Dragon Ball Z: Kakarot - prova
Dalla Z alla Bu.
La saga di Dragon Ball è senza dubbio una di quelle più amate e per questo motivo sfruttate dell'intero panorama mondiale. Una pletora di film, fumetti e videogiochi sono andati a ripercorrere, reinterpretare o approfondire le gesta di Goku&Co. Nonostante dei risultati non sempre all'altezza (chi si ricorda l'adattamento hollywoodiano o il gioco per Kinect?), il pubblico ha premiato ogni nuova uscita con incondizionato affetto.
Ecco che quindi Bandai Namco non poteva lasciarsi sfuggire l'occasione di tornare sul mercato con un nuovo videogioco dedicato alla serie di Akira Toriyama, un'IP completamente nuova, creata sfruttando quei CyberConnect2 che tanto bene avevano fatto con Naruto Shippuden: Ultimate Ninja Storm. Il problema, a questo punto, era capire che tipo di gioco creare e soprattutto quale arco narrativo trattare.
La scelta è ricaduta ovviamente sulla "Serie Z", ovvero sulle battaglie che sono state combattute tra l'arrivo di Radish e la (spoiler alert /s) sconfitta di Majin Bu. In altre parole il periodo più celebre di Dragon Ball, quello che ha visto l'affermazione dei personaggi più amati e le battaglie più spettacolari.
Come genere CyberConnect2 ha deciso di virare su di un'impostazione più ruolistica rispetto a quanto visto in Xenoverse e FighterZ, ma anche rispetto al suo Ultimate Ninja Storm. Il cuore delle battaglie sarà sempre un duro confronto all'interno di arene tridimensionali nelle quali Goku bastonerà senza ritegno tutti gli avversari, ma il tutto è condito con una struttura da gioco di ruolo tutta da esplorare.
E noi, guardacaso, lo abbiamo fatto giocando le prime tre ore tutte d'un fiato presso gli uffici di Bandai Namco Italia. Il risultato, per via di questo sua natura ibrida, è intrigante, anche se potrebbe esserci qualche rischio dietro l'angolo. Per esempio, il poter girare liberamente all'interno del mondo di Dragon Ball da una parte consentirà di scoprire tanti dettagli inediti dell'universo di Toryiama, oltre che di farsi un'idea della geografia di questo mondo parallelo, dall'altra rischia di essere un'esperienza difficile da gestire, non essendo la lore di Toriyama sufficientemente sviluppata da riempire i vuoti narrativi lasciati fuori dalle tavole.
Va detto, però, che scoprire dove sono la Kame House, il luogo in cui è atterrato Radish, la tomba di Gohan, il nonno di Goku o la città del torneo Tenkaichi, non è un'esperienza trascendentale ma è una possibilità molto interessante per tutti i fan. Gli sviluppatori dovranno però essere bravi a stipare all'interno dei livelli celati segreti, cameo e missioni secondarie. Da quello che sappiamo ora, una di queste dovrebbe introdurre un personaggio inedito creato appositamente dal maestro Toryiama per il gioco.
L'esplorazione, inoltre, consentirà di raccogliere particolari sfere, utili per evolvere le capacità dei nostri lottatori, raccogliere tessere "sociali" con le quali aggiungere bonus ai nostri guerrieri, e combattere alcuni nemici che infestano i cieli. Sfortunatamente questi ultimi sono anonimi robot probabilmente affiliati al Red Ribbon e presto rappresenteranno più una scocciatura che un divertente diversivo alla semplice esplorazione. Speriamo quindi che a Namek o al ritorno sulla terra anche questi avversari si evolveranno in qualcosa di un po' più interessante.
Combattere anche questi nemici, però, sarà fondamentale per accumulare esperienza ed arrivare ai combattimenti chiave sufficientemente preparati. L'esito di uno scontro, infatti, può essere deciso sia dalla nostra abilità con il gamepad, sia dalla preparazione del nostro guerriero Z. Salendo di livello di miglioreranno le sue statistiche di base, ma si potrà decidere anche quali tecniche superiori portare in combattimento, quale personaggio sfruttare come spalla e quali oggetti equipaggiare.
Consumare una pozione curativa ad un passo dal K.O. è prevedibilmente un buon modo per evitare la sconfitta, mentre scegliere Piccolo o Vegeta modificherà il tipo di bonus ottenuto chiedendo il loro aiuto in battaglia.
Il cuore di una buona esperienza ruolistica, però, è dato dalla capacità di rendere vivo il mondo di gioco, attraverso attività che rendano l'esplorazione e l'accumulo di esperienza divertenti. Questo è fondamentale per incentivare il giocatore ad uscire dalla confort zone determinata dalla storia principale e provare tutto quello che questa nuova esperienza ha da dare.
Da quel poco che abbiamo visto questo elemento potrebbe essere il punto debole di tutta la produzione. Al di fuori dalla raccolta delle sfere o la ricerca di segreti, c'è poco da fare in Dragon Ball Z: Kakarot. Le città sembrano, almeno inizialmente, piuttosto anonime, gli incontri casuali poco probanti (d'altra parte controlleremo quasi sempre uno dei guerrieri più forti dell'universo) e le mappe sono distese selvagge piuttosto vuote, da attraversare il più velocemente possibile. Si vede, in poche parole, che è la prima volta che CyberConnect2 esplora questo genere videoludico.
Questo anche perché una volta che si rientra nei binari del manga la qualità generale sale esponenzialmente. Tutte le più celebri sequenze del manga di Dragon Ball sono riproposte in maniera molto fedele, sia dal punto di vista grafico che da quello narrativo. Gli scontri sono divisi in fasi inframmezzate da filmati animati che ripercorrono pedissequamente le tavole di Toryiama. Ovviamente, per la gioia di tutti i fan.
In questo modo durante la campagna non controlleremo semplicemente Son Goku, ma di volta in volta interpreteremo il personaggio coinvolto nello scontro. Saremo quindi Piccolo quando incontra per la prima volta Radish, ma anche Gohan che in compagnia di Crilin prova a fermare Vegeta, dopo che quest'ultimo ha messo K.O.
Il sistema di combattimento allestito dagli sviluppatori giapponesi è estremamente semplificato, un po' per allontanarsi dai tecnicismi di FighterZ, un po' per consentire al giocatore di concentrarsi maggiormente sulla scenicità degli scontri più che sulla tecnica necessaria per superarli. D'altra parte Dragon Ball Z: Kakarot è etichettato come action-GDR e non come picchiaduro, con tutto quello che ne consegue. I diversi personaggi, per esempio, non sembrano così differenti da utilizzare: tutti sono dotati di tecniche piuttosto simili, chiamate però in maniera differente.
Quello che cambia radicalmente è lo stile di combattimento di ogni avversario, anche in questo caso derivato dalle sue "reali" capacità e da come lo scontro si è evoluto nel fumetto. Radish, per esempio, non possiede molte tecniche energetiche e cercherà di colpire con calci e pugni, mentre Vegeta ad un certo punto si trasformerà in un gigantesco scimmione. Starà quindi al giocatore adattarsi al cambio di ritmo, utilizzando stili e tecniche di volta in volta differenti a seconda della situazione.
L'obiettivo di CyberConect2 è quello di far avvicinare il maggior numero possibile di fan al gioco e farli avanzare lungo la storia senza troppi patemi, non di compiacere i fanatici dei picchiaduro. Anche i meno abili, infatti, avranno sempre la possibilità di far diventare più forte il proprio guerriero o di equipaggiare i giusti oggetti prima di un combattimento, così da sopperire alle proprie capacità.
L'aspetto più importante della produzione quindi diventa quello tecnico e, a parte qualche fenomeno di pop-up o qualche ostacolo che si frappone davanti alla telecamera, il risultato sembra eccellente. Le scene animate, ricostruite con il motore di gioco e doppiate in giapponese, sono spettacolari, così come i combattimenti e i vari effetti speciali legati a tecniche sono realizzati particolarmente bene. Eccellenti anche gli effetti sonori. La localizzazione italiana infine è stata effettuata solo per la parte testuale del gioco.
Dragon Ball Z: Kakarot sembra essere pensato più per soddisfare gli appetiti dei fan di Goku che per creare l'esperienza videoludica definitiva di Dragon Ball. La cura con cui sono stati ricreati i principali combattimenti della saga di Toriyama è ammirevole, ma un sistema di combattimento piuttosto basilare e una fase di esplorazione poco stimolante potrebbero lasciare un po' di amaro in bocca ai videogiocatori più esigenti.
C'è da dire che lo sviluppatore giapponese potrebbe aver riservato altre sorprese nelle fasi avanzate di un gioco che, mai come questa volta, sembra poter tenere compagnia per un numero elevato di ore, divise tra l'esplorazione della Terra, di Namek e di tutti gli altri fantasiosi luoghi partoriti dalla mente di Toriyama. Senza considerare gli epici scontri con alcuni tra i più famosi cattivi di tutti i tempi.
L'appuntamento per un giudizio più accurato, quindi, è per metà gennaio, quando arriverà la recensione definitiva di Dragon Ball Z: Kakarot.