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E3 2017: Call of Duty WWII - prova

Reboot on the ground.

Quanto tempo ci hanno messo a sviluppare questo Call of Duty? Glen Schofield e Michael Condrey di Sledgehammer Games ci dicono di essere al lavoro da quasi tre anni, ma la domanda sorge spontanea dopo aver assistito alla presentazione di WWII, il prossimo capitolo della fortunata serie di Activision. Che dopo la batosta (soprattutto mediatica) rimediata l'anno scorso da Infinite Warfare contro Battlefield 1, sembra la frettolosa ritrattazione della deriva 'modernista' che ha contraddistinto gli ultimi dici anni CoD.

E così rinnegando a gran voce un passato in cui peraltro Activision aveva dimostrato di credere assai, quasi che gli ultimi episodi li avesse sviluppati qualcun altro contro la volontà di Bobby Kotick, rieccoci a commentare il futuro di una serie che in realtà è un ritorno al passato di nove anni fa, dato che (se la memoria non ci inganna) l'ultimo Call of Duty ambientato nella seconda guerra mondiale è stato il World at War del 2008.

La risposta del pubblico? Entusiasta, tant'è vero che se il trailer di Infinite Warfare era stato uno dei più criticati della serie, quello di WWII rientra tra quelli di maggior successo. E allora avanti così, cantiamo tutti in coro "boots on the ground" insieme a Eric Hirshberg, che in sede d'annuncio ha più volte insistito sul "ritorno alle origini" della serie, e apprestiamoci a parlare di questo nuovo capitolo.

Joe Salud, art director di Sledgehammer Games, ha definito lo stile grafico di WWII 'dark and beautiful', riferito alla tonalità della fotografia e alla qualità della grafica.

Dell'ambientazione, non propriamente inedita, abbiamo già detto. Non abbiamo detto invece che il gioco presenta altre "novità" (il virgolettato è voluto) come l'assenza della rigenerazione automatica della salute. In sua assenza dovremo accontentarci dei medikit che per l'occasione ci verranno passati dai medici di campo. Una veloce ricerca online ci dice che era dai tempi del Call of Duty originale che ciò non accadeva, e dopo 14 anni di assenza dalle scene questa feature è così datata da sembrare nuova. Nel corso della demo visto qui all'E3 di Los Angeles abbiamo notato i nostri commilitoni passarci in un paio d'occasione una fiaschetta dai miracolosi poteri medici, ma non ci è stato chiaro se ciò avvenga quando lo dice il gioco o quando lo chiediamo noi.

La trama di Call of Duty: WWII si concentra sulle gesta di una squadra, avvenute tra il 1944 e il 1945 in Europa, ossia nel periodo in cui gli Alleati, dopo essere sbarcati in Normandia, iniziavano la loro marcia verso la Germania. Eccoci allora impegnati in un tour militaresco che si snoderà tra Francia, Belgio e Germania. Tutte cose già viste sui nostri monitor in decine di videogiochi così come in serie TV, col risultato che quando durante il nostro hands-off abbiamo visto Soldato Daniels impegnato in missione ci siamo domandati dove avessimo già visto quella situazione: era forse un Medal of Honor? Uno dei primi Call of Duty? O forse Band of Brothers?

A ben guardare la risposta non è così importante, perché quelli succitati sono esempi che si perdono piuttosto indietro nel tempo e WWII pare più un reboot rivolto alle nuove leve, che a quei tempi probabilmente giocavano ancora a nascondino, che non un capitolo rivolto ai giocatori di vecchia data. Ai quali comunque, pur chiudendo un occhio sulla 'freschezza' di alcune situazioni, non dispiacerà un nostalgico tuffo nel passato.

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Tuffo che ci porterà, nello specifico, a rivivere alcune delle battaglie leggendarie della seconda guerra mondiale, tra cui la famosa Operazione Cobra, un massiccio bombardamento messo in atto dagli Alleati per permettere alle loro truppe di fuggire dai territori tedeschi. Qualcuno l'ha definito il più grande bombardamento di tutti i tempi, ma che nessuno lo dica a Donald Trump: dopo il lancio della sua "Mother Of All Bombs" in Afghanistan, probabilmente direbbe che si tratta dell'ennesimo tentativo della stampa di screditarlo.

