Dragon Ball Z: Battle of Z - review
I saiyan sono a corto di idee...
Namco Bandai approfitta del lancio italiano dell'ultimo film dedicato a Dragon Ball per pubblicare l'ennesimo picchiaduro ispirato alle avventure di Goku e dei guerrieri Z. Questa volta, però, la formula utilizzata per la realizzazione del progetto è diversa dal solito, visto che gli sviluppatori hanno scelto un approccio meno tecnico e palesemente indirizzato a un pubblico a caccia di esperienze accessibili e intuitive.
A prescindere dalla piattaforma su cui si avvia il gioco (abbiamo testato la versione PS3 e quella PS Vita) ci si trova di fronte a un titolo caratterizzato da un sistema di combattimento troppo semplificato, lontano anni luce da quanto gli appassionati hanno apprezzato nei vari episodi della serie Tenkaichi o, meglio ancora, nella popolare saga Budokai.
Mentre nei capitoli appena citati era infatti richiesta una buona dose di pazienza per domare tutte le meccaniche inserite all'interno di un sistema di combattimento in grado di garantire incredibili soddisfazioni, in Battle of Z bastano pochi minuti per padroneggiare i pochi comandi disponibili.
In sostanza gli scontri ruotano attorno all'uso di un'unica combo di attacchi fisici (associata al tasto Triangolo), dell'attacco aura (le classiche sfere d'energia lanciate con il tasto Cerchio), e di una manciata di mosse speciali eseguibili con un tasto dorsale e varie combinazioni dei tasti frontali. Sul fronte difensivo, invece, le scelte si riducono alla semplice parata e al movimento libero attraverso le ambientazioni.
Vista la penuria di opzioni a disposizione i combattimenti tendono a diventare presto ripetitivi, rendendo poco interessanti le modalità single player a base di arene e missioni create sulla falsariga della storia scritta da Akira Toriyama.
"Bastano pochi minuti per padroneggiare i pochi comandi disponibili"
A differenza di quanto è accaduto nella maggior parte dei titoli ispirati a Dragon Ball, in Battle of Z le vicende raccontate si discostano in modo più o meno evidente dalla narrazione tradizionale, presentando varianti spesso poco convincenti delle avventure dei Saiyan.
Questa problematica accompagna gran parte della Campagna single player, togliendo spesso il gusto di rivivere una storia che, per i fan più sfegatati, continua ad essere epica anche dopo tanti anni.
Fortunatamente le cose si risollevano in alcuni capitoli speciali che raccontano versioni completamente stravolte della storia originale, mostrando ai giocatori cosa sarebbe successo se, per esempio, Goku non fosse riuscito a sconfiggere Vegeta al primo incontro sulla Terra. I risultati sono sorprendentemente freschi e aprono una piacevole finestra su un universo ormai arcinoto e del quale anche i sassi conoscono ogni singolo fotogramma.
All'interno di una struttura tanto semplice appare invece piuttosto intrigante la scelta degli sviluppatori di dividere i personaggi in classi (Attacco, Supporto, Aura e via dicendo), dettaglio che dona alle battaglie più affollate un pizzico di spessore in più.
"Le vicende raccontate si discostano in modo più o meno evidente dalla narrazione tradizionale"
Nelle missioni single player è infatti possibile impartire ai propri compagni di squadra semplici ordini tramite la pressione della croce direzionale, invitando ora alla prudenza, ora a un approccio più aggressivo.
Tutto questo trova il suo sviluppo più riuscito nel multiplayer, in particolare in quello cooperativo, dove ogni giocatore è in grado di sfruttare le caratteristiche del proprio lottatore per supportare la squadra e rendere accessibili anche gli scontri con gli avversari più ostici.
In un pacchetto incapace di sorprendere e soddisfare gli utenti attraverso il sistema di combattimento e la narrazione sono altri gli elementi che contribuiscono a rendere gradevole l'esperienza.
Oltre alla modalità coop è presente anche un multiplayer competitivo in cui un massimo di otto giocatori può scontrarsi all'interno delle poche arene a disposizione (altro punto debole del titolo). In questi frangenti il gioco è in grado di offrire qualche spunto divertente, ma nella maggior parte dei casi ci si trova di fronte a esperienze caotiche, quasi traumatiche nel delirio di attacchi provenienti da ogni direzione.
"Nelle missioni single player è possibile impartire semplici ordini ai propri compagni di squadra"
Non è un caso che proprio durante queste partite la pochezza del sistema di combattimento emerga con prepotenza, al punto da rendere più importanti le differenze tra le classi dei vari personaggi che le eventuali combo (di fatto assenti) o mosse speciali.
Dal punto di vista tecnico sia la versione PS3 che quella Vita si distinguono per il solito cel shading (questa volta meno brillante del solito, ma ancora in grado di riprodurre con una certa fedeltà lo stile dell'anime di riferimento).
Rispetto ai soliti giochi di Dragon Ball si nota un miglioramento evidente nella realizzazione delle arene (ora più dettagliate e con diversi elementi interattivi), sfortunatamente a discapito della loro quantità, visto che il numero di ambientazioni non è elevatissimo se si escludono le varianti (giorno, notte, tramonto) degli stessi livelli.
La colonna sonora comprende alcuni brani originali remixati (come quello del video di apertura), mentre il doppiaggio è disponibile sia in inglese che in giapponese su PlayStation 3, limitandosi invece alla lingua di Albione sulla console portatile Sony. Come da tradizione, inoltre, il disco è pieno di ogni genere di collezionabili, tra cui spiccano le carte utili a potenziare e personalizzare i combattenti.
In generale, se si esclude il pessimo esperimento fatto su Xbox 360 con Kinect, Dragon Ball Z: Battle of Z rappresenta un brusco passo indietro per i giochi ispirati all'opera di Akira Toriyama. Un gameplay banale e confusionario svilisce un'esperienza comunque resa interessante dalla divisione in classi dei personaggi e dal buon multiplayer cooperativo.