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I momenti topici nella storia dell'E3 - articolo

Di quando PlayStation oscurò il Sega Saturn. Di quando Keanu Reeves mozzò il fiato.

Non c'è videogiocatore che non abbia nel cuore un qualche momento dell'E3. Avrete di certo trattenuto il fiato per l'annuncio di un sequel tanto atteso o alla vista di un nuovo (inaspettato) logo, magari al di sopra di una distesa verdeggiante di Tamriel. Negli anni sul palco di Los Angeles si son susseguiti gli alti e i bassi delle generazioni di console e abbiamo visto personaggi che ci hanno regalato momenti in bilico tra l'estasi e l'imbarazzo. L'unico punto fisso? All'E3 si ha un assaggio del futuro.

Tra eventi epocali e altri un po' più tiepidi, l'E3 è innanzitutto un momento di aggregazione globale, periodico come il sorgere del Sole. Ma l'anno scorso c'è stata un'eclissi, abbiamo sentito la mancanza di quel palco dalle luci stroboscopiche. È vero però che gli eventi digitali sono aumentati a vista d'occhio e a ritmi frequentissimi. Proprio per questo vogliamo ricordare ciò che ha reso memorabile l'Electronic Entertainment Expo (da questo 2021 Experience) e perché ci sia ancora di bisogno della sua presenza concreta.

Il Convention Center di Downtown Los Angeles.

Saturn contro PlayStation: a che prezzo si perde la next-gen.

Cominciamo proprio dalle origini, il 1995. Siamo a un anno prima della nascita del Tokyo Game Show e in un'era in cui i protagonisti della console War erano Nintendo, Sega e la new entry: Sony. La sede è il solito Convention Center, in cui ancora oggi si tiene anche l'Anime Expo. Da questa struttura tutta vetri e curve la kermesse non si è mai spostata, se non nel 1997 e 1998, il biennio del World Congress Center di Atlanta.

Prima di queste date gli appassionati si ritrovavano a Las Vegas, al CES (Consumer Electronic Show): fiera che ancora oggi stupisce con le sue presentazioni di droni e ritrovati Hi-Tech. L'E3 ha però causato uno spostamento di affluenza del pubblico, al punto che l'evento tecnologico, in cui i videogiochi erano giusto un accessorio, da estivo è diventato invernale.

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Già in questa prima tappa gli animi erano bollenti: nel duello a colpo singolo tra Tom Kalinske e Steve Race, intenti a presentare rispettivamente Sega Saturn e Sony Playstation, soltanto uno ne uscì indenne. Sega aveva fatto sforzi sovrumani per anticipare l'uscita del Saturn di un semestre e a seguito delle sue ricerche di mercato aveva fissato il prezzo a 399 dollari. Immaginate la reazione del pubblico e dei dirigenti quando con una frase rapida, concisa e quasi crudele, Race rivela il prezzo della PlayStation: 299 dollari. L'E3, già alla prima edizione, si rivelava capace di influenzare un intero anno fiscale.

Kojima definisce un trend e alza l'asticella dei trailer.

Nel 1997 l'occidente comincia a conoscere un game designer che, oggi lo sappiamo, è uno dei pilastri fondamentali dell'industry. Forse lo si poteva intuire già all'epoca. La presentazione del primo Metal Gear Solid, infatti, insegnava ai giocatori di tutto il mondo a che livello di regia, narrazione e game design metanarrativo si potesse ambire con il medium videoludico. La consacrazione della saga e dell'autore è ovvia nel 2000, quando Hideo Kojima si appropria del palco dell'E3 con un trailer mastodontico di Metal Gear Solid 2: Sons of Liberty. Nove minuti... Nove minuti in cui Raiden non compare neppure una volta!

Con il tempo Kojima è diventato il grande atteso della festa, specialmente negli anni di magra in cui mancano trailer capaci di capitalizzare l'attenzione e l'hype del pubblico. Kojima è capace di alternare umorismo e pathos. Per esempio, alla presentazione di Metal Gear Solid 4, in una simpatica gag, Snake e Raiden si contendono una sedia e il ruolo di protagonista. All'E3 2016, con Death Stranding, per contro Kojima è stato di poche parole e ha lasciato parlare un trailer misterioso, inquietante. E ha lasciato parlare il conseguente scroscio di applausi.

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2001, odissea nella console war.

Su Kazuo Hirai, ex CEO di Sony Computer Entertainment, ci sarebbe da ricordare l'imbarazzo, all'E3 2006, durante la presentazione di PSP e Ridge Racer. Momento in cui, aspettandosi degli applausi, ricevette la fredda accoglienza di un pubblico ben diverso da quello tipico delle convention giapponesi. Ma è più interessante ricordare quella volta in cui dichiarò finita, ancor prima che cominciasse, la console war. Era il 2001. La PlayStation 2, stando a Sony, avrebbe vinto la sesta generazione senza neppure combattere. Ma si sa come vanno a finire le guerre lampo.

