Burnout Paradise Remastered su Switch: un classico a nuova vita per giocare in mobilità - analisi comparativa
Hot pursuit.
Nel mondo di Burnout Paradise, girare a 60 fotogrammi al secondo è fondamentale. Del resto, il refresh a 60Hz è stato sempre un marchio di fabbrica della serie Burnout sin dal capostipite uscito su PlayStation 2. Qualcuno dirà addirittura che se non gira a 60fps non è Burnout. La buona notizia è che il porting per Switch sviluppato da Stellar Entertainment punta a questo livello prestazionale, e non è certo impresa semplice considerando quanto sia pesante per la CPU il l'impostazione open world del gioco. Ma quanto riesce questo porting, all'atto pratico, a mantenersi vicino al target dei 60fps? E com'è la grafica di questa versione? Abbiamo il tipo di asset del remastered già uscito tempo fa su PC, PS4 e Xbox One? Oppure forse quelli del titolo originale uscito su PlayStation 3 e Xbox 360?
Per iniziare, occorre sottolineare che così come le altre versioni del remaster, quella per Switch offre tutti i contenuti in un unico pacchetto. Tutti e gli otto i DLC pack sono inclusi nella cartuccia da 4GB e c'è anche il supporto al multiplayer online fino a otto giocatori, anche se (almeno stando alla nostra esperienza) i server non sono mai stati abbastanza pieni per testare a fondo questa componente della release. Ma l'esperienza single-player è ancora centrale e avete anche a disposizione tutte le sfide online. La star del palcoscenico rimane ovviamente Paradise City, con le sue affollate zone di Downtown, le sue rampe di lancio ed i monumenti all'isola di Big Surf. La versione Switch si avvantaggia inoltre delle feature uniche della console Nintendo, con un solido supporto all'HD rumble sui Joy-Con ed il supporto al touch screen per navigare nei menu quando si gioca in modalità portatile.
Passando alla qualità dell'immagine, i remaster per PS4 e Xbox One giravano a 1080p60 con 2xEQAA (una tecnica di anti-aliasing specifica di AMD simile al multi-sampling). La versione Switch è però ridimensionata per questioni di necessità. In configurazione docked il gioco gira prevalentemente a risoluzione nativa 1600x900, ma in alcune parti dell'immagine si nota un po' di pixellazione e artefatti più evidenti in movimento. Se aggiungiamo all'equazione un filtro anti-aliasing peggiore, la qualità dell'immagine subisce un netto calo se confrontata a quella della versione PS4: ogni elemento è nel complesso meno nitido a distanza, e questo risulta più evidente e fastidioso giocando su TV di grosse dimensioni. Ma la fluidità del gioco rimane come sempre eccezionale, specialmente grazie a un po' di motion blur applicato alle estremità. Non aspettatevi però una buona qualità su TV, per quel tipo di esperienza ci sono versioni ben più adatte.
La buona notizia è che in modalità portatile il gioco gira a risoluzione nativa dello schermo, ovvero 1280x720. Anche qui, come in modalità docked, in movimento ci sono degli artefatti che possono creare pixellazione ai bordi dell'immagine. Anche se ci sono evidenti seghettature, in modalità portatile l'immagine risulta nel complesso più nitida perché non c'è alcuno scaling. Riteniamo che la modalità portatile sia pertanto il maggior punto di forza di questa versione Switch del gioco, visto che Burnout Paradise ha uno stile di gioco 'prendi e vai' che si adatta perfettamente al gioco in mobilità. Ed è proprio questo l'aspetto che dovrebbe invogliare l'utenza a scegliere la versione Switch rispetto a quella per altre piattaforme.
Per rendere questo titolo gestibile dal chipset Tegra X1 di Switch c'è voluto un bel lavoro di ottimizzazione. Compressione, decompressione e in generale lo streaming delle texture sono operazioni problematiche per questo processore, specialmente considerando quanto sia limitata la banda di memoria. Adattare il gioco ai limiti GPU, e più in particolare della CPU, è stato pure problematico. Bisogna ricordarsi che Xbox 360 e PS3 avevano potenti processori multi-core operanti a 3,2GHz, e l'adattamento al processore tri-core ARM da 1Ghz montato su Switch non era impresa da poco.
Il codice CPU è stato radicalmente ottimizzato per migliorare le performance, e nel processo è stato aggiunto il supporto alle istruzioni Neon accelerate per l'architettura ARM. Stellar ha anche adattato il codice GPU per il supporto agli shader Nvidia. Ne è risultato uno streaming delle texture senza alcun intoppo, un pop-in limitato e un aspetto grafico che non sfigura se confrontato a quello delle altre versioni current-gen.
Inevitabilmente ci sono dei cambiamenti alla grafica, compromessi necessari per adattare il gioco alle minori capacità hardware di Switch. I lati positivi sono complessità di modelli, numero di poligoni e distanze di rendering, che sono praticamente identici alle altre versioni. Anche gli effetti particellari dopo gli impatti sono sorprendentemente simili, con tantissimi detriti che si spargono sulla strada dopo ogni collisione.
La versione Switch mantiene parecchi aspetti funzionali del mondo aperto del gioco rispetto alle altre versioni current-gen, ed è sorprendente. L'unico aspetto notevolmente depotenziato è la qualità delle texture. Con un quantitativo di RAM minore a disposizione, qualcosa doveva per forza essere ridotta per risparmiare risorse di memoria. Fortunatamente la riduzione di qualità è ben nascosta quando si corre, e l'upgrade rispetto alle versioni last-gen è comunque evidente e tangibile.
Gli effetti vedono pure delle modifiche. Le trasparenze alpha per il fumo sono ridotte rispetto alla versione PS4, e si nota particolarmente durante il drifting nelle curve a gomito. La qualità delle ombre è peggiore: sono più morbide e meno definite, ma nel complesso il risultato è accettabile. La distanza di rendering delle ombre del mondo è lo stesso che su PS4, ma l'occlusione ambientale sembra meno efficace o forse completamente assente su Switch. Questo conferisce al mondo un look più luminoso, ma è un compromesso decisamente tollerabile.
La buone notizie si estendono al frame-rate, elemento che gioca un ruolo fondamentale nell'esperienza che punta ai 60fps. Sia che stiate realizzando un takedown o che stiate gareggiando con tanti avversari su schermo, l'esperienza è ben rifinita per il sistema. Il gioco gira complessivamente allo stesso modo in configurazione docked e portatile, ma su TV abbiamo riscontrato dei cali nel range dei 50-fps nelle situazioni più concitate, come le strade cittadine dense di traffico. Da un lato sappiamo quanto difficile sia far girare bene un gioco simile su Switch, e da questo punto di vista è da lodare lo sviluppatore Stellar, ma d'altro canto la versione last-gen PS3 girava bloccata a 60fps e da un remaster non si possono tollerare prestazioni peggiori.
In conclusione, Burnout Paradise Remastered per Switch si può definire un successo, ma forse non così roboante come avremmo sperato. Sono stati eseguiti dei downgrade intelligenti dalle versioni PS4 e Xbox One per rendere il porting possibile, ma abbiamo comunque una versione migliorata rispetto a quelle originali last-gen, anche se in configurazione docked abbiamo qualche piccolo calo di fluidità che, seppur poco frequente, si nota.
Ma Nintendo Switch splende in configurazione portatile ed è lì che il lavoro di Stellar Entertainment porta tutti i suoi frutti. Questa release è un pacchetto completo e rimasterizzato di un grande classico che sta nel palmo delle vostre mani, e in definitiva si può eleggere come uno dei miglior racing arcade che siano mai stati realizzati.