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Dragon Quest Heroes: L'Albero del Mondo e le Radici del Male - prova

Square Enix si getta nei musou.

La trasformazione di Square Enix da monolito capace solo o quasi di produrre giochi di ruolo giapponesi all'essere uno dei più vivaci publisher del mondo, è stata lenta ma inesorabile. Grazie all'acquisizione di Eidos la casa di Final Fantasy si è assicurata in un sol colpo licenze del calibro di Tomb Raider e Deus Ex, tecnologie e alcuni team di sviluppo ricchi di esperienza e talento.

Nel frattempo però la divisione giapponese non è rimasta a guardare e ha cercato di rinnovarsi, pur mantenendo come caposaldo di ogni sua evoluzione Dragon Quest e Final Fantasy, le due serie che hanno consentito ai due colossi di fondersi ed essere quello che sono ora.

Solo che al posto di sviluppare esclusivamente nuovi capitoli delle serie principali, Square Enix sta provando ad esplorare nuovi generi che riescano a fare forza sull'effetto nostalgia dei fan più attempati, come per esempio rhythm game basati sulle celebri colonne sonore dei vecchi episodi o musou aventi come protagonisti gli eroi più amati del passato.

Di quest'ultima categoria fa parte Dragon Quest Heroes: L'Albero del Mondo e le Radici del Male, un gioco che dietro il titolo chilometrico nasconde un gameplay piuttosto classico; d'altra parte, alla regia troviamo sempre gli Omega Force, il team dietro quasi tutti i musou sul mercato e l'intero universo di Dragon Quest.

Tra personaggi originali e vecchie conoscenze, Dragon Quest Heroes: L'Albero del Mondo e le Radici del Male porterà la serie nei musou.

Nonostante si parta da una vicenda originale coi due protagonisti, Aurora e Lucyus, impegnati a salvare il regno di Elsarze dall'improvviso voltafaccia dei mostri, un tempo amici fraterni degli esseri umani e improvvisamente diventati aggressivi e violenti, ci si troverà presto immersi nelle atmosfere tipiche di Dragon Quest. Principalmente grazie al tratto inconfondibile di Akira Toriyama, l'autore di Dragon Ball, che ormai da anni caratterizza il character design della serie.

Ovviamente dietro al cambiamento di atteggiamento dei mostri ci sarà un malefico piano del feroce nemico di turno ma prima di capire quello che sta succedendo realmente, dovranno passare diverse ore di gioco passate a combattere o ad ascoltare diversi dialoghi dal tipico ingenuo umorismo nipponico.

Questo vi spingerà a intraprendere un viaggio alla ricerca dell'origine di tutti i mali in compagnia di Doric, il Re del regno, e progressivamente di un manipolo di eroi giunti da altre dimensioni che non sono altro che i protagonisti dei vecchi Dragon Quest. Ognuno di loro sarà caratterizzato da armi, abilità e mosse specifiche, in grado di variare un po' il tema di un gameplay che altrimenti, come nella migliore tradizione del genere, sarebbe piuttosto monotono.

Il vostro obiettivo sarà sempre più o meno quello di far fuori le decine di mostri che si affacceranno sullo schermo ma perlomeno l'utilizzare il possente Re o la dolce Jessica renderà le cose un po' diverse. Il monarca è infatti specializzato in mosse a corto raggio dall'impatto devastante e coi suoi attacchi d'aria imprigionerà gli avversari. Jessica, invece, sarà più efficace sulla lunga e media distanza e grazie al largo bacino di mana dal quale può attingere può sparare magie e colpi speciali a ripetizione.

Ogni personaggio avrà le sue mosse speciali, legate in qualche modo al proprio background.

Ad un certo punto, oltretutto, potrete persino scatenare l'inferno con una super dalla potenza devastante, chiamata Tensione, utile sia per far fuori tutti i mostri su schermo che per fare una montagna di danni ai boss che incontrerete. Non dovrete fronteggiare infatti solo delle schiere di avversari di dimensioni che vanno dal piccolo all'enorme, ma anche dei veri e propri colossi che andranno abbattuti sfruttando anche alcuni aiuti disseminati lungo i livelli, come dei potenti cannoni.