Satoru Iwata, per niente convinto, presentò Nintendo Game Cube insieme a un motto che farà scuola. La "Nintendo difference", infatti, definisce ancora oggi il successo della grande N: una compagnia che è riuscita ad allontanarsi dalle logiche del duello tra hardware e ritagliarsi un seguito proprio, di giocatori affezionati a determinate IP, personaggi e feel di gioco. Lo stesso anno Microsoft aveva svelato le sue carte, presentando l'Xbox al CES 2001. Nasceva un rivale da non sottovalutare.

Kazuo Hirai.

È vero che leggere l'industry in chiave di console war può essere dannoso, ma è altrettanto vero che questo era il linguaggio "ufficiale" dell'epoca e che all'E3 si definivano e mutavano in corsa intere strategie di marketing. A tal proposito val la pena ricordare come nel 2003, quando Ken Kutaragi presentò la PSP, Nintendo non si aspettava affatto un concorrente nel campo portatile. Risponderà infatti soltanto l'anno seguente, con l'innovativo Nintendo DS.

Half-Life 2, Halo 2, Killzone 2.

Parlando di Kojima abbiamo ricordato l'importanza di un trailer capace di stupire. Con la tripletta che presentiamo adesso, accenniamo invece a quel qualcosa che agli occhi di un gamer navigato può profumare di next-gen o di grande fregatura. Le conferenze hanno infatti due facce: i trailer cinematografici e i gameplay. E per quanto riguarda i gameplay, negli anni abbiamo visto qualcosa che sembrava incredibile e che poi si è rivelato costruito ad hoc, oppure qualcosa che sembrava incredibile e che poi si è rivelato Half-Life 2.

Battute da parte, nel 2003 i trailer di Half-Life 2 e Halo 2 avevano una cosa in comune: erano scioccanti, assurdi, promettevano qualcosa di incredibile per gli anni in cui sono apparsi. Col tempo si son dovute tirare le somme. Half-Life 2 era davvero il non plus ultra degli FPS single player, con meccaniche che faranno scuola come la Gravity Gun. Halo 2 aveva mirato troppo in alto e alcune meccaniche saranno rimosse dal gioco finale, perché l'Xbox non era in grado di reggerle tutte in una volta. Ovviamente parliamo comunque di un gran bel titolo, ma non era il gioco visto all'E3.

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Killzone 2, ugualmente spacca-mascella e presentato da Ken Kutaragi nel 2005, aveva qualcosa che non quadrava (tanta, tanta GGI). Stando alle dichiarazioni ufficiali, era frutto di un errore di comunicazione interna. Il trailer doveva essere, secondo Angie Smets (Guerrilla), ad uso interno del team per definire gli obiettivi da raggiungere nella next-gen, allora alle porte. Ken Kutaragi si macchierà di un altro (simile) errore di marketing: la rivelazione di specifiche falsate e troppo ambiziose per la nuova PlayStation 3, da lanciare l'anno seguente. Ombre di un mercato retto sulla creazione dell'hype.

Reggie Fils-Aime. His body was ready.

Dal 2004, Reggie è stato tra i volti più amati e carismatici di Nintendo. Sarà stato il suo modo di fare scherzoso, il suo prestarsi alla cultura dei meme oppure la sua presenza scenica? Se pensiamo alla sua frase di apertura ("I'm about kicking ass") la risposta è ovvia: Reggie era la persona giusta nel ruolo giusto. Oltre alla capacità di dare un nuovo volto, meno serio, al palco della casa di produzione nipponica, Reggie era parte della "Reggielution", incentrata sul lancio di Nintendo Wii e prima ancora del Nintendo DS, due delle console più vendute e particolari di sempre.

Nel 2006, sul palco insieme a Satoru Iwata e Shigeru Miyamoto, Reggie giocò a Wii Sport. Un evento che in compagnia dei padri del videogioco è emblematico e che ha conquistato il palco per la sua imprevedibilità. Ovviamente la scena era costruita per valorizzare il Wii Mote, ma non è certo la sola tecnologia a rendere gli eventi memorabili: non a caso nel 2009 Microsoft, per presentare il Kinect (allora Project Natal), ricorrerà a niente poco di meno che Steven Spielberg.

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All'E3 2015 Reggie, Miyamoto e Iwata sono parte di una presentazione digitale in cui appaiono come marionette. Reggie si allena con dei piegamenti sulle braccia (e ripete il suo proverbiale "My body is ready") e ne conta ben 64. Non era il primo tentativo di video animato: l'anno precedente c'era stato un breve show in stop motion in cui Reggie bruciava un fan che chiedeva a gran voce la localizzazione occidentale di Mother 3 e un nuovo Star Fox. Imperdonabile.

Kevin Butler, Gabe Newell e la rivincita di Sony.

