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EA Sports UFC 3 - recensione

Per vincere nella gabbia, serve l'asso nella manica.

Probabilmente non c'è niente di giusto in due uomini seminudi che si picchiano chiusi in una gabbia, con l'unico obiettivo di stendere l'altro e portarsi a casa più soldi possibili. Ma ammettiamolo, è uno degli spettacoli più emozionanti da assistere e praticare. La concentrazione, la convinzione, l'energia, la tensione e la cattiveria necessarie a vincere nel giro di quindici minuti al massimo, sono forse maggiori a qualsiasi altro sport.

Sono richiesti all'atleta mesi di preparazione fisica e mentale ad altissima intensità, e una buona dose di fegato visto che lo scontro può risolversi in una decina di secondi, e un solo colpo ben assestato può decretare il KO. L'UFC è la più alta espressione di questa pratica, nata come competizione per determinare quale arte marziale fosse la migliore, ed ora diventata sport a sé stante, con una sua identità precisa.

Per tutti i fan, EA Sports da anni propone una simulazione che tenta di riproporre sui nostri schermi tutta la carica emotiva delle Mixed Martial Arts, e giunti al terzo capitolo di UFC è di nuovo il momento di tendere i muscoli e guardare fissi negli occhi gli avversari. Perché anche nella simulazione di EA, tutto può finire in un istante.

Negli scorsi anni la lega professionistica delle MMA ha conosciuto una crescita esponenziale nella pratica e nel seguito, così come UFC di EA, che nei primi due capitoli ha cercato di soddisfare la nostra voglia di tumefare i volti altrui con un sistema simulativo di combattimento complesso e profondo, con tante soluzioni di gameplay quante quelle permesse dalle regole dello sport reale.

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Anche l'atmosfera di sacrificio per arrivare alla vittoria era compresa nel pacchetto, tentando di farci vivere tutto il contesto attorno al combattimento nell'ottagono, facendoci capire quanto fossero fondamentali le giornate sfiancanti in palestra a colpire il sacco, e la compagnia di uno sparring con cui versare sangue e sudore.

EA Sports UFC 3 si propone come la produzione più recente e articolata di EA Sports, nel comparto tecnico e nella simulazione. Migliaia di animazioni in più, grafica migliorata, controlli raffinati e Ultimate Team approfondito. Una nuova iterazione insomma, che non si discosta più di tanto da quanto siamo abituati a vedere in altre produzioni della casa canadese, al pari di FIFA, Madden, NHL e così via. Non è proprio una serie a cadenza annuale, eppure il sapore di mero aggiornamento si avverte durante i combattimenti di EA Sports UFC 3, che sia la modalità Carriera, Ultimate Team o le tante altre alternative.

Andando con ordine partiamo dal lato tecnico che è innegabilmente migliorato. È probabile che anche se non avete giocato i vecchi UFC, sarete incappati in uno di quei video compilation di animazioni errate, zeppi di arti allungati alla "Mr. Fantastic", convulsioni improvvise e articolazioni piegate in modo innaturale. Il nuovo capitolo è decisamente su un altro livello per cui scordiamoci di tutti i bug: il sistema chiamato Real Player Motion è stato rivisto alla base e ora ogni pugno, calcio e conseguente impatto sull'avversario risulta realistico e ancor più sensibile sul pad.

In questo modo il feedback durante il combattimento, utile a farci reagire di conseguenza, è ancora più utile. Si vede ancora sporadicamente qualche pugno troppo lungo o qualche anca che si apre in modo innaturale, ma niente di eclatante come gli anni scorsi.

La simulazione di EA Sports raggiunge il terzo capitolo. Semplice aggiornamento o cambio radicale?

La simulazione fisica è quindi finalmente convincente. Si ha una sensazione di vero controllo sul combattente, come se con lo stick sinistro si controllasse il baricentro intero, con una pesantezza più veritiera negli spostamenti per guadagnare la posizione di controllo della gabbia. I colpi leggeri e quelli pesanti inoltre si distinguono perfettamente, sia per energia richiesta che per il danno inflitto.

Il realismo è insomma aumentato, lasciando meno spazio a situazioni innaturali. C'è da dire comunque che alcune animazioni restano ancora leggermente slegate tra loro, e alcuni impatti che all'apparenza sembrano devastanti generano solo un piccolo spostamento nell'avversario, soprattutto i più duri da mandare al tappeto. In generale, però, le ben cinquemila animazioni in più inserite quest'anno fanno la differenza e la fluidità di tutto il combattimento è decisamente su un altro piano.

