E3 2017: Detroit Become Human - prova
Heavy Rain o Beyond?
Nel caso siate dei detrattori di David Cage o dei suoi giochi, vi avvisiamo subito: Detroit Become Human non è il gioco che fa per voi. All'E3 di Los Angeles, infatti, abbiamo potuto toccare con mano la sua ultima avventura, in arrivo in esclusiva su PlayStation 4 anche se non sappiamo ancora quando, e abbiamo potuto constatare con sicurezza come lo stile del director francese non sia per nulla cambiato.
Detroit: Become Human è in tutto e per tutto l'evoluzione delle avventure di Quantic Dreams. Un film interattivo, in grado di plasmarsi a seconda delle vostre scelte e decisioni. Solo che in questo caso lo studio francese ha deciso non di dedicare tutte le sue forze nel cercare di coinvolgere grosse personalità del cinema, ma di provare a migliorare quello che sa fare meglio: rendere sempre più labile il confine tra film e videogioco.
Durante la nostra prova abbiamo proprio sperimentato questo. Detroit: Become Human sembra poggiarsi su una struttura ludica più chiara e definita, grazie alla quale rendere ancora più soddisfacente la parte narrativa. Questo risultato è stato ottenuto sia perfezionando il comparto tecnico, attraverso un miglioramento degli ambienti e delle interazioni dei protagonisti, ma soprattutto attraverso l'interfaccia di gioco. Visto che i protagonisti sono androidi, Cage ha potuto dotarli di un superiore senso analitico. Questo gli consente di ricostruire fatti o cose successe in precedenza, così da permettergli di dedurre il passato per affrontare con maggior sicurezza il futuro.
Una dote molto utile, soprattutto se siamo degli agenti chiamati dagli umani per fare da tramite con un robot che ha perso il controllo, ha rapito una bambina e ora minaccia di gettarla da un parapetto. Una volta arrivati sul luogo del crimine, ecco che le potenzialità di Detroit cominceranno a palesarsi. Il gioco, infatti, si adatterà ad ogni nostra azione andando ad aumentare o diminuire le nostre chance di salvare la ragazzina.
Fiondandoci immediatamente dal robot avremo poche possibilità di risolvere in maniera pacifica la situazione: non sapremo, infatti, le motivazioni del rapitore e dunque non potremo cercare di ragionare con lui o provare empatia per le sue azioni. Esplorando la casa da cima a fondo, parlando con gli altri poliziotti presenti e ricostruendo in questo modo l'intera vicenda, aumenteremo esponenzialmente le nostre possibilità, dato che potremo contare su risposte più incisive che ci consentiranno di negoziare più efficacemente la sua resa.
Anche in questo caso, però, basterà una parola fuori posto, un movimento di troppo o una reazione troppo lenta per mandare a monte tutto. La percentuale di riuscita dell'azione si aggiornerà automaticamente dopo ogni nostra decisione. L'ultima sequenza di dialogo definirà il tipo di finale che otterremo. Non si tratterà semplicemente di salvare o meno la bambina, ma anche di capire come riuscire a farlo. Nella demo di Los Angeles, solo raggiungendo il 100% delle possibilità si riuscirà ad arrestare il rapitore e salvare la bambina. Una percentuale più bassa ci ha permesso di salvare l'innocente, sacrificando, però, la vita del protagonista. Sbagliando tutte le risposte le conseguenze saranno ancora più drammatiche.
Similmente a quanto accadeva in Heavy Rain, inoltre, un fallimento non porterà necessariamente al game over, ma la vicenda, in caso di morte, proseguirà senza un protagonista o calcolando le conseguenze delle nostre azioni. Le potenzialità per bissare il successo dei giochi precedenti sembrano, dunque, esserci tutte, dato che la struttura tecnica e ludica di Detroit: Become Human sembrano un deciso passo avanti rispetto a quanto visto in passato. Quello che alcuni possono temere riguarda le capacità del director francese di raccontare una storia intensa e appassionante, senza grosse falle o idee strampalate in grado di invalidare quanto di buono fatto fino a quel momento. Purtroppo però questa breve demo non ha potuto rispondere a questa domanda.
La sequenza provata, anche da questo punto di vista, sembrava molto riuscita, grazie a dialoghi ben scritti, ad una musica incalzante, un'ottima grafica e tematiche non semplici da affrontare. Ma, sfortunatamente, non sempre una rondine fa primavera. È comunque un peccato che Sony non abbia ancora svelato quando potremo mettere le mani su Detroit. Rimanete comunque con noi, sarete i primi a saperlo non appena il colosso giapponese svelerà i suoi piani.