Anche Sony trova una voce forte per pubblicizzare la PlayStation 3 e il suo parco titoli. È un personaggio fittizio degno di The Office, interpretato da Jerry Lambert e sedicente dirigente di alcune divisioni di Sony. Parliamo di Kevin Butler, il re incontrastato dell'E3 2010. Non che fosse difficile: il 2010 è anche l'anno della prima conferenza di Konami (un disastroso e bizzarro ritrovo di personaggi fuori contesto) e l'anno in cui Miyamoto non riesce a far funzionare il Wii Mote, durante la presentazione di Skyward Sword.

Butler presentava un poco influente PlayStation Move, ma la sua entrata in scena bastò a dar vitalità al palco, a ridestare l'attenzione del pubblico. Ma al di là degli ottimi tempi comici, il suo discorso a difesa del casual gaming era in fondo una dichiarazione di amore incondizionato per i videogiochi, a prescindere dal loro comparto tecnico e target. Un siparietto comico sicuramente più riuscito di altri maldestri tentativi che l'E3 ha visto negli anni, tra cui due particolarmente rimasti impressi (in negativo) sono Jamie Kennedy per Activision, nel 2007, e Mr. Caffeine alla presentazione di Ubisoft del 2011.

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Sony, tra l'altro, quell'anno ci regalò un altro momento azzeccato, per quanto assurdo. Gabe Newell appare sul palco degli allora rivali storici, sotto lo sguardo confuso e divertito degli astanti. Ringrazia Sony per non averlo preso a pugni in faccia e presenta il porting PS3 di Portal 2. È un momento che visto oggi, col senno del conseguente sviluppo di Valve e Steam, fa anche sorridere, ma che all'epoca sottolineava il successo della strategia di marketing adottata da PlayStation, incentrata sul far ridere il pubblico per poi stupirlo.

Nell'anno con Pelè all'E3, Bethesda entra in campo.

Il 2015 è stato un E3 carico di sorprese. Dopo World of Final Fantasy, con un video da brividi Square-Enix annunciava Final Fantasy 7 Remake, il sogno e al contempo l'incubo dei fan della fantasia finale. Yoko Taro si presentava con la sua maschera a tema NieR. Microsoft dava il via a una strategia incentrata sulla retrocompatibilità. Shenmue III e Uncharted 4 sono nell'aria. Pelè saliva sul palco di Electronic Arts.

Bethesda, per la prima volta decisa a far da sé, tiene una conferenza che segna un cambio di rotta rispetto al passato. Al contrario del terribile precedente segnato dall'evento Konami del 2010, plagiato da momenti imbarazzanti dovuti a un'incapacità di leggere i desideri del pubblico, Bethesda aveva capito perfettamente che aria tirasse.

Bethesda e Xbox quest'anno viaggiano insieme.

Non solo presentò particolarità come un gadget Pip Boy, ma anche ben tre titoli attesissimi. Dishonored 2, baluardo degli Immersive Sim e cavallo di battaglia degli Arkane Studios (pronti a presentare Prey neppure un anno dopo). DOOM e Fallout 4, nuovi capitoli di IP che covavano in silenzio da anni. Se pensiamo che quest'anno Bethesda la vedremo al fianco di Microsoft, non possiamo che ricordare quella prima, efficace prova di identità.

Breathtaking!

E infine, è il momento di ricordare gli ospiti inaspettati. Sapevate che nel 1999, in una conferenza Eidos, David Bowie presenziava durante le presentazioni di Omikron? Che dieci anni dopo, per presentare The Beatles: Rock Band, qualcosa di simile accadde con Paul McCartney, Ringo Star e Yoko Ono? A onor del vero si defilarono in fretta, ma negli anni non sono mancati altri ospiti appartenenti al mondo della musica, da Drake a Snoop Dogg.

Ricordiamo ancora Aisha Tyler, che ha dominato con entusiasmo il palco di Ubisoft per diversi anni. E si potrebbe andare avanti a oltranza, con Robin Williams come sponsor di Spore e Zelda o James Cameron per il gioco di Avatar. Non fosse che così facendo arriveremmo al 2019. L'E3 della grande promessa, di Cyberpunk e dell'apparizione di Keanu Reeves all'evento Microsoft.

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Perché in fondo gli elementi più importanti di ogni E3 sono l'energia esplosiva che rilascia, la passione condivisa con milioni di persone, il sogno di una virtualità sempre più mozzafiato. L'E3 è una festa, che sia vissuta a Downtown Los Angeles oppure a chilometri di distanza. E anche quest'anno assisteremo alle pubblicità prorompenti, a quelle più timide, a chi la spara grossa e a chi magari ha preparato, di nascosto, qualche bella sorpresa. Dopo questo viaggio nel passato, non ci resta che tornare nel presente e invitarvi a partecipare con noi all'E3 2021!

Avatar di Antonino Fiore
Antonino Fiore: Classe 1993, in squadra dal 2018. Ha scoperto i videogiochi con i floppy dell’Amiga e da allora vive, sbalzato temporalmente, una generazione indietro. Dalle avventure grafiche agli horror, è un accanito retrogamer e un vorace escapista. Con gli anni ha realizzato d’essere, più che altro, un semplice Homo Ludens. Megaman e Suikoden sono i suoi punti deboli.
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