È giunto il momento che i giochi si disinnamorino di Lovecraft - editoriale
Lasciamo spazio a SOMA.
Non facciamo troppi giri di parole. H.P Lovecraft era un razzista e prima di intavolare una discussione che miri a separare l'arte dall'artista che l'ha prodotta, cerchiamo di essere chiari su un altro punto: lo sono anche i suoi racconti. Anzi, essi comprendono anche altri elementi problematici: la misoginia e l'omofobia, ad esempio. Se ci s'immerge nell'essenza stessa delle sue storie e nei temi che ricorrono più spesso nei suoi lavori, troveremo quella prospettiva piena d'odio che lui aveva del mondo. Tutta l'ignoranza tipica di qualcuno che ha visto per la prima volta qualcosa di diverso da se stesso e ne ha provato repulsione come unico sentimento. Mentre lui traeva ispirazione dalle opere che lo avevano preceduto, quello che Lovecraft è riuscito a donare al genere del “cosmicismo” è tutto il suo odio.
Tutto questo adesso è un problema anche dei videogiochi. Per decenni i videogiochi hanno riutilizzato le tematiche, le trame e l'estetica dei suoi racconti senza porsi alcun problema. I mostri mezzosangue che incarnano l'essenza stessa della repulsione che provava Lovecraft, i tormentati maschi bianchi, eroi delle sue storie che contengono in loro tutta la sua arroganza e la sua rozza semplificazione della malattia mentale sono ricreati all'interno dei videogiochi senza nessun atto di sovversione, senza pensiero critico. Continuando così a vivere, ancora e ancora, dell'odio di Lovecraft. Almeno Bloodborne ha avuto la decenza di suggerire a tutti noi che il protagonista potesse essere il vero cattivo della storia.
Poi c'è un'altra cosa. Tutto questo, oltre ad essere profondamente problematico, è anche noioso. Quanto terrificante può essere il mostro lovecraftiano, anche se fosse quello realizzato meglio, se lo si è incontrato già decine di volte in decine di giochi? Sono passati dall'essere orripilanti e tentacolosamente divertenti, all'essere decisamente noiosi.
È arrivato il momento di lasciare andare Lovecraft. Basta mostruosità tentacolari dai tanti occhi, basta nebbiose città di pescatori o antichi alieni che si atteggiano a dèi. Sono tutti residui di una visione del mondo tossica. Andiamo avanti. In fondo, quali sono le cose che la gente dice di amare di Lovecraft? Il terrore esistenziale? Il senso di impotenza e di orrori incomprensibili? Indovinate un po', non gli appartengono. Tutte queste tematiche esistevano prima di lui (lo stesso Lovecraft traeva ispirazione dalle opere di Robert Chambers) ed esisteranno ancora per molto tempo.
Se vi state chiedendo come si può creare un tipo di horror simile senza tutti gli orpelli di Lovecraft, date un'occhiata ad un gioco del 2015, SOMA. Racconta la storia un uomo, Simon, che si sveglia in un'oscura struttura sottomarina piena di macchine terrificanti senza sapere come sia arrivato lì. Questo gioco utilizza la tecnologia per esplorare il tema dell'identità, della coscienza, ed ebbene sì, anche dell'esistenzialismo. E lo fa in modo molto efficace, senza lanciare creature aliene sulle nostre facce, ma mettendoci di fronte alla natura della nostra esistenza. Non ci sono antiche divinità aliene, solo forti richiami al ruolo che ha l'umanità nell'universo. Come affrontare la realtà, una volta scoperto di essere nient'altro che una tra tante copie? Che cosa conta di più, la sopravvivenza di qualche versione di noi stessi o la sopravvivenza della nostra coscienza specifica? Queste sono domande molto più profonde e personali di quelle che di solito ci vengono poste dagli altri giochi horror, eppure SOMA riesce ad esplorarle abilmente, toccando ancora molte delle paure più profonde che i racconti di Lovecraft suscitano nelle persone, senza però aver alcun fardello. Non c'è paura dell'altro in SOMA, solo della nostra realtà.
È la prova che non solo il terrore esistenziale può fare a meno dei vecchi e polverosi cliché di Lovecraft, ma che può addirittura rifiorire. Diamo nuova vita al genere e non lasciamo che l'odio di un autore definisca i nostri giochi. La prossima volta che Chtulhu chiamerà, sarà forse meglio non rispondere?