Meglio dunque tornare seri e approfondire altri dettagli di Call of Duty: WWII. Uno è che qualche 'bene informato' parla di una possibile versione Switch (comunque non mostrata all'E3 di Los Angeles), l'altro è che la svolta "boots on the ground" si sente eccome. Se il primo punto, qualora confermato, sorprenderebbe fino a un certo punto (la console di Nintendo sta vendendo benissimo e son sempre tutti pronti a salire sul carro del vincitore), il secondo merita un approfondimento.

Perché togliete i salti e le corse sui muri, e avrete un gioco ben diverso dal predecessore. Il che, ragionando in termini di esport, rappresenta un dietrofront mica da ridere. Sia chiaro, il sottoscritto ha scritto (perdonate l'allitterazione) molte volte che la declinazione competitiva di CoD era ormai così frenetica da respingere qualsiasi player con meno di 25 anni e molte ore d'allenamento alle spalle.

E dopo aver provato ieri il multiplayer di WWII possiamo dire che sì, Call of Duty è cambiato e per quanto ci riguarda lo ha fatto in meglio. Le modalità provate sono state tre: Team Deathmatch, Domination e War. Se le prime due richiedono ben poche spiegazioni, l'ultima invece merita qualche riga. Trattasi infatti di una modalità molto interessante, in cui due squadre devono affrontare diversi obiettivi in ordine cronologico.

Come ci insegnano i film e le serie TV ambientate nella seconda guerra mondiale, in WWII gli sceneggiatori punteranno su sentimenti quali amicizia e fratellanza, facendoci empatizzare coi nostri commilitoni. Molti dei quali, presumibilmente, non vivranno fino ai titoli di coda.

Nulla di nuovo da Overwatch in poi, sia chiaro, e chi ha letto la mia anteprima dall'EA Play saprà che questo nuovo trend del multiplayer riguarderà anche il prossimo Star Wars: Battlefront II. Call of Duty: WWII declina però questa modalità in chiave retrò (e ci scappa anche la rima), in una missione che come tedeschi ci ha visto intenti dapprima a difendere una villa, quindi a evitare che gli Alleati costruissero un ponte, poi a difendere un deposito delle munizioni e infine a tentare di abbattere un carro armato intento a distruggere ciò che restava della nostra base.

Nel complesso, il multiplayer di WWII ci è piaciuto molto. La svolta "boots on the ground" (daje) evita infatti quegli sciami di giocatori salterini del passato che infestavano lo schermo come un'invasione di cavallette, e restituisce un comparto online più leggibile e coerente. Sia chiaro, i punti ferita mi paiono sempre troppo pochi e bastano tre colpi per trovarsi a guardare la kill cam, ma i giocatori più stagionati come il sottoscritto troveranno ben più di un motivo per tornare al multiplayer del prossimo Call of Duty.

In chiusura, un accenno lo merita anche la modalità cooperativa. Se quella dell'ultimo capitolo non c'entrava oggettivamente nulla col contesto fantascientifico di Infinite Warfare, stavolta almeno la coerenza è salva grazie al fatto che insieme ai nostri amici dovremo affrontare orde di nazisti. Che ovviamente saranno trasformati in zombie, come vuole la tradizione, a seguito di imprecisati esperimenti del Terzo Reich, che messo alle strette dall'avanzata degli Alleati ha provato a creare un'armata davvero... speciale.

Dennis Adams di Sledgehammer Games ha promesso una grande attenzione storica in WWII, che riprodurrà fedelmente armi e mezzi della seconda guerra mondiale. Per riuscirci, sono stati consultati gli immancabili consulenti e visionate ore di filmati d'epoca.

Con la beta pubblica prevista nei prossimi mesi, non resta che osservare che se fossimo al posto di Glen Schofield e Michael Condrey dormiremmo dei sonni agitati fino al 3 novembre, data in cui il gioco sarà disponibile nei negozi. La serie di Call of Duty viene da un periodo di progressivo appannamento, accentuato da un Infinite Warfare che è riuscito involontariamente a far risaltare Battlefield 1 oltre i propri oggettivi meriti.

Con alle spalle una collaborazione con Infinity Ward per Modern Warfare 3, e col solo Advanced Warfare come unico episodio interamente di sua competenza, sulle spalle degli Sledgehammer Games grava una responsabilità non da poco. Ma, lo dicevamo in apertura, è sufficiente aggrapparsi alle vecchie guerre mondiali per partire coi favori del pubblico. La cui scarsa memoria storica, soprattutto per ragioni anagrafiche, gioverà senz'altro alla causa di Activision.