Graficamente il salto è un pò meno impattante, pur restando sugli alti livelli a cui EA Canada ci ha abituato sin dai tempi di Fight Night. Muscolatura, pelle e proporzioni, gonfiori ed escoriazioni sono tutte rese realisticamente e con una precisione impressionante. Il motore d'illuminazione è stato evidentemente migliorato e gli effetti si vedono, più sugli atleti che sul ring chiaramente. Le superfici illuminate generano ombre convincenti e profonde, cambiano a seconda del sudore e grazie alle texture di altissima qualità mostrano impietosamente quanto non siamo stati bravi a schivare quel jab e quel montante.

I danni sono forse l'aspetto più notevole di UFC 3. Tumefazioni, escoriazioni, tagli e gocce di sangue modificano l'aspetto degli atleti totalmente, soprattutto quando si arriva al terzo round, dopo decine di colpi a segno. Non è un salto evidente come da UFC a UFC 2, ma qui c'è solo da fare i complimenti agli sviluppatori.

Le donne sono più leggere degli uomini ma ugualmente letali.

Andando al sodo, cioè al gameplay puro, UFC 3 compie un ulteriore passo in avanti verso la simulazione pura delle MMA, limando alcuni difetti ma se portandosene altri dietro, probabilmente dovuti alle scelte di design fatte a monte. Il combattimento si sviluppa sempre su due livelli, in piedi e a terra, come nella realtà. Il primo resta il più convincente e realizzato meglio: lo scambio di pugni è tecnico, si gioca sull'attenzione ai movimenti avversari e alla reazione per le parate e le schivate, sempre tenendo d'occhio la stamina che impedisce il button mashing sfrenato.

Ci è piaciuto il fatto che i colpi spettacolari, ad esempio in salto o girati, siano diventati più difficili da eseguire e quindi realisticamente più rari, mentre resta ancora senza soluzione il ritmo irregolare di ogni scontro. Le schivate sono ancora quasi impossibili da effettuare soprattutto ai livelli più alti, quando i tempi di preparazione degli attacchi avversari sono troppo brevi per lasciarceli intuire.

Quando si passa al gioco a terra, la situazione peggiora. Anche dopo ore e ore di gioco non è facile difendersi e gestire adeguatamente prese e sottomissioni. Vale lo stesso discorso delle schivate: alcuni tempi sono troppo brevi e diventa confusionario e macchinoso bloccare colpi e sfruttare per bene la stamina. Il consumo non si capisce mai chiaramente, spesso accade che noi che siamo in posizione dominante ci stanchiamo molto di più di chi riceve i pugni a terra, con uno strano svantaggio.

Le sottomissioni restano invariate: bisogna muovere le levette analogiche per forzare la resa avversaria o contrastarla nel caso siamo noi le vittime della leva. Ci sono quattro o cinque fasi da attraversare prima di cedere, e le transizioni sono anche qui spesso improvvise e troppo rapide per permetterci di reagire. Ne risulta che l'IA avversaria, sicuramente competente, arriva troppe volte alla vittoria per sottomissione in modo frustrante per noi. Il sistema resta più complesso che profondo, e andrebbe forse rivisto alla radice.

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Inizialmente, se non avete mai giocato ad UFC vi ritroverete sicuramente spiazzati, frustrati e magari annoiati da un gioco dal ritmo variabile e con tante soluzioni. Spesso non capirete perché quel pugno vi ha buttato a terra mentre un altro di pari potenza vi ha solo scosso. Ciò è dovuto in parte alla presenza di tanti tasti modificatori, assegnati ai grilletti, ma anche a un tutorial davvero troppo scarno, disponibile solamente in formato video e con addirittura un "coming soon" per gli insegnamenti più avanzati, davvero inaccettabile per un prodotto ormai sul mercato (non stiamo parlando certo di una beta).

Molti giocatori in questi primi giorni affermano nelle discussioni online di essere "molto scarsi" o "inadatti al gioco", ma la verità è che imparare a combattere bene in UFC è ostico per via di una curva di apprendimento troppo ripida già dalle prime fasi. Comunque sia, superate queste fasi e dopo tanti KO, riuscirete a padroneggiare il sistema e a sviluppare un vostro stile e una vostra strategia.

