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La collaborazione tra Sony e Microsoft nel cloud potrebbe segnare la fine della console war? - articolo

Perché le due aziende rivali dovrebbero unirsi? E che vantaggi ne avrebbero i giocatori?

Le notizie shock nell'industria videoludica non sono certo degli eventi isolati, ma chi avrebbe mai immaginato l'annuncio della collaborazione di Sony niente meno che con Microsoft per la realizzazione della sua prossima generazione di cloud gaming?

Le potenzialità qui sono davvero notevoli. Una possibile unione tra diversi titoli console offerti su un'unica piattaforma streaming, che spianerebbe la strada per uno standard in comune nel gaming multiplayer, con cross-play disponibile su tutti i titoli.

L'esistenza di questa partnership testimonia quanto seriamente i gestori delle piattaforme prendano in considerazione il cloud gaming, e questo porta al sorgere di diversi interrogativi: ciò porterà alla fine delle console intese come hardware fisico? PlayStation e Xbox potranno fondersi in un'unica realtà? E di conseguenza, questo porterà alla fine della storica console war?

C'è tantissimo spazio per l'interpretazione in merito all'annuncio di pochi giorni fa, che è stato abbastanza vago per usare un eufemismo. Non è stato divulgato molto altro nemmeno in una conferenza rivolta agli investitori che Sony ha tenuto in Giappone poco dopo, ma ci sono alcuni dettagli interessanti.

Abbiamo scoperto che l'intera piattaforma PlayStation Now al momento occupa 15 datacenter e 37 nodi di rete. Abbiamo appreso che il servizio conta ben 700.000 abbonati (200 giochi PS4 scaricabili sicuramente ingolosiscono) e che tale infrastruttura di rete è certificata per gestire fino a 5 milioni di abbonati. È inoltre venuto fuori che l'attuale risoluzione di streaming 720p verrà upgradata a 1080p nell'immediato futuro, ma anche che questo è un sistema a breve termine. La next-gen del cloud gaming ha bisogno di un partner che garantisca elevata scalabilità, ecco perché quindi Microsoft è il partner preferito da Sony.

Una carrellata video su pro e contro della partnership tra Sony e Microsoft, sul potenziale di questa unione per le due aziende e sulle implicazioni dirette per i giocatori.Guarda su YouTube

Realisticamente, ci sono due ulteriori servizi cloud che avrebbero soddisfatto le richieste di Sony, ovvero Google e Amazon. Curiosamente, è stata Microsoft a "vincere l'appalto", e non si può far altro che chiedersi perché i due acerrimi rivali dovrebbero collaborare. La chiave di lettura potrebbe essere una collaborazione che avvantaggia entrambe le parti, altrimenti non sarebbe mai andata in porto. La rivalità Xbox vs PlayStation conta poco se confrontata alle macro-strategie di Microsoft e Sony, quindi cosa bolle in pentola?

Per Microsoft questa equivale a una chance di hostare la maggior parte del gaming console e PC sui suoi sistemi, e potenzialmente, la possibilità di un certo grado di convergenza tra Xbox Live e PSN. I vantaggi per Sony sono abbastanza ovvi: per cominciare, ottiene l'accesso a un'infrastruttura di rete cloud di classe elite, gestita da una compagnia che è decisamente navigata nel risolvere le numerose sfide che si pongono nella produzione di un'esperienza cloud gaming sostenibile.

La parola chiave qui è scalabilità. Assumendo che lo streaming decolli così come credono in molti, il problema dell'accesso è fondamentale. Considerate un lancio della portata simile a quello di Red Dead Redemption 2: centinaia di migliaia, forse milioni di utenti si connetterebbero simultaneamente nel giorno di lancio. E non essere in grado di garantire il funzionamento del servizio a ciascuno di questi utenti sarebbe un grande fallimento.

PlayStation Now potrà anche avere 5 milioni di iscritti, ma 5 milioni di iscritti simultaneamente è tutta un'altra sfida. Mettendola su un altro piano, vi iscrivereste mai a Netflix se non poteste guardare quello che vi va, quando vi va?

Ed è il problema della scalabilità che fa sorgere ulteriori domande. In particolare, concernenti le differenze nel modo in cui gli sviluppatori di Sony e Microsoft creano i loro giochi. Gli studi first-party Xbox non producono titoli esclusivi Xbox: il PC è parte dell'equazione. Prendete Forza Horizon 4, per esempio. È un gioco stupendo sulle console Xbox ma l'esistenza stessa della versione PC apre spiana la strada al far girare il gioco su un sistema cloud più flessibile, non necessariamente confinato a "un rack console" di cui era costituita la prima generazione di server xCloud.

Gli annunci ufficiali dellla next-gen saranno anticipati da leak, da un sacco di leak. Ecco la nostra guida per destreggiarsi tra realtà e ficition.Guarda su YouTube

Gli sviluppatori di terze parti hanno una simile configurazione, visto che gran parte dei loro giochi console arrivano su PC. Ed avere accesso a un codice sorgente che non è legato ad un hardware specifico, è la chiave: i server cloud devono essere pagati, ed il miglior modo per far ciò è permettere all'hardware di raddoppiare il tipo di carico cloud che normalmente gestisce Azure. Ha un senso dal punto di vista economico, piuttosto che dedicarli al solo gaming.

I titoli first-party Sony, invece, sono realizzati in maniera molto differente. Gli sviluppatori prendono come target direttamente l'hardware PlayStation. È una soluzione più sensata utilizzare l'hardware che è già in loco piuttosto che allestire i datacenter Microsoft con hardware PlayStation. I titoli first-party di Sony che portano i loro titoli su hardware Microsoft? Non è un'operazione impossibile.

Dopo tutto, il design hardware delle console ha molti elementi in comune, al punto che gli elementi chiave sono del tutto comparabili. Siamo al punto in cui la differenza nei giochi multipiattaforma sta solo nella risoluzione di rendering, e questa non è una gran cosa per un sistema di streaming cloud, in cui i problemi di compressione video annullano praticamente ogni vantaggio fornito dal maggior numero di pixel.

C'è comunque un'alternativa, anche se forse è un po' troppo fantasiosa. Si basa sulla collaborazione senza precedenti tra i due produttori di console. Il team di Microsoft dedicato alla retrocompatibilità ha fornito negli anni dei miracoli tecnologici. Se una Xbox 360 può essere ricreata virtualmente su un hardware modesto come quello della Xbox One S e con performance migliorate, chi potrebbe scommettere contro il fatto che lo stesso team faccia girare il sistema PS4 e persino anche la PS5 su macchine virtuali Azure su cloud?

Se si riusciranno a risolvere le difficoltà nella qualità dello streaming e nella scalabilità, c'è una chance che decada l'esigenza da parte di Sony e Microsoft di produrre console. Il concept di base potrebbe risultare ridicolo allo stato attuale, ma pensate alla genesi di Netflix: chi avrebbe creduto che lo streaming di film, serie TV e multimedia avrebbe soppiantato la distribuzione fisica tramite supporti ottici?

Simili sfide sono state superate anche dal punto di vista della scalabilità e della qualità, e adesso Netflix è uno dei broadcaster più potenti al mondo, offrendo una miriade di contenuti originali. La corsa al cloud gaming da parte di così tanti concorrenti ci dice che i più grandi publisher stanno anticipando questa transizione, e la partnership tra Sony e Microsoft dà molto peso alla tesi che il modo in cui giochiamo ai videogiochi potrebbe cambiare presto.

Per quelli che sono preoccupati per le prospettive delle future console, la buona notizia è che nulla cambierà nel breve termine. Sony ha visto l'arrivo di PS4 come un punto di transizione in cui è terminato il dominio del supporto fisico e il mercato si è suddiviso tra fisico e digitale. Secondo la presentazione agli investitori, vede le prossima generazione di streaming come una scelta ulteriore per gli utenti, che si va ad affiancare alle opzioni già esistenti. E l'azienda tiene anche a specificare che lo sviluppo di PlayStation 5 non sarà minimamente influenzato dall'accordo con Microsoft.

Qualsiasi cambiamento di rilievo all'attuale modello di gaming su console è comunque distante anni, ma il cambiamento intrapreso dall'industria della musica, dei film e delle serie TV, è difficile da ignorare. Lo streaming è il meccanismo di delivery più diffuso ma esistono sistemi di maggiore qualità, anche se su scala minore. La domanda è piuttosto se quella scala ridotta varrebbe ancora i miliardi di dollari di investimento nell'hardware di ogni generazione di console, specialmente quando abbiamo già un format già pronto raffigurato dal PC, che potrebbe assumere quel ruolo da esponente unico.

Il grado di collaborazione tra Sony e Microsoft rimane però incerto, visto che al momento sono stati rivelati pochi dettagli in merito, a tal punto che abbiamo dovuto attendere la conferenza con gli investitori per confermare l'accordo ufficiale. Il fatto che così poche realtà e compagnie fossero a conoscenza dell'annuncio ci dice che siamo ancora all'alba di questa nuova era, ma il potenziale è davvero enorme. Una rivoluzione nel mondo in cui giochiamo e con chi giochiamo, e forse anche la fine della console war.