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Doom 3: VR Edition - recensione

Una giostra horror un po' arrugginita.

Ai tempi dell'uscita originale, risalente all'ormai lontano 2004, Doom 3 venne acquistato unicamente da quei giocatori che potevano permettersi un PC di fascia alta in grado di farlo girare decentemente.

Gli altri si limitarono a guardarlo da lontano, sbavando di fronte alla quarta generazione del motore id Tech sviluppato da Carmack e soci. Successivamente anche gli utenti Xbox riuscirono a mettere le mani su una versione depotenziata del gioco; unanimemente, però, tutti imputarono al gioco un'eccessiva deriva horror e un'ottimizzazione tutt'altro che perfetta.

Il successo ottenuto dagli ultimi capitoli "reboot" ha fatto capire che il pubblico vuole esperienze più vicine a quelle dei giochi originali, ma a distanza di anni una parte del pubblico ha rivalutato l'esperienza Doom 3 ed è principalmente a loro che questa edizione VR è indirizzata.

Siamo rimasti dannatamente sorpresi quando venne annunciata nel corso di quella strana giornata che Sony dedicò alla realtà virtuale PlayStation all'inizio di marzo, ma eravamo al tempo stesso curiosi di tornare sulla base marziana della Union Aerospace Corporation, immergendoci nei suoi orrori stavolta senza possibilità di girarci dall'altra parte.

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Abbiamo dunque spolverato accuratamente il caschetto PlayStation VR inutilizzato da troppo tempo, pulito le sue due lenti, ricollegato i cavi e via... milioni di chilometri macinati in un lampo e pochi secondi per entrare nei panni del malcapitato marine preposto allo spegnimento dell'inferno.

Neanche il tempo di iniziare ed ecco la prima, brutta sorpresa: Doom 3 VR Edition NON supporta i controller PS Move, una scelta discutibile che potrebbe allontanare parte del pubblico PlayStation VR ormai "abituato" all'utilizzo indipendente dei due dispositivi. È invece pienamente supportato l'Aim Controller, anche in modalità mancina, che restituisce un buon feeling specialmente quando si imbraccia un mastodontico BFG 9000.

Abbiamo ovviamente utilizzato anche il nostro fido e rodato DualShock 4, che purtroppo non è stato all'altezza della sua fama a causa di un rilevamento dei movimenti a tratti impreciso e di occasionali fenomeni di input lag, problemi mitigati fortunatamente dal ritmo nettamente inferiore rispetto ai Doom più recenti.

Buone notizie arrivano invece dal fattore "immersione", che proprio grazie all'incedere più lento e alle atmosfere horror di Doom 3 risulta molto alto. Gli effetti sonori, che fin dall'esordio di Doom 3 hanno rappresentato un elemento molto importante, sono ben gestiti dall'audio 3D che riesce a "mimare" un surround discretamente avvolgente anche su PlayStation 5 grazie alle cuffie Pulse. L'output sonoro di ogni arma è stato rimasterizzato e risulta sorprendentemente cristallino ma anche il look è stato leggermente rivisto per "avvicinarsi" un po' a quello delle versioni più moderne.

Lo shotgun (per gli amici 'il pompa') è da sempre lo strumento migliore per uscire vivi dall'inferno... anche in VR.

Appena sufficiente invece è l'impatto con il comparto grafico. Stiamo parlando di un gioco di ben 17 anni che gira su un hardware VR ormai vetusto, che fin dall'inizio non era certamente lo stato dell'arte in termini di risoluzione. Il risultato è un titolo che nonostante le texture rinfrescate risulta piatto, con una palette di colori decisamente limitata e qualche distorsione di troppo. Ciliegina sulla torta sono le famigerate "braccia fluttuanti", molto comuni nei primi mesi di vita della realtà virtuale ma quasi del tutto scomparse negli ultimi anni in favore di soluzioni nettamente più piacevoli alla vista.

Se vi siete già immersi negli inferni di Doom con l'ottima edizione VFR del capitolo 2016, resettate tutto perché l'esperienza offerta da questo gioco viaggia su una velocità nettamente inferiore. È un po' come paragonare un giro sul bullet-train giapponese a quello su un interregionale italiano. In entrambi c'è una fine e un inizio ma il tempo di percorrenza e il comfort sono nettamente diversi.

È incredibile infatti come in Doom VFR, gioco nettamente più veloce e movimentato, il fenomeno del motion sickness fosse molto meno presente grazie anche all'implementazione di diverse opzioni di movimento come il teletrasporto. In Doom 3 VR Edition invece il movimento è libero e l'unico comando alternativo è rappresentato dal tasto R3 che produce un repentino giro di 180°. Ciò significa che se il vostro stomaco non è già discretamente abituato all'ambiente virtuale, potreste avere più di qualche ritorsione gastrica.

L'interfaccia originale è stata integrata nelle armi e sul braccio sinistro, che mostrano rispettivamente i proiettili e l'energia/armatura residua.

Anche in questa edizione VR, come nella precedente BFG Edition, sono incluse le due espansioni Resurrection of Evil e The Lost Mission, che contribuiscono a rendere il prodotto maggiormente appetibile a fronte dei 20 Euro scarsi richiesti per il download.

Sono passati 17 anni dall'uscita di Doom 3. Tanti, troppi per qualsiasi gioco che non includa mattoncini di varia forma che cadono dall'alto. Su PlayStation VR abbiamo già giocato il penultimo Doom ed è stata un'esperienza faticosa ma estremamente appagante.

Lo stesso non si può dire stavolta, anche se il ritmo molto meno indiavolato di questo capitolo consente di godersi meglio le atmosfere horror di quello che può anche essere considerato uno spin-off.

6 / 10