Che siate pazzi sanguinari o strategici della sottomissione, in UFC 3 avrete modo di esibirvi in decine di modi diversi. Alle due modalità principali, Carriera e Ultimate Team, se ne affiancano altre minori in cui potete decidere le regole e altri dettagli per costruire l'evento più emozionante. La carriera però ha subito diverse semplificazioni, che non ci sono piaciute troppo. La fase prima dell'incontro, fondamentale come sempre, ci farà spendere soldi per iscriverci a una palestra dove allenarci, di costi crescenti come l'efficacia della preparazione.

Inizialmente, da combattenti squattrinati, possiamo allenarci nelle palestre più economiche, dove però possiamo imparare dagli atleti presenti delle tecniche aggiuntive. Non avremo infatti a disposizione tutti i controlli, anzi per molte combinazioni di tasti lo slot è semplicemente vuoto, basandosi sullo stile di combattimento scelto durante la creazione del personaggio. Un ostacolo troppo alto che ci costringe a sfruttare le tecniche a disposizione ma che, con poca resistenza e potenza, sono semplicemente troppo poche per evitare tanti KO iniziali. Imparate in fretta o i contratti sfumeranno con conseguente game over.

Le fasi a terra sono ancora difficili da gestire, a causa di tempismi che necessiterebbero di un bilanciamento migliore.

L'allenamento è stato semplificato, fin troppo. I vecchi minigiochi sono stati sostituiti da una semplice schermata dove scegliere cosa fare, e senza azione, consumeremo punti allenamento. Si può fare soltanto sparring per aumentare la forma e imparare nuove mosse dagli atleti presenti in palestra. Tutto molto riduttivo, e il risultato è di spezzare quell'atmosfera di sacrificio prima dell'incontro che ci aspetteremmo da UFC.

Al posto dell'allenamento passeremo invece il tempo a scrivere sui social network, sempre con la sola pressione di un tasto, provocando il nostro avversario, pompando i fan e cercando di aumentare la nostra fama. Non possono farci molto i video di Dana White e altri in live action che accompagneranno il nostro percorso al titolo, il contorno della carriera appare ridotto.

Ultimate Team resta per molti versi una modalità su un altro piano rispetto alle altre, affidandosi sempre alle carte, alle lootbox e alle transazioni con valuta reale. Le carte quest'anno comprendono lottatori reali di importanza crescente, così come mosse e potenziamenti. I valori iniziali di ogni lottatore possono essere quindi incrementati da carte bronzo, argento, oro e così via, sempre che le troviate nei pacchetti acquistati.

Le nuove competizioni ad evento in single player danno quella ventata di varietà e freschezza che mancava in passato, richiedendo di rispettare diverse caratteristiche e limitazioni per poter entrare nel torneo. Finalmente arriva anche in UFC 3 una modalità già presente da tempo in altre simulazioni sportive, arricchendo l'offerta con divertenti episodi come "Vinci con il 90% di salute" o "Porta a segno trenta pugni" o ancora "Vinci per KO entro il secondo round", con relativo premio finale in monete per acquistare pacchetti. Con il nostro team da quattro lottatori, alcuni reali altri creati per l'occasione, non abbiamo sentito troppa pressione nell'acquistare pacchetti con soldi veri, e ci sentiamo di poter scongiurare un nuovo scandalo lootbox.

Andate su YouTube e cercate 'Anthony Pettis kick', ora!

Le modalità sono tante e l'editor di lottatori permette un grande spazio di personalizzazione e di parametri da scegliere, in modo da darvi un ampio ventaglio di scelte per costruire la macchina da combattimento perfetta per il vostro stile. Dove UFC 3 manca il colpo è ancora nel gameplay, ancora acerbo seppur sulla buona via grazie ad un continuo miglioramento. Simulare a dovere uno sport così complesso richiederà un processo lungo, e tanto lavoro sul bilanciamento tra stamina e colpi leggeri e pesanti. Non fa un grande salto in avanti, non è un gioco completamente differente dal predecessore, ma nemmeno un semplice aggiornamento di roster. La palestra è quella giusta, ora bisogna soltanto continuare ad allenarsi senza mai gettare la spugna, e forse un giorno celebreremo UFC come "undisputed".

7 / 10
Avatar di Michele Sollazzo
Michele Sollazzo: Provenendo dalla leggendaria regione del Molise, non poteva fare a meno di vivere avventure in mondi virtuali. Dopo un'infanzia vissuta tra gli arcade dei bar diventa adulto firmando petizioni per far uscire Shenmue 3. Ora è passato a Outcast 2.

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EA Sports UFC 3

PS4, Xbox One

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