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Dr. Mario - review

Difficile è bello?

È raro che ci si riferisca ad un episodio del multiforme franchise di Mario con l'epiteto "difficile", eppure, esplorando l'ampio catalogo retro offerto dalla Virtual Console, sto imparando ad apprezzare sempre più titoli che in questo aggettivo inaspettatamente ci sguazzano.

Ad esempio, è solo di poche settimane fa la nostra recensione di Super Mario Bros.: The Lost Levels, la reinterpretazione di un classico della storia videoludica votata all'elevato e (almeno in origine) crudele tasso di difficoltà. Una testimonianza di tempi lontani in cui Nintendo aveva tutta l'intenzione di mettere i suoi fan a dura prova.

Quanto sono lontani quei tempi? Tanto, tantissimo. Lo dimostrano non solo l'incapacità di riproporre quello stesso tasso di sfida ai giorni nostri, complici gli aiutini del menù della Virtual Console, ma anche i difetti di un'uscita recente come Dr. Luigi. Un'idea affascinante, un tributo pure sensato ragionando su un gameplay, quello del Dr. Mario targato 1990, che molti ancora considerano moderno. Ma anche una semplificazione di quelle stesse meccaniche che negli anni precedenti avevano dato lustro alla sotto-serie della Grande N.

Qui si mette male...

Va precisato, comunque, che nelle righe seguenti si parlerà esclusivamente del Dr. Mario giocato su Wii U tramite Virtual Console, delle sue specifiche peculiarità e della sua valenza nell'anno di grazia 2014. Dimenticate per un attimo, quindi, le ore passate su NES (e mettiamoci anche le varie iterazioni portatili) e concentratevi solo sull'opportunità di fare questo acquisto sulla "nuova" console casalinga.

A favore del fatidico click sul tasto "Compra" figura senza dubbio il gioco off-screen. Per titoli del genere, la possibilità di fare a meno del televisore è a mio dire una manna dal cielo: non solo ci si può muovere in piena libertà per casa pad alla mano (sì, anche nelle lunghe trasferte in bagno...) ma pure lasciare libero il televisore senza risentire affatto della sua assenza.

Differentemente da giochi come Unepic, giusto per citare una delle ultime produzioni arrivate sull'eShop per Wii U, il passaggio dallo schermo del televisore al GamePad è praticamente indolore. Certo, bisogna scendere a patti con le bande nere laterali, neo di tutte le trasposizioni dei classici su Virtual Console per Wii U, ma nel 90% dei casi sarete talmente concentrati sul gameplay da non notarle neppure.

Le aggiunte alla versione classica di Dr. Mario finiscono praticamente qui: non ci sono particolari motivazioni che potrebbero spingervi all'acquisto se avete già giocato l'edizione originale o, forse meglio ancora, una delle iterazioni successive sulle altre piattaforme di Nintendo.

"Non ci sono particolari motivazioni che potrebbero spingervi all'acquisto se avete già giocato l'edizione originale"

Per chi non l'ha fatto, invece, la nostra recensione inizia a tutti gli effetti qui. L'obiettivo è spiegarvi perché dovreste recuperare un gioco capace di calamitarvi allo schermo, che sia del GamePad o del televisore non importa, con un meccanismo sempre più raro da trovare e più complesso da portare in scena: la crescente difficoltà.

Fermo restando che un prodotto del genere, al giorno d'oggi, si adatterebbe meglio a un cabinato piuttosto che ad una console casalinga, è interessante notare come il livello di difficoltà subisca un'impennata repentina nel caso in cui il giocatore finisca per commettere un errore o col trovarsi d'un tratto con l'acqua alla gola.

Invertendo il trend del nuovo millennio, infatti, Dr. Mario non vi aiuterà indicandovi la strada migliore da seguire o il modo di uscirvene con rapidità e neppure offrirà micro-transazioni per ottenere nuove skill. Tutt'altro: approfitterà di ogni vostra debolezza per mandarvi al tappeto, capendo al volo quando sarete sul punto di sbagliare o quando lo avrete già fatto. Se non vi sembra in controtendenza questo...

Alla base, il gameplay di Dr. Mario è estremamente semplice: come nel più moderno Lumines, non a caso uno dei titoli che mi ha maggiormente assuefatto negli ultimi anni, l'utente è chiamato a realizzare combinazioni da quattro blocchi - le estremità di pillole bicolore - in orizzontale o verticale, appoggiandosi ai batteri colorati già piazzati di base sulla "mappa".

Pochi virus ma tutti circondati da pillole inefficaci: in casi del genere, la partita può andare per le lunghe.

Ad inizio partita, il giocatore può impostare la sua sessione come meglio preferisce, modificando settaggi come la velocità del lancio delle pillole, il numero di batteri da mettere al tappeto e persino la musica di sottofondo (solo due le tracce).

Indossato il camice da dottore, come dicevo, Mario presenta però una certa vena di crudeltà, punendo con l'aumento del ritmo ogni minima esitazione. Per questo motivo, la strategia migliore da adottare è quella dettata dalla pazienza: ci si dovesse trovare con uno o più blocchetti di un colore inutile ai fini del punteggio, posto appena sopra al batterio da eliminare, non serve farsi prendere dalla frenesia. Anzi, è dannoso.

Piuttosto, meglio battere su quel colore come una goccia d'acqua sulla pietra, anche perché le dimensioni generose della "mappa" regalano un ampio spazio di manovra. E la parte divertente è proprio questa: escogitare la strategia migliore e giocare ad una delicata gara di nervi con la CPU, per capire chi si "sottometterà" per primo.

Questa unica particolarità strutturale può non essere abbastanza da motivare l'esborso di €4,99 per molti ma, soprattutto se siete appassionati del genere, Dr. Mario ha le carte in regola per diventare una piacevole scoperta su cui investire il tempo di una sessione mordi e fuggi.

Magari affiancatelo a un titolo più articolato (con un marzo del genere, scommetto che non faticherete a trovarne) nelle modalità, che non vi faccia sentire troppo la mancanza di una varietà che, a conti fatti, è assente giustificato in un titolo di un ventennio fa.

Siate pronti, in ogni caso, a spremere polpastrelli e meningi per uscirne vincitori.

7 / 10
Avatar di Paolo Sirio
Paolo Sirio: Boxaro ma non troppo, sonaro a tratti con un occhio di riguardo per Nintendo, comprende ben presto che il mestiere del giornalista, filtrato per la passione dei videogiochi, ha tutto un altro sapore.

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