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E3 2019: The Elder Scrolls Blades - prova

Un mondo enorme incastrato su smartphone. Non poteva finire bene.

The Elder Scrolls Blades è il naturale risultato di una difficile convivenza dei mondi nati su console e PC e trasposti, poi, su mobile. Sin dal momento in cui è stato annunciato, il gioco per Android e iOS ha dovuto rispondere a una semplice domanda: perché? Trasporre una delle immense regioni di Tamriel, naturalmente, era impensabile. Per sua stessa natura, il mobile è un compromesso: pensare di avere un gioco della portata di The Elder Scrolls: Skyrim, per esempio, era semplicemente sbagliato.

Blades è quindi il naturale compromesso di dover prendere un'ambientazione tanto vasta e un'esplorazione tanto libera e doverla ingabbiare in un'esperienza che - sia per adattarsi allo schermo più piccolo sia per il tipo di pubblico a cui deve fare riferimento - è molto più limitata. Il risultato? Blades è un The Elder Scrolls solo nel nome.

La principale modalità del gioco, Città, segue infatti una struttura già vista in altre esperienze mobile. La premessa è semplice: un enorme incendio ha devastato la città; tocca a noi capire il perché e, soprattutto, ricostruirla. Edificando case, forge, negozi. Un'operazione fattibile unicamente raccogliendo il materiale necessario (rame, legno, ferro), che viene guadagnato tramite le missioni oppure trovato all'interno dei forzieri, e spendendo monete.

The Elder Scrolls Blades è disponibile gratuitamente per Android e iOS.

Una struttura che, in sostanza, richiede di continuare a fare più volte le stesse missioni, estremamente ripetitive nonché scarsamente strutturate, al fine di ottenere il materiale per ricostruire la città. Riportando in vita quest'ultima si ottengono nuove missioni, attraverso le quali poter accumulare ulteriore materiale per migliorare gli edifici cittadini e incarichi avanzati. Avete capito, insomma.

Una vera e propria "storia" in The Elder Scrolls: Blades non si trova. Sebbene sentire il nome di Tamriel porta sempre un brivido lunga la schiena, siamo lontanissimi da qualsiasi iterazione della serie mai esperita. Non solo per la struttura della sua modalità principale, ma anche per le stesse missioni. Il gioco, infatti, può essere facilmente vissuto con un solo dito: il movimento avviene con il sistema del "punta e tocca"; i movimenti dell'arma bianca avvengono tramite swype laterali; lo scudo è attivabile toccando l'apposita icona e altrettanto avviene con tecniche, magie e, all'occorrenza, pozioni. Via anche gli spazi aperti in cui muoversi ed esplorare: le missioni prendono forma in pochissimi dungeon che vengono frequentemente ripetuti e che, fondamentalmente, sono dei corridoi.

L'esperienza di The Elder Scrolls: Blades spoglia la serie di alcuni dei suoi elementi cardine - l'esplorazione, in primis - al fine di incastrare in modo molto forzato un The Elder Scrolls su mobile. Ciò significa che, oltre a perdere alcuni "pezzi", segue sistemi di gioco al quale il pubblico mobile è abituato: l'acquisto di gemme (utili ad accelerare la costruzione degli edifici, la forgiatura di armi e armature o acquistare forzieri sperando che nascondano oggetti preziosi anziché attendere) tramite denaro reale; l'attesa nell'edificazione di nuove strutture; missioni "veloci", che durano pochi minuti, proprio in funzione di come il pubblico di riferimento esperisce i videogiochi su mobile.

Blades può essere giocato anche con il dispositivo in orizzontale. In questo caso, il movimento e la telecamera vengono gestiti tramite due levette virtuali.

Tutto, dal combattimento all'esplorazione, porta il nome di The Elder Scrolls unicamente per fini commerciali. Perché sebbene all'inizio del gioco è possibile personalizzare il proprio alter ego anche attraverso le razze che rappresentano il mondo creato da Bethesda (come i khajiit o gli argoniani), di fatto è molto difficile distinguere Blades da qualsiasi altro gioco fantasy disponibile su Android e iOS. Per molti versi, segue una certa struttura su binari molto vicina a quell'Infinity Blade di Epic Games che ha avuto fortuna sui dispositivi Apple: i combattimenti sono ripetitivi, scarsamente ritmati, ma anche intuitivi e facili da portare avanti con una sola mano; la progressione nei dungeon, come detto, è veicolata tramite movimenti semi-automatici.

The Elder Scrolls: Blades ha anche una modalità Abisso. Una sorta di "sopravvivenza", dove il giocatore deve affrontare il maggior numero di livelli senza mai essere sconfitto. In palio ci sono oggetti e forzieri e, naturalmente, più si scende nell'"abisso" e più i nemici diventano potenti, richiedendo all'utente di tornare soltanto dopo aver migliorato l'armatura o essere salito di livello. Sicuramente un piacevole diversivo dalla modalità principale, ma anche in questo caso Abisso rischia di diventare molto ripetitiva: i dungeon sono fondamentalmente ripetuti e dopo pochi livelli (e cioè pochi minuti di gioco) l'impressione è di aver già visto tutto.

Se lo scopo è soltanto "stuzzicare" l'appetito nell'eterna attesa per The Elder Scrolls 6, allora Blades può essere, soprattutto perché è gratuito, un diversivo piacevole preso a piccole dosi. Se l'obiettivo, invece, è un'esperienza duratura, meglio rispolverare Skyrim, Oblivion o Morrowind. Perché in Blades, un'esperienza di compromesso, non la troverete.

Avatar di Massimiliano Di Marco
Massimiliano Di Marco: Aspetta la pensione per recuperare la libreria di giochi di Steam. Critica qualsiasi cosa si muova, soprattutto se videoludica, e gode alla vista di Super Mario e Batman.
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