Dreamfall Chapters - recensione
Un'avventura sospesa tra sogno e morte.
Gli appassionati di giochi d'avventura stanno vivendo un momento d'oro, anche su console. Dopo la recente uscita di Syberia 3, ecco arrivare (anche) su PlayStation 4 l'onirico Dreamfall Chapters. Pure in questo caso è d'obbligo un riepilogo per chi non abbia avuto occasione di incrociare sulla sua strada questa saga prima d'ora.
La sua storia inizia nel lontano 2001 con il gioco The Longest Journey, ambientato nel 2209 con protagonista una ragazza qualunque di nome April. Una studentessa volenterosa, che di sera guadagna i soldi della sua retta universitaria in uno scalcinato bar di Newport. La notte però è il suo punto debole ed è popolata da incubi terribili.
Quei brutti sogni nascondono in realtà qualcosa di grande, un destino che le viene svelato da Cortez, un vagabondo che sembra conoscerla da sempre. Lui le spiega l'esistenza di un mondo parallelo chiamato Arcadia, dominato da tecnologia e magia. Proprio in questo mondo si svolge l'avventura di April, che la porterà a fronteggiare un male oscuro che minaccia di distruggere tutti i mondi conosciuti.
L'avventura ottenne un discreto successo, al punto da generare un seguito intitolato Dreamfall: The Longest Journey che uscì 5 anni dopo. Questo secondo capitolo virava maggiormente sull'azione, pur mantenendo la sua anima avventurosa. Era ambientato 10 anni dopo il prequel e aveva più protagonisti: la già nota April Ryan e la new entry Zoe Castillo. Anche in questo seguito rimane il tema del dualismo e torna il mondo di Arcadia, ma la trama è scollegata dalla precedente e il gioco poteva essere apprezzato anche senza aver portato a termine il precedente.
Lo stesso non si può dire di Dreamfall Chapters, che necessita per forza di una conoscenza dell'antefatto per essere apprezzato al meglio. Al giocatore ignaro viene dato un riepilogo piuttosto spartano delle vicende precedenti, non sufficiente a farsi un'idea di chi sia Zoe e del perché si trovi sospesa in quella situazione a dir poco inusuale. Consigliabile quindi un ripasso approfondito tramite recupero del titolo precedente.
Il gioco inizia con la protagonista che descrive in terza persona il suo status. Il suo corpo versa in un coma apparentemente irreversibile nel mondo reale, mentre il suo "io" spirituale si trova nel mondo parallelo, un mondo in cui lei ha il potere di spazzare via gli incubi delle persone. La trama segue a doppio filo gli eventi dei due universi e dei protagonisti e per gran parte dell'avventura si mantiene su ritmi piuttosto compassati. Verso la fine invece non mancano i colpi di scena, addirittura troppo esagerati in alcuni casi.
Il gioco affronta temi complessi come la morte, il rispetto della privacy altrui, il controllo delle masse e via dicendo. Per gran parte del tempo tali temi vengono toccati con grande delicatezza, mentre in alcuni casi sono portati avanti con dialoghi fin troppo lunghi. Se da un lato questo rende la comprensione degli eventi a tratti difficoltosa, dall'altro contribuisce non poco ad approfondire il carattere dei personaggi, che una volta tanto risultano ben costruiti e delineati.
Purtroppo il gioco non ha avuto una localizzazione in lingua italiana, il che significa che voci e sottotitoli sono disponibili in Inglese. Se avete problemi con questo idioma probabilmente riuscirete comunque ad andare avanti nella storia, ma la comprensione degli eventi diventerà a dir poco ardua. Il gameplay d'altronde ruota quasi unicamente intorno all'interazione con gli NPC e i loro pensieri, di azione vera e propria ce n'è davvero poca e si limita alla risoluzione di una generosa manciata di enigmi ambientali. Molti di questi hanno una logica e sono inseriti appropriatamente nel contesto, altri invece risultano un po' slegati e la loro risoluzione è affidata quasi unicamente all'antica tecnica del "prova e riprova".
Alcune delle scelte che farete nel corso dell'avventura avranno ripercussioni sullo svolgersi degli eventi successivi, quindi il non capire cosa stia accadendo per colpa della barriera linguistica è un problema da tenere in conto prima dell'acquisto. Spesso indizi su come verranno modificati gli eventi sono dati in maniera spicciola dai protagonisti con cui si interagisce, ma nella maggior parte dei casi i bivi diventano evidenti solo dopo aver operato una certa scelta. Un po' come avveniva in titoli come Heavy Rain.
Merita un applauso particolare la direzione artistica del gioco, nettamente più ispirata di quella vista recentemente in Syberia 3. Entrambe le ambientazioni del gioco, quella reale e quella onirica, hanno una loro "solidità", che viene messa in crisi unicamente da un comparto tecnico al quale poteva essere dedicata qualche attenzione in più. I modelli poligonali e le animazioni dei personaggi appartengono ad un'altra epoca, o per meglio dire... ad un'altra generazione. Quella di 4 o 5 anni fa per essere precisi.
Titoli come il già citato Heavy Rain o Beyond hanno dimostrato che la veridicità dei volti e delle espressioni dei personaggi sono importantissime nel racconto di una storia. Ecco, tali caratteristiche sono purtroppo carenti in Dreamfall Chapters e ciò non contribuisce certo alla resa finale della recitazione, che rimane comunque buona grazie ad un doppiaggio eccellente e ad un comparto audio di prim'ordine.
Se avete già giocato i precedenti capitoli e siete ansiosi di sapere quale sarà il destino di Zoe e degli altri protagonisti, Dreamfall Chapters probabilmente non vi deluderà, nonostante un comparto grafico non certo memorabile. Se al contrario non vi siete mai imbattuti in questa storia, vi consigliamo di recuperare almeno il secondo capitolo per abituarvi al gameplay di questa saga, che in questo terzo episodio è ancora più incentrato su dialoghi e interazioni... e di conseguenza, più lento. Sottolineiamo ancora una volta, infine, la mancanza della traduzione in italiano dei testi, che limita non poco la fruizione dell'opera da parte di chi non conosce la lingua inglese.