Per esempio, un enorme ciclope che abbiamo incontrato nelle prime fasi di gioco andava abbattuto colpendolo direttamente nell'unico occhio. Una volta disorientato, era possibile infliggergli un numero superiore di danni, così da portare a casa la vittoria più velocemente.

Durante la nostra prova abbiamo potuto provare due meccaniche piuttosto sorprendenti, se inserite nella calma piatta del genere dei musou: la possibilità di schierare alcuni dei mostri sconfitti al proprio fianco, in modo da presidiare talune aree, e il continuo respawn di nemici.

Queste due meccaniche, se unite, danno ad alcune sessioni dalla struttura di un tower defense. Vi troverete infatti a dover proteggere il fulcro della missione, non importa che sia un personaggio o un macchinario magico, da ondate continue di nemici provenienti da diverse direzioni. Per poter portare a termine l'obiettivo dovrete prima liberare la zona centrale dai nemici, nella speranza che uno di questi lasci sul terreno un gettone speciale. Questi potranno essere spesi solo nel corso di quella stessa missione per evocare un mostro che combatta al vostro fianco o per eseguire una mossa speciale legata alla tipologia del mostro sconfitto.

Lo stile d Akira Toriyama è inconfondibile.

Nel primo caso potrete mettere uno di questi estemporanei alleati a difesa di un lato dell'assedio, cosa che vi garantirà sufficiente calma per potrete occuparvi dei rimanenti avversari, arrivando alla fonte di questo flusso di mostri. Qui potrete interrompere il continuo afflusso di rinforzi sconfiggendo il guardiano che ha evocato questo portale dimensionale.

Ogni personaggio avrà di base cinque slot per i mostri e potrete decidere se occuparli portando cinque alleati di forza ridotta o uno solo ma enorme. In questo modo Dragon Quest Heroes: L'Albero del Mondo e le Radici del Male mostra un lato strategico non particolarmente complesso ma funzionale a variare un po' il ritmo di gioco e le missioni.

Un altro aspetto curato è, ovviamente, la componente ruolistica. Ad un certo punto, infatti, sbloccherete una base volante che fungerà da hub per i vostri spostamenti, dalla quale potrete gestire il party. Ci saranno venditori di armi, di pozioni, un mercante che vi consentirà di creare e fondere insieme oggetti, oltre che ovviamente sarà presente un luogo nel quale salvare la partita.

Qui potrete anche spendere i punti esperienza accumulati durante le battaglie in modo da accrescere non solo le capacità fisiche degli eroi, con più punti vita o un maggiore potere di attacco, ma anche acquistare nuove abilità in grado di diversificare ancora di più l'uso dei diversi personaggi. Non sbloccherete infatti solo nuove mosse di attacco ma anche la capacità di migliorare la difesa degli alleati o persino di curarli.

La grafica è piacevole, nonostante si vedano le radici in comune con la versione PS3.

Interessante è anche la categoria chiamata "effetti speciali" grazie alla quale sbloccare dei potenziamenti temporanei nel caso in cui si effettui una mossa particolare, come per esempio una schivata perfetta.

Tutti questi elementi garantiscono una profondità maggiore a un gameplay per definizione piuttosto monotono e standardizzato, che potrebbero avvicinare a Dragon Quest Heroes: L'Albero del Mondo e le Radici del Male un pubblico un po' più variegato rispetto a quello dei fan duri e puri dei musou.

Tecnicamente il gioco nella sua versione PS4 è piacevole, con personaggi di dimensioni generose e ben animati e tanti oggetti a schermo contemporaneamente. Il frame rate è stato sempre incollato sui trenta fotogrammi al secondo ma sinceramente non ci aspettavamo diversamente, dato che il progetto è nato su PlayStation 3 e portato su next-gen, con ambienti piccoli e poco dettagliati, quindi ben lontano dal potenziale della nuova console di Sony.

Il nuovo prodotto di Square Enix è una scommessa che vedremo a breve quanto verrà ripagata, dato che Dragon Quest Heroes: L'Albero del Mondo e le Radici del Male arriverà il 16 ottobre su PlayStation 4.