Digimon Survive, la Recensione
Una digi-evoluzione riuscita a metà.
La fine degli anni '90 ha testimoniato una vera e propria invasione di mostriciattoli di ogni tipo. I Pokémon sono da sempre in cima a questa particolare “catena alimentare” ma giusto un anno dopo la loro nascita Bandai diede vita ai loro rivali più accreditati, i Digimon. In realtà le fonti d'ispirazione per questo marchio, che proprio quest'anno spegne 25 candeline, sono state molteplici. Inizialmente volevano essere una risposta al crescente successo dei Tamagotchi e si infiltrarono in dispositivi elettronici con piccoli schermi LCD, ma in seguito svilupparono numerose ramificazioni in ogni ambito dell'entertainment... senza però mai riuscire ad intaccare più di tanto il successo stellare degli originali Pocket Monsters.
Questo portò ad un rallentamento della loro diffusione, che comunque continuò con un ritmo abbastanza regolare sia in formato cinematografico/televisivo che videoludico. Il primo gioco, Digimon World, uscì sulla prima generazione PlayStation e su PC tra il 1999 e il 2002, con nuovi capitoli che spuntavano un po' ovunque mediamente ogni due anni. Se si eccettuano una mezza dozzina di picchiaduro, una manciata di card games e un paio di spin-off MMORPG, la maggior parte dei titoli legati al franchise Digimon sono rimasti ancorati al binomio Action-RPG... fino ad oggi.
Digimon Survive infatti è un “mostriciattolo” un po' diverso dal solito e sorprendente soprattutto per chi non ha seguito fin dall'inizio la sua lunga e travagliata gestazione. Venne annunciato nel 2018 dalle pagine del popolare magazine giapponese V Jump, con un'uscita prevista per l'anno successivo. Un anno dopo, a pochi mesi dall'uscita, venne rinviato al 2020 con un'uscita europea prevista per il 2021. La pandemia rallentò ulteriormente l'intero processo produttivo e spostò tutto di altri dodici mesi... che diventarono quasi il doppio e coinvolsero un nuovo team di sviluppo.
E siamo arrivati a questa torrida estate, che ha finalmente visto l'uscita del gioco con immediato review bombing da parte di quella fetta di pubblico che si aspettava qualcosa di profondamente diverso da ciò che poi hanno avuto. Sospendiamo il giudizio su quest'ultima e ci gettiamo a capofitto nella review.
Dicevamo che Digimon Survive è diverso dal solito. Miscela elementi da visual novel (proprio quelli che non sono andati giù al suddetto pubblico) a combattimenti strategici. Va detto che le primissime ore di gioco non contribuiscono molto ad invogliare il giocatore. Il ritmo è molto blando, la presenza di testo massiccia e di combattimenti se ne intravede giusto l'ombra. Le location vengono mostrate attraverso schermate statiche, la cui esplorazione è legata all'utilizzo di un cursore che cambia forma a seconda dell'oggetto su cui si posa. Di tanto in tanto vengono avviati dialoghi con domande a risposta multipla che andranno ad influenzare i rapporti tra i protagonisti e i successivi risultati nelle battaglie di cui parleremo a breve.
La trama che fa da legante alle due principali meccaniche di gioco risulta fortunatamente subito interessante e riporta alla mente echi del capolavoro Beautiful Dreamer del maestro Mamoru Oshii (Ghost in the Shell), che ancora oggi rappresenta il punto più alto raggiunto dalla serie Uruseiyatsura, meglio nota come Lamù. Il protagonista Takuma intraprende insieme ai suoi compagni di classe una piccola vacanza proprio mentre nei dintorni del luogo scelto si moltiplicano avvistamenti di strane creature. Senza alcun preavviso il gruppetto di studenti si trova proiettato in una sorta di mondo parallelo, molto simile al loro ma assai più minaccioso. Qui faranno la conoscenza dei loro “Mon” gemelli, le creaturine a cui si legheranno e che li aiuteranno a svelare il mistero che si cela dietro alla pericolosa invasione.
Sono più di 100 i Digimon che potrete incontrare, reclutare e far evolvere nel corso del gioco, tra vecchie conoscenze come il frontman Agumon e bestioline meno note ma comunque ben caratterizzate come Kunemon o Labramon. Quelli che abbiamo nominato sono alcuni degli starter che affiancano i protagonisti principali di Digimon Survive, ma in ogni momento dovrete tenere gli occhi aperti per far crescere sempre di più la vostra collezione. Quando l'incolumità del vostro gruppo verrà minacciata verrà l'ora di far scendere in campo la vostra squadra, che come sempre è divisa per tipologie di Digimon e va selezionata con discreta cura. A quel punto dimenticatevi la schermata “alla Pokémon”, lo schermo diventerà un classico campo di battaglia diviso in quadrati, sui quali dovrete muovere le vostre “pedine” per eliminare tutti i nemici presenti.
A giocare un ruolo importante sono ovviamente le evoluzioni dei Digimon, che oltre ad accrescere la loro forza e le loro statistiche di base, ne sbloccano nuovi poteri. Purtroppo il meccanismo di evoluzione non è molto chiaro e non viene spiegato in alcun modo. Alcuni sembrano passare di livello in presenza di momenti particolarmente emozionanti condivisi con i propri “padroni” mentre per altri la cosa sembra totalmente casuale. Un peccato perché in realtà nelle fasi di combattimento si scopre che la collaborazione tra i membri della squadra è assai importante e un approfondimento maggiore di questi ultimi avrebbe sicuramente migliorato l'amalgama finale delle fasi più attive del gioco.
Durante le battaglie è anche possibile aprire brevi dialoghi, sia con gli alleati per ottenere qualche piccolo bonus, che con gli avversari. Questi ultimi potranno decidere di ignorarvi o abbandonare lo scontro, ma se vi giocate bene le carte potreste addirittura farli passare dalla vostra parte. A parte questo tutto il resto si gioca sui cardini tipici dei giochi di ruolo tattici: posizionamento in base al nemico, distanze, aree di effetto, differenti altezze di attacco e via dicendo... e come al solito funziona alla grande anche se qualche guizzo in più ce lo potevamo anche aspettare.
Nel corso del gioco vi capiterà di affrontare battaglie un po' diverse, con regole speciali che vi verranno spiegate di volta in volta. Nulla di particolarmente complicato tuttavia, gli aspetti tattici di Digimon Survive rimangono sempre su standard non troppo profondi per venire incontro ai neofiti del genere. Volendo è possibile aumentare la difficoltà degli scontri per chi è più avvezzo ai TRPG, il livello medio infatti non è altissimo e gli strateghi più navigati non avranno difficoltà a superare la maggior parte delle sfide senza troppo affanno.
Il continuo alternarsi di fasi avventurose con lunghi dialoghi e combattimenti va avanti più o meno per una ventina di ore, quota minima necessaria per raggiungere i titoli di coda. Il mix alla fine non ci è dispiaciuto ma si poteva fare sicuramente di più per aumentare il ritmo di gioco e dare vita ad un prodotto più convincente. Ci riferiamo ad esempio alla caratterizzazione dei personaggi, spesso un po' troppo sopra alle righe per un titolo che ha un mood quasi horror.
Le fasi esplorativo-investigative avrebbero potuto essere un po' più aperte, invece dopo la curiosità iniziale si finisce per andare “al sodo” cliccando solamente i personaggi e i luoghi che mandano avanti la storia, perché tutto il resto sa un po' di brodo allungato. Anche il sistema del karma, che lega i personaggi in base alla loro affinità e può influire anche su alcuni eventi, non è stato approfondito più di tanto visto che è possibile guidarlo a piacimento grazie ad alcuni indizi visivi piuttosto chiari.
La longevità è più che garantita dalla presenza di più finali (legati alla presenza o dipartita di uno o più personaggi) e da battaglie aggiuntive post-endgame. Se deciderete di affrontare il New Game Plus, ripercorrendo nuovamente le orme di Takuma e soci, manterrete intatta la vostra collezione di Digimon, le affinità raggiunte con gli altri personaggi e i risultati del Karma System.
Una cosa è certa, se deciderete di acquistare Digimon Survive nella speranza di ritrovare al suo interno l'eco dei vecchi giochi probabilmente rimarrete delusi. Ciò non significa che dobbiate ignorarlo totalmente, siate solo coscienti che si tratta di un'esperienza narrativa dai ritmi estremamente dilatati, coadiuvata da un gameplay maggiormente improntato su meccaniche strategiche non certo esasperate ma comunque distanti dal classico format della serie.