Downward - recensione
Faith ha compagnia.
Parkour e videogiochi è un'accoppiata che ha già dimostrato di poter funzionare egregiamente in più di un'occasione. Mirror's Edge e Dying Light sono due fulgidi esempi, ma tra il folto fogliame del sottobosco indie si nascondono altrettanti titoli degni di nota. Quello di cui ci occupiamo oggi è Downward, un'opera tutta italiana sviluppata dai ragazzi romani di Caracal Games. La prima volta che abbiamo avuto modo di mettere le mani sul gioco è stato alla Games Week dell'anno scorso, da allora sono state aggiunte un bel po' di cose, non per ultimo un doppiaggio interamente in italiano ad opera di ThePruld. Se vi piacciono le avventure, e vi piace viverle correndo a perdifiato, fareste bene a continuare a leggere.
La vicenda ha inizio in modo brusco, senza alcuna spiegazione, e cala il giocatore nei panni del misterioso Viandante. Dopo aver recuperato i sensi, quello che l'uomo si trova davanti agli occhi è un mondo segnato da conflitti e cataclismi. Le rovine di un glorioso passato si stendono a perdita d'occhio, costellando un paesaggio fatto di spiagge idilliache e formazioni rocciose cotte dal sole cocente. Una voce femminile gli rimbomba nella testa, spingendolo ad avanzare senza fornirgli indicazioni troppo precise su quale sarà la sua meta. Mentre il protagonista muove i suoi primi passi tre astri brillano nel cielo sopra di lui, corpi celesti dagli accesi colori in grado di influire sul sentiero che il viaggiatore si appresta a percorrere.
La storia si mantiene su toni leggeri e, soprattutto durante la prima metà dell'avventura, il sentore è quello di essere mandati in giro senza sapere bene il perché. La voce di donna ci blandisce con il suo tono suadente ma ben presto, sia in noi che nel protagonista, comincia a farsi strada la convinzione di essere una marionetta nelle mani di qualcuno con le idee ben chiare in testa. Seppur la narrazione non sia il pezzo forte del titolo, durante le battute finali si viene messi al corrente di alcuni dettagli interessanti, soprattutto se ci si intestardisce cercando di sbloccare tutti e tre i finali possibili.
Downward è essenzialmente un'avventura esplorativa basata sul parkour: si corre, si salta, ci si arrampica e si balza da un muro all'altro attraversando le magnifiche ambientazioni in un susseguirsi di fluide acrobazie. Il Viandante dispone anche di un marchio, che può piazzare in un punto qualsiasi per poi teletrasportarvisi istantaneamente ovunque si trovi, capacità utilissima durante le lunghe sezioni platform in cui un salto sbagliato può voler dire rifarsi da capo un'impervia scalata o peggio.
Oltre alle proprie capacità fisiche l'enigmatico protagonista acquisisce con il tempo anche l'abilità di sfruttare le anomalie presenti nel mondo. Queste sono di vari tipi: alcune permettono di spiccare poderosi balzi, altre funzionano come dei punti di ancoraggio a cui aggrapparsi grazie ad un rampino etereo, altre ancora materializzano muri e piattaforme una volta attivate. Le combinazioni possibili per navigare la mappa diventano quindi innumerevoli, e le zone accessibili aumentano man mano che si guadagna la possibilità di sfruttare a nostro vantaggio queste singolarità.
Finire spappolati cadendo da altezze vertiginose o piombare in qualche pozza di magma non sono gli unici modi per lasciarci le penne. Sebbene il combattimento non rivesta un ruolo centrale infatti, sul nostro cammino capita spesso di incrociare golem di varia natura o fastidiosi droni. Uscire vincitori dagli scontri permette di accumulare esperienza e preziosi artefatti, indispensabili per aprire le porte di luce che sbarrano il nostro cammino celando aree segrete e succulenti tesori.
A proposito di esperienza invece, questa si accumula sconfiggendo i nemici e collezionando le "scaglie di cielo" sparse in giro per il mondo. Dopo averne accumulate abbastanza sarà possibile spenderle presso delle specifiche statue, aumentando le nostre capacità fisiche, migliorando il marchio e la percezione del mondo che ci circonda.
Quello del Viandante è un viaggio solitario, a tenergli compagnia c'è solo la voce che risuona nella sua testa, anche se ogni tanto gli capita di incontrare uno strano individuo incappucciato a cui manca qualche rotella. Il tizio vaneggia con voce stridula e sghignazza per la maggior parte del tempo, ma sa rendersi utile acquistando alcuni oggetti che il protagonista recupera durante il viaggio. Egli inoltre è cosi gentile da offrire il suo covo come base operativa, un luogo che con il tempo e a suon di scaglie del cielo, è possibile ampliare e personalizzare con nuove stanze e decorazioni.
Lasciando da parte un sistema di combattimento piuttosto blando e una narrativa non troppo impegnata, non possiamo fare a meno di elogiare il cuore pulsante di questa produzione, ovvero il level design. Downward offre mappe intricate, ognuna dotata di spiccata verticalità e in cui tutte le strade sono collegate tra loro in un maestoso labirinto a cielo aperto. Scorciatoie e collegamenti sempre nuovi si rendono disponibili una volta imparato a sfruttare le anomalie e sempre più spesso vi troverete ad esclamare "guarda dove sono sbucato!". Come se tutto ciò non bastasse, esiste un macchinario in grado di interagire con i pianeti nel cielo, cambiando la conformazione dei livelli (e l'illuminazione) in base al pianeta prescelto.
Parlando di illuminazione non possiamo tralasciare il versante tecnico. Il titolo è realizzato con il solido Unreal Engine 4 e offre un colpo d'occhio davvero notevole. Dalle spiagge paradisiache della mappa iniziale si passa per città costruite su rocce galleggianti fino a giungere ad enormi lande carbonizzate costellate di pozze di lava. I movimenti dei nemici sono legnosetti e talvolta capita che le animazioni di arrampicata diano vita a qualche glitch, ma sono piccolezze trascurabili di fronte a tutto il resto. Degno di menzione è anche il doppiaggio in italiano, ottimo quello della voce femminile e buono quello del protagonista, scanzonato e divertente. Si poteva fare meglio invece per quanto concerne l'uomo incappucciato, esageratamente gracchiante e fin troppo sopra le righe.
La storia principale si porta a termine in meno di dieci ore, ma il discorso cambia radicalmente nel caso in cui vogliate sbloccare i finali alternativi e collezionare tutti gli artefatti o gli oggetti. A prolungare ulteriormente la longevità c'è la modalità sfida, accessibile dal menù principale o, all'interno del gioco, da un monolito ben preciso. Qui è possibile mettere alla prova le proprie abilità nel parkour con un buon numero di mirabolanti percorsi e tentare di scalare le classifiche mondiali.
A conti fatti abbiamo voluto assegnare un otto di incoraggiamento ad un titolo sviluppato da un team giovanissimo e senza avere alle spalle finanziamenti stellari. I ragazzi di Caracal hanno realizzato un'opera dal level design davvero notevole, con meccaniche di gameplay solide e rodate, in grado di offrire un'esperienza di gioco piacevole e immersiva. Come prima prova c'è da essere soddisfatti, attendiamo con ansia di vedere cosa questi ragazzi saranno in grado di confezionare la prossima volta.