Dragon Age Inquisition: Jaws of Hakkon - recensione
Finalmente abbiamo una scusa per tornare a Thedas.
Arrivato un po' in sordina e circondato da un certo scetticismo, Dragon Age Inquisition ha conquistato sia i fan dei giochi di ruolo di stampo occidentale che la stampa specializzata. Bioware è riuscita infatti a confezionare un prodotto di qualità e con tantissime cose da fare, ma soprattutto è riuscita a recuperare quella verve creativa che ha caratterizzato i suoi primi lavori. In Inquisition ha tratteggiato un cast di personaggi memorabili, oltre che un universo di gioco molto esteso senza per questo diluirne la qualità.
Thedas è stata dipinta come una terra affascinante e vibrante, arricchita da un lore profondo ed estremamente credibile, nel quale perdersi per centinaia di ore di gioco. Ecco che quindi il compito di Bioware è passato dal dimostrare di non aver perso il tocco al dover creare nuovi contenuti in grado di mantenere l'elevatissimo grado qualitativo di Inquisition, senza andare a rompere gli equilibri fin qui creati. Per questo motivo con Jaws of Hakkon, il primo DLC di Dragon Age Inquisition disponibile da qualche giorno su Xbox One e Origin (e a maggio su tutte le altre piattaforme), lo sviluppatore canadese ha pensato che la soluzione migliore fosse quella creare un'area completamente nuova, nella quale poter raccontare una storia inedita senza troppi legami col resto dell'avventura.
In questo modo Bioware ha ottenuto un duplice risultato: da una parte si è semplificata la vita, dato che non è andata a toccare i contenuti esistenti, evitando così incongruenze con quanto già raccontato o modificando il design delle missioni e delle mappe "classiche"; dall'altra ha dato a tutti, anche a coloro che non sono ancora giunti al terme di Inquisition, la possibilità di comprare l'espansione e di esplorare liberamente le lande di Frostback Basin.
Attenzione, però: questo non vuol dire che Jaws of Hakkon sia adatto a tutti, in quanto la zona è consigliata a un gruppo di avventurieri di livello venti o superiore, ovvero a tutti coloro che hanno raggiunto e superato il soft-levelcap del gioco. Infatti a Frostback Basin troverete nuove sfide che metteranno alla prova il vostro team e che vi costringeranno a pensare attentamente a quale tattica utilizzare, magari sfruttando la nuova e utilissima bolla dell'Inquisitore, una delle novità introdotte dall'espansione.
Coloro che compreranno in DLC verranno informati durante il primo consiglio di guerra al quale parteciperanno di un sensazionale ritrovamento. Alcuni esploratori hanno scoperto presso Frostback Basin delle tracce di Ameridan, l'ultimo inquisitore che la storia di Thedas riporta sui libri. Ameridan era celebre per essere stato un portentoso cacciatore di draghi e dunque le sue conoscenze o il suo equipaggiamento potrebbero farvi enormemente comodo per la vostra missione.
Una volta spesi gli 8 punti di potere necessari per aprire la mappa, scoprirete che la situazione in questa remota e isolata zona del Ferelden è molto più complessa e articolata del previsto. Non solo geograficamente, dato che a Frostback Basin si alternano splendidi boschi con oscure paludi, tutti baciati da un'affascinante solo basso, ma anche politicamente.
Due fazioni di Avvar, un'affascinante popolazione locale, si stanno infatti facendo una guerra spietata. L'isolamento di queste terre ha però fatto in modo che le tradizioni di queste popolazioni, le loro credenze e il rapporto tra magia e religion, si siano sviluppati in modo assolutamente unico e originale, creando dunque un conflitto tutto da scoprire, fatto di regole e motivazioni che si perdono nella notte dei tempi. In questo modo gli scrittori di Bioware sono stati in grado di tratteggiare un "nuovo universo" fatto da regole uniche ma anche da un linguaggio e da un gergo specifici in grado di rapire il giocatore e lasciarlo, nuovamente, a bocca aperta.
Sfortunatamente in tutta questa grandezza gli sceneggiatori si sono 'dimenticati' d'introdurre forti legami col resto dell'avventura e in questo modo le circa otto ore che passerete a Frostback Basin saranno piacevoli e interessanti, ma paiono più una parentesi che un capitolo della rinascita dell'Inquisizione.
Questo respiro meno ampio lo si respira anche osservando la struttura delle missioni, piuttosto semplificata e che ricorda quella di molti MMO. Vi troverete infatti a raccogliere 10 oggetti, uccidere qualche bestia particolare o andare in un luogo specifico ad attivare qualche interruttore. Nulla di male, ci mancherebbe, ma la cura profusa nel creare il lore e il design dell'area è decisamente superiore a quella impiegata per gli altri aspetti del gioco. Anche la narrazione avviene attraverso un numero esiguo di scene filmate, rendendo dunque piuttosto differente l'incedere e il modo di raccontare il gioco di Jaws of Hakkon rispetto a Dragon Age Inquisition.
I fan del gioco non ci penseranno comunque più due secondi a comprare questa prima espansione (o forse lo faranno dando un'occhiata al prezzo di 14,90 euro), ma lo faranno solo per il desiderio di tornare a Thedas ed immergersi nuovamente nel favoloso universo creato da Bioware. Jaws of Hakkon non fa nulla per migliorare o cambiare la struttura di gioco proposta dagli sviluppatori canadesi, e a una scrittura e a un design eccelsi affianca delle missioni e una struttura narrativa un po' sottotono, risultando complessivamente un'esperienza leggermente inferiore a quella offerta dalla campagna principale.