmente.
Questo a patto che non si cada nel tranello delle loot box. Le sirene di Blizzard provano ad ammaliarci nei momenti in cui siamo più vulnerabili, ad esempio una volta finito un dungeon con un loot insoddisfacente, con messaggi come: “aggiungi loot per €0,89” oppure “acquista gli Emblemi per le gemme a cinque stelle”.
Se si è consci dei rischi e si prende il titolo con i suoi limiti, si può anche giocare e divertirsi senza troppe frustrazioni. Magari non si risulterà competitivi nel PvP, soprattutto se si ha poco tempo a disposizione ma non è certamente obbligatorio affidarsi a Pass Battaglia o alle loot box. Il gioco si può inoltre affrontare anche come single player grazie a una storia decisamente sviluppata per un free to play. Al momento è così ma bisognerà vedere quanto Activision Blizzard forzerà la mano sullo store una volta esaurita la fase iniziale.
Bisogna però bacchettare il publisher su alcune cose, come la creazione di un gilda che richiede ben 3000 platini, una valuta preziosissima e decisamente difficile da accumulare senza spendere denaro reale. La gilda, pur essendo a pagamento, non prevede la personalizzazione del banner, a differenza della Brigata, che è però limitata a soli sette giocatori solo perché è gratis.
Pagando si possono anche aumentare gli slot dell’inventario e del forziere, con ovvi vantaggi, soprattutto con gli emblemi leggendari. Ma per il resto le microtransazioni presenti non sono molto diverse da quelle di FUT o NBA 2K, dove oltre a quelle si paga anche il prezzo del gioco. Sono anche decisamente meno invasive rispetto a quelle di celebri colleghi della categoria mobile, dove addirittura si deve pagare per giocare dopo un certo ammontare di ore giornaliere.
Dobbiamo altresì sottolineare che Diablo Immortal è un gioco gratis che offre il cross-play tra PC e mobile (cosa non da poco) e che permette di divertirsi anche per 12 ore al giorno. Non ci sono limiti di tempo né sezioni precluse a chi non spenda: si tratta solo di accettare una progressione che sarà certamente più lenta.
Quel che conta però, e ce ne dimentichiamo spesso, è che un videogioco deve farci passare del tempo facendoci divertire, intrattenere o rilassare. Troppo spesso pensiamo invece al punto di arrivo, che può essere ottenere un equipaggiamento top tier, un livello finale o il platinarlo. Quel che conta è invece il viaggio che compiamo in questo processo, e Diablo Immortal ne offre uno sempre interessante e avvincente, da soli o in compagnia di altri avventurieri in un mondo molto popolato.