Dragon Ball The Breakers, la recensione
Tirate fuori la PS2 e giocate a Budokai Tenkaichi.
Quando abbiamo testato la closed beta di Dragon Ball The Breakers un un pio di mesi fa, le nostre impressioni non erano state esattamente esaltanti. E quando si parla di giochi dedicati ad anime con una fan base così ampia come quella di Dragon Ball, un inizio simile non è mai una buona premessa.
Del resto, se l’aspetto nostalgico e del fan bambino viene catturato, un titolo mediocre può diventare anche bello agli occhi del giocatore appassionato. Ma se l’accoglienza è fredda già dalle prime battute, allora quel che viene dopo potrebbe essere ancora peggio.
Realizzare un gioco innovativo dedicato a Dragon Ball non è certo facile, oggi come oggi. In più di 30 anni si sono esplorati tutti i possibili meandri della storia e ogni tipo di gameplay, passando per tutte le generazioni di console e partendo dagli 8-bit del NES. Se la vetta (che probabilmente non si raggiungerà mai più) la si è toccata con la serie Budokai Tenkaichi, è anche vero che ultimamente abbiamo avuto ottime serie come quella di Xenoverse.
Dragon Ball The Breakers abbandona tutte le formule di gameplay esplorate finora per proporre un approccio da survival game multiplayer online in formula asincrona, in stile Dead by Daylight per capirci, ma ambientato nell’universo della serie Z. Sette giocatori nei panni di semplici umani formeranno una squadra da otto cercando di fronteggiare il temibile “Razziatore”.
Costui è impersonato, volta per volta, da uno dei celebri nemici storici di Goku e compagnia: quindi avremo Freezer, Cell, Majin Bu (questi sono i soli disponibili al momento). Poiché il gioco è improntato come un gioco mobile con eventi speciali a tempo, a volte compariranno villain speciali per brevi periodi, dando accesso a grosse ricompense, sulla falsa riga dei giochi mobile dedicati a Saint Seiya Awakening o Naruto Boruto.
La storia, che è anche l’unica modalità single player insieme alla modalità allenamento, si limita a un breve prologo in cui Trunks, giunto dal futuro, ci avvisa dell’imminente pericolo e ci prepara alla battaglia, insegnandoci le basi per avere la meglio sui razziatori. Non è lunga, e non è una vera e propria modalità storia, più una sorta di tutorial infarcito e volendo si può anche saltare (ma riprenderlo poi in qualsiasi momento).
Qui finisce il single-player. Dopodiché, se si vuole continuare a giocare, bisogna lanciarsi nelle lobby online. Qui troveremo un’area (simile al Palazzo del Supremo) in cui sono presenti varie sezioni tra cui vari store per spendere i crediti accumulati e comprare outfit e accessori, e ovviamente il punto di accesso al matchmaking.
I server sono abbastanza pieni e un match con un team casuale si avvierà nel peggiore dei casi entro due minuti, che però sono comunque troppi considerato che non sono match a 64 giocatori. Si può impostare come preferenza di giocare come sopravvissuto o come razziatore, ma poiché il rapporto è di 7:1, le probabilità di giocare come sopravvissuto sono molto più alte a prescindere dalla preferenza assegnata.
Le partite sono rapide e frenetiche: il razziatore ha il compito di evolversi dallo stadio iniziale a quello finale e far fuori giocatori umani e civili, mentre i sopravvissuti devono eseguire varie operazioni che prevedono esplorazione e grinding per tentare la fuga. In quanto umani, i sopravvissuti non hanno i poteri di Goku, Gohan, Piccolo o Vegeta, per cui la loro forza è notevolmente sottodimensionata rispetto al nemico. Ne consegue una sensazione di terrore. Man mano che questo si avvicina, i rumori tipici delle sue mosse e dei suoi attacchi si fanno sempre più forti, e una sensazione di angoscia s’impadronisce di noi, anche perché da soli, in uno contro uno saremo spacciati.
Tramite il grinding i sopravvissuti possono potenziarsi e attingere a brevi evocazioni che permettono di utilizzare per pochi secondi le abilità di Goku e compagnia bella. L’evocazione dura però troppo poco e non permette di avere la meglio, né di vincere la battaglia. Serve più che altro a tenere a bada il razziatore per qualche secondo e dare tempo al resto della squadra di eseguire le operazioni necessarie per allestire la Super Macchina del Tempo, unica chance per tentare la fuga e vincere.
I sopravvissuti possono comunque potenziarsi tramite gli oggetti disseminati nella mappa di gioco. Si possono recuperare armi di vario genere, denaro e altri elementi utili, ma il più delle volte poco interessanti. La verità è che la componente grinding è finalizzata a veicolare l’utente verso lo store, dove è possibile eseguire microtransazioni.
Più che lottare contro il Razziatore, dunque, ogni Superstite ha quindi il compito di cercare le Chiavi del Potere per attivare i cinque Sistemi di Avviamento necessari per allestire la Super Macchina del tempo. Ce ne sono cinque, una per ogni zona, e vanno piazzate in questi sistemi che spawnano in punti random della mappa. Se spuntano in alture difficili da raggiungere, il processo di attivazione sarà complesso e lento, quindi la fortuna gioca pure un ruolo fondamentale nell’esito dei match.
E bisogna fare in fretta, perché il Razziatore con i suoi attacchi più potenti può distruggere un’intera zona prima che riusciate ad attivare la chiave. Una volta attivata la macchina, tutti i superstiti saranno radunati al centro della mappa per difendere il lasciapassare per la salvezza, ovviamente lottando contro il Razziatore. Quest’ultimo avrà quasi sempre la meglio, e se riesce a distruggere la super macchina del tempo ha già mezza vittoria in tasca. In ogni caso, ogni superstite ha un’ultima chance: in ogni zona viene evocata una mini macchina del tempo con un posto soltanto. Chi riesce a raggiungerne una può ancora salvarsi.
Appare chiaro che con una simile impostazione, sempre uguale, il gameplay diviene presto ripetitivo e noioso. Varietà ce n’è poca (sono disponibili solo tre location) e l’estremo sbilanciamento di potenza tra i superstiti e il razziatore provoca frustrazione. L’esplorazione e il grinding possono risultare interessanti all’inizio, ma poi diviene tutto così piatto che ci si chiede perché continuare a voler giocare: tutto si limita ad aprire casse tutto uguali fra loro, salvare qualche abitante dentro grotte o case, oppure cercare le sfere del drago. Fra l’altro, l’operazione di salvataggio dei civili richiede uno script che dura una ventina di secondi, durante la quale saremo praticamente inermi all’eventuale arrivo del Razziatore.
Quando si trovano tutte le sfere si può evocare Shenron e chiedergli un desiderio a scelta tra: curare gli alleati, acquisire un tier di potenza o passare al tier 4 (tier più potente e raggiungibile solo tramite Shenron, con cui saremo potenti quanto il Razziatore). Perché con le sfere del drago non si possa esaudire il desiderio di scappare o di uccidere il Razziatore, rimane un mistero.
“Trasformarsi” in Vegeta, Goku o Gohan una volta giunti al quarto livello di potenziamento non è nemmeno così interessante, primo perché il potere degli eroi dura troppo poco, e poi perché le mosse a disposizione sono troppo limitate e decisamente poco fluide: si ha sempre l’impressione di non avere il controllo.
Giocare come Razziatore, oltre a risultare raro perché a discrezione del matchmaking, può essere soddisfacente, ma anche qui vengono presto fuori tutti i limiti. Si può giocare nei panni di Cell, Freezer o Majin Bu. Benché ognuno di essi richieda operazioni diverse per procedere negli step evolutivi (ad esempio Cell dovrà assorbire civili mentre Majin Bu dovrà essere attivato tramite aiutanti) alla fine il gameplay dei tre non cambia granché. Le evoluzioni successive avvengono sterminando i sopravvissuti e allo stadio finale si avrà la possibilità di distruggere un’intera area con tutti gli eventuali superstiti presenti. Ci sono delle abilità da apprendere e sviluppare durante il match, ma la maggior parte delle volte basta cercare lo scontro 1vs1 con cui si avrà sempre la meglio.
A peggiorare l’esperienza c’è un aspetto tecnico decisamente non all’altezza di un gioco di Dragon Ball, con una fisica dei movimenti abbastanza ridicola. Basti pensare che si possono scalare montagne con angolazioni ottuse, ci si può lanciare giù da alture di centinaia di metri senza subire danni, e non si può correre o volare. E mancano completamente i classici ambienti distruttibili, così iconici nella serie animata e nei relativi videogiochi. Insomma, è un gioco di Dragon Ball a metà, evidentemente riuscito male. Manca persino un qualsiasi barlume di colonna sonora.
Una volta finito il match, il sistema ci darà i risultati e invece di metterci in coda direttamente per un’altra partita, o di proporre un rematch, ci rimanderà in lobby, con conseguenti caricamenti, perdite di tempo e questo in un loop infinito. Sempre che abbiate voglia di continuare a giocare. Onestamente, dopo un paio di partite la voglia di proseguire crolla vertiginosamente, e l’unico incentivo a continuare dovrebbe essere quello di livellare per sbloccare nuovi elementi e acquistarne altri nello store. Decisamente insufficiente.
Appare chiaro che Dragon Ball The Breakers sia un gioco mobile traslato sulle console. Avrebbe potuto essere uno dei tanti free to play da smartphone e probabilmente nessuno si sarebbe lamentato più di tanto, ma il fatto di proporlo su console con tanto di campagna promozionale e collectors edition abbinate, a un prezzo base di €29,99 appare una nota stonata.
La promessa che altri contenuti arriveranno con aggiornamenti ed eventi speciali non è sufficiente al momento a consigliare l’acquisto, nemmeno ai fan più accaniti di Dragon Ball. Scarsità di contenuti e modalità, gameplay ripetitivo e frustrante e una grafica non all’altezza (non c’è nemmeno una versione next-gen) lo rendono uno dei peggiori giochi di Dragon Ball